Partecipando in questo periodo a diversi dibattiti sulle problematiche della scuola e, da ultimo, da quanto emerso sullo stesso tema nella trasmissione “Viceversa”, sento doveroso esprimere alcune osservazioni in merito alla proposta di Decreto Delegato che detti le norme in materia di Concorsi per la copertura definitiva di Profili di ruolo relativi alla professione docente.
1. Occorre definire in premessa se il Decreto Delegato di cui si parla deve rispondere ad una esigenza contingente di superamento del precariato già presente all’interno del personale docente, oppure se il Decreto stesso vuole dettare norme definitive per il reclutamento del personale docente, nell’intento di evitare il più possibile il formarsi di nuovo precariato. Sono due esigenze entrambe legittime ma hanno finalità diverse e, se la prima è rivolta a sistemare il passato e quindi interviene su una situazione di fatto, la seconda si motiva solo in una prospettiva futura che non può che partire dall’aver chiarito lo stato di fatto e definito la prospettiva futura del sistema scolastico sammarinese.
2. Riguardo all’esigenza di dare sistemazione al precariato esistente, ritengo che non ci si dovrebbe discostare da quelle che sono state finora le regole adottate per evitare che in corso d’opera si cambino le regole di ingaggio.
3. Riguardo invece all’ipotesi di normare in maniera nuova il reclutamento del personale docente con lo scopo, oltre che di valorizzare il percorso di professionalizzazione, di eliminare il più possibile il precariato, ritengo necessarie alcune puntualizzazioni:
a) Il percorso per accedere alla professione docente è già ben delineato dalle norme e dalla prassi in vigore:
– laurea specifica stabilita dalla normativa, che per la scuola dell’infanzia e per la scuola elementare è abilitante all’insegnamento;
– corso abilitante all’insegnamento con relativo esame e tirocinio formativo per la scuola media e la scuola superiore (TFA);
– corso abilitante al sostegno didattico e relativo esame per tutti gli ordini di scuola (TFA sostegno);
– idoneità del TFA e del TFA sostegno e punteggio di laurea che concorre, insieme al punteggio di servizio prestato, alla formazione del punteggio in base al quale ogni anno vengono assegnati gli incarichi per ricoprire i posti di insegnamento definiti dal piano cattedre annuale.
Nota bene: se il criterio per la stabilizzazione, o ingresso in ruolo, nella Pubblica Amministrazione deve essere il Concorso per titoli e per esami, questo percorso (laurea specifica, TFA e TFA sostegno) è già ampiamente rispondente a questo criterio e pensare di introdurre una ulteriore forma di concorso appare assolutamente ingiustificato e causa di ulteriore formazione di precariato e di ingiustizia rispetto al resto del Pubblico Impiego.
b) Il problema semmai rimane quello di trovare la modalità formale con la quale chi ha intrapreso il percorso, iscrivendosi alla graduatoria con i titoli previsti, possa maturare la condizione affinché la sua assunzione diventi stabile (ad esempio, dopo due anni di incarico ad orario completo), fatto salvo un periodo di prova analogo nella tempistica a quello del resto della Pubblica Amministrazione.
È evidente che non c’è nella nostra Pubblica Amministrazione un percorso per entrare di ruolo più garantista di questo e nessun concorso ulteriore per titoli ed esami, nelle forme che conosciamo, può fornire maggiori elementi per stabilire se un candidato abbia o meno i requisiti per accedere all’insegnamento.
Se il problema poi è quello di valutare in itinere il lavoro svolto dall’insegnante, allora lo strumento non è certo quello del concorso, magari biennale, come ho sentito ipotizzare. Il lavoro dell’insegnante deve avvenire all’interno di una comunità educante ed è responsabilità del dirigente stimolare e verificare che si svolga secondo questa modalità.
Il Collegio dei Docenti, il Consiglio di Classe, l’assemblea con i genitori, il Consiglio di Istituto sono gli ambiti con cui un insegnante è chiamato continuamente a confrontarsi e a portare il suo contributo perché ai ragazzi sia offerta realmente una esperienza di educazione integrale, adeguata e rispettosa delle loro esigenze. Senza nessuna presunzione, mi auguro che queste osservazioni possano offrire lo spunto per un ulteriore approfondimento e per l’attenzione che la scuola merita se tutti, almeno a parole, siamo pronti a sottolinearne l’importanza.
Comunicato Stampa – Pasquale Valentini