I piccoli Stati d’Europa possono fare, insieme, la differenza ed essere una risorsa per il Vecchio Continente nella ricerca di dialogo e di mediazioni tra i grandi Paesi, in particolare nell’affrontare crisi umanitarie, fenomeni migratori, populismi, problemi legati alla sicurezza che stanno investendo il Vecchio Continente.
Cala il sipario sul Titano della 11^ Conferenza dei Presidenti di parlamento dei piccolo Stati D’Europa, che si dà appuntamento per il 2018 nel Liechtenstein. E i rappresentanti delle sedi della democrazia dei nove Paesi riuniti oggi al Kursaal- Cipro, Malta, Montenegro, Islanda, Lietchtenstein, Lussemburgo, Monaco, Andorra e San Marino- presentano alla stampa la Dichiarazione comune conclusiva.
La illustra, nei suoi passaggi principali, Pasquale Valentini, presidente del Comitato organizzatore che ha rappresentato il Consiglio grande e generale, insieme a Luca Santolini, Margherita Amici e Marco Nicolini. Il documento conferma l’importanza di una iniziativa che si ripete da 11 anni e la necessita’ del suo proseguimento. Si divide quindi negli argomenti affrontati nelle tre diverse sessioni di lavoro. Nel corso della prima, dedicata alla situazione geopolitica, alle crisi umanitarie e al ruolo e alle politiche dei piccoli, “si e’ sottolineato come il contesto internazionale sia pieno di incertezze, con alcune derive populiste- spiega Valentini- che contribuiscono ad alimentare il pericolo di minare il riconoscimento dei basilari diritti umani alle persone che giungono in Europa”.
Il fenomeno migratorio caratterizzera’ i prossimi anni e “i piccoli Stati- prosegue Valentini- pur riconoscendo i limiti delle loro dimensioni e risorse, tuttavia ritengono di poter dare un contributo all’Europa”.
Le loro dimensioni diventano infatti “un valore aggiunto- sottolinea infatti la risoluzione conclusiva- per tentare di percorrere strade di integrazione avanzata capaci di superare la ghettizzazione e di sviluppare sentimenti di affettivita’ capaci di contrastare l’insorgere di fenomeni di radicalizzazione nei migranti presenti nei nostri Paesi”.
In questa direzione si collocano anche le riflessioni avanzate nella seconda fase dei lavori, su “Europa e Mediterraneo, poteri e limiti dei Piccoli Stati nei consessi internazionali”, dove “i criteri di forza economica e militare dominano in questi contesti- chiarisce il presidente del Comitato organizzatore- e spesso per i piccoli non c’e’ spazio per incidere su posizioni importanti”.
Al contrario per i Presidenti dei parlamenti “il contributo di ciascun Paese- riferisce la relazione- in tali consessi, non e’ determinato da rapporti di forza bensì da elementi connessi a un percorso virtuoso, intrapreso a livello nazionale e internazionale nell’affermazione e promozione dei principi di democrazia, diretti umani e stato di diritto”.
I “piccoli” hanno quindi ribadito che, “essendo portatori del rispetto dei diritti umani e di esperienze di democrazia significative- va avanti Valentini- possono essere un ambito di piu’ facile mediazione nella ricerca di dialogo tra i grandi Paesi nelle grandi organizzazioni internazionali”. Nell’ultima sessione di lavoro, dedicata alla cooperazione in ambito turistico e culturale, “si e’ lanciata l’ipotesi di rafforzare la collaborazione anche attraverso un progetto unitario- chiarisce Valentini- ci si e’ presi l’impegno di approfondire la possibilita’ che, oltre ai legami che lo sport ha realizzato con i Giochi dei piccoli Stati, si possa fare qualcosa di analogo anche nel campo della cultura e prevedere eventi congiunti”.
La dichiarazione odierna, spiegano i presidenti infine, sara’ portata nei rispettivi Parlamenti e all’attenzione dei ministri responsabili delle politiche estere e dei rapporti con l’Ue.