San Marino. Commissione inchiesta banche. Le noci di Baracucco, le consulenze bancarie e la gallina dalle uova d’oro … di Alberto Forcellini

La pratica delle consulenze è molto usata nel settore bancario, non stupisce quindi che la Commissione d’inchiesta vi si sia imbattuta più volte e ne abbia dato conto nella sua relazione in maniera sintetica per quanto riguarda la maggior parte delle banche, ma in maniera piuttosto dettaglia per quanto riguarda Cassa di Risparmio, specialmente nel periodo 2008 – 2020. Nonostante la mole documentaria, la Commissione non è riuscita ad ottenere i criteri con cui venivano scelti esperti e studi professionali, quali fossero i compensi in base ai risultati ottenuti e quali criteri concorressero a formare il compenso.

A livello internazionale, soprattutto riguardo alle concitate vicende di Carisp generate dalla fase Delta, compare la KPMG, e poi studi professionali sparsi in tutta Italia, docenti universitari, tecnici del mercato immobiliare. Il picco più alto di spesa viene registrato nel 2010 per oltre 12 milioni. I compensi vanno progressivamente calando fino ai 2 milioni nel 2020.

Tra gli studi sammarinesi presi in esame dal 2008 al 2019 compaiono lo studio legale Berti per compensi complessivi sul milione di euro, Matteo Mularoni per 723 mila, lo studio Mazzanti 503 mila. Per compensi inferiori seguono gli studi: Nicolini, Lonfernini, Moretti, Francini. C’è poi tutta una pletora di professionisti tra geometri, ingegneri e architetti a cui venivano commissionate perizie che non superano la cifra di 103 mila euro.

Gli emolumenti della governance di Cassa non erano certo nazional popolari. L’ex presidente Leone Sibani, nel quadriennio 2009 – 2012, ha percepito 1 milione 471 mila, più i gettoni di presenza. In confronto, l’ex presidente Fabio Zanotti appare più modesto. Nel periodo 2017 – 2019, per una presenza effettiva di circa un anno e mezzo, ha riscosso 173 mila euro, più 13.600 di gettoni, più 15 mila euro annuali di benefit.

L’ex presidente Pietro Giacomini, già in pensione, tra il 2012 e il 2017, per questo impegno rappresentativo e non operativo ha incassato 291 mila euro, più 35 mila euro di gettoni di presenza. La Commissione d’inchiesta ammette francamente che non capisce le ragioni della portata di tali emolumenti, oltre tutto a fronte dei risultati ottenuti e della gravissima situazione accumulata negli anni.

Balzano agli occhi gli emolumento dell’ex direttore Luca Simoni e del suo successore Dario Mancini, con un emolumenti annui sui 300 mila euro, ovviamente con l’aggiunta dei benefit concessi a tutti i direttori. Per completezza, la Commissione rileva che anche vice direttori storici quali Vladimiro Renzi e Pierluigi Martelli, nel periodo 2008 – 2015 hanno percepito stipendi complessivi tra 1, 5 – 1,7 milioni, con variazioni annue che non hanno per nulla risentito della vicenda Delta occorsa nel frattempo.

Significativo l’emolumento percepito dall’AD Mario Fantini negli ultimi tre anni del suo operato (cioè prima dell’indagine Varano), che supera il milione, più i gettoni di presenza.

Nella successione dei vari CDA di Carisp, i compensi sono rimasti sempre piuttosto generosi, fino a Franco Gallia, il quale in un anno aveva convenuto con la proprietà un compenso di poco più di 246 mila euro. Molto diversa la situazione dell’attuale AD Gianfranco Vento, che percepisce 120 mila euro all’anno.

E poi ci chiediamo perché siano finite le noci di Baracucco? Ma forse dovremmo anche chiederci quante di queste persone citate dalla Commissione nelle pagine 341 – 346 fossero davvero interessate a fare il bene della Cassa e, più in generale, del Paese. Per fortuna che è cambiato il “vento”…

a/f