In merito al comunicato stampa dal titolo “Interventi di bonifica a seguito delle frane”, mi viene spontaneo rimarcare il mio inutile pensiero sul fenomeno, premettendo che le eccessive precipitazioni non aiutano i terreni, a parer mio una buona parte delle colpe le ha chi ara i campi.
Da alcuni anni tento di far presente a chi di dovere (alla stampa, ma mi riferisco soprattutto ai Segretari al Territorio che si sono succeduti o segretari particolari, dirigente ufficio risorse ambientali) i gravi errori che vengono effettuati sul nostro territorio collinare da privati; errori che poi successivamente provocano frane che puntualmente vanno sanate con denaro pubblico.
Il Congresso di Stato su proposta del Segretario al Territorio ha deliberato la costituzione di un gruppo formato da cinque dirigenti statali per individuare le zone a rischio e di intervento.
Visto i pessimi risultati che ho avuto con i politici tento di suggerire le stesse cose a questo gruppo.
A chi effettua l’aratura dei campi é difficile dettare delle regole di comportamento? Provo ad elencare qualche proposta.
1) L’aratura in prossimità della strada o carraia, va fatta oltre un metro e cinquanta dalla sede della stessa.
2) Obbligatoriamente a monte e a valle vanno effettuati i capitelli per evitare il cambio di inclinazione dei terreni. Non facendolo, inevitabilmente si crea un peso eccessivo a valle, togliendo la controspinta a monte.
3) Dopo la semina vanno effettuati i solchi di raccolta acque, trasversalmente e non longitudinalmente come spesso si vede… Hanno del ridicolo senza nessun beneficio.
4) La profondità della aratura dovrebbe avere un massimo, penso non più di 25/30cm in quanto a mio personalissimo parere, andare oltre non ha nessun beneficio alle colture.
Chissà se tutto questo verrà tenuto in considerazione dai tecnici?
In fede
Marino Pelliccioni