Ci sono pensieri, opinioni, osservazioni comparsi su media e sui social nei giorni scorsi, che meritano qualche riflessione. Eccone alcuni:
Considerati i silenzi che soffocano il diritto all’informazione;
*Visto i continui bandi di concorso per dirigenti, organizzati in sordina e con modalità che sollecitano ragionati ricorsi, nonché i silenzi che caratterizzano gli esiti di quelli già sostenuti ancora tenuti nei cassetti
*preso nota del tirare diritto del dirigente alla Funzione Pubblica (e i silenzi/assensi della Segreteria AAII), eccetera, eccetera.
Forse più che il presunto scandalo sui concorsi pubblici, a far indignare i cittadini è stata la frase sui “silenzi che soffocano il diritto di informazione”. Silenzi, o troppo rumore? Rumore fatto a ragione, o fatto per nulla?
Chi conosce bene le cose, sa perfettamente che la ricostruzione giornalistica dei bandi di concorso e le relative interpellanze presentate dai partiti di opposizione – ogni giorno di più impegnate ad accaparrarsi il partito della protesta a prescindere – non corrisponde minimamente alla verità.
Primo punto, sono tantissimi i bandi pubblici di concorso per ricoprire posti nella PA. Mai visti così tanti e già questo è sinonimo di trasparenza perché ognuno di essi è doverosamente pubblicato e pubblicizzato. Altrettanto avviene per i risultati. Nessuna nomina viene fatta sul tavolo del Congresso di Stato.
Secondo punto: l’iter. Quando il posto da dirigente è temporaneamente vacante la procedura – messa a punto già dallo scorso anno – prevede che si chieda ai dipendenti, in ordine gerarchico, se sono disponibili temporaneamente a ricoprire l’incarico (massimo 3 mesi + 3) finché non è concluso il bando e arriva il nuovo dirigente. Può capitare che anche con il bando non si presenti nessuno (esempio, il tributario). In questo caso, il direttore di dipartimento viene incaricato di fare le funzioni del dirigente finché non avviene la nomina definitiva (senza ulteriori compensi). Nulla passa più in Congresso e le disponibilità vengono verificate dalla Direzione generale della funzione pubblica.
Terzo punto. Le commissioni giudicatrici dei partecipanti ai bandi di concorso, sono composte da dirigenti pubblici, con l’eventuale aggiunta di esperti nel settore specifico. Come è sempre stato.
Quarto punto. Il bando per il dirigente dello Stato Civile è partito nel maggio scorso ed è ormai agli sgoccioli. Nel frattempo è stata fatta una delibera per nominare il direttore di dipartimento affari istituzionali nel ruolo di dirigente facente funzioni dello Stato Civile, senza compensi aggiuntivi. Ovviamente la nomina decade appena arriva il nuovo dirigente che ha vinto il bando. In questa maniera, c’è garanzia di funzionalità dell’ufficio anche in vista del prossimo referendum.
La cronaca. A un giorno della scadenza per la sessione di esame di questo bando, viene presentata una ricusazione per incompatibilità nei confronti di uno dei membri della commissione. Nel merito e secondo i termini di legge, sarebbe stata irricevibile. Ciò nonostante è stata accolta dalla DGFP, che qui in effetti avrebbe dovuto essere molto più rigida, ma ha voluto dare al ricorrente una chance per affermare la sua posizione. Vista la temporalità degli eventi, La GDFP ha dovuto posticipare seduta stante la sessione di esame. In ogni caso, in ultima istanza, è l’Autorità Giudiziaria eventualmente a valutare se le scelte dell’amministrazione siano legittime o meno. Cioè che il ricorso fosse ammissibile o meno.
Considerazioni finali. Tutto quanto abbiamo illustrato è verificabile sia nelle norme, sia nelle procedure adottate. E a ben vedere non c’era alcuna nomina precostituita, nessun favoritismo, nessuna zona d’ombra. Tutti hanno le stesse opportunità di accesso, in presenza di titoli e competenze da dimostrare in commissione d’esame.
E qui casca l’asino, perché qualcuno si sopravvaluta, oppure pensa di avere diritto a un certo posto per grazia ricevuta. Ma quei tempi sono finiti (almeno per il momento). Con buona pace delle Giovanne d’Arco da tastiera.
Succede che soggetti che ritengono di “avere ragione ai sensi di legge”, spesso vantino interessi opposti fra loro: chi vince un concorso/selezione ritiene che l’Amministrazione abbia agito bene e chi lo perde ritiene che l’Amministrazione abbia sbagliato. Ciò non significa fare “pastrocchi” o mettere “toppe” ma è la normale dialettica fra Amministrazione ed Amministrati, prevista e regolata dalle leggi. Infatti, chi si sente comunque di avere ragione, può fare sempre ricorso alle vie legali. Oppure avvalersi della classica strumentalizzazione mediatica, tanto troverà sempre quale politicante pronto ad ergersi a suo paladino.
a/f