La sentenza letta ieri mattina nel tribunale sammarinese ha il sapore di una svolta.
Una svolta giudiziaria, certo, ma anche istituzionale e, in un certo senso, storica. Perché non era mai successo che un magistrato della Repubblica di San Marino venisse condannato in maniera così netta, e ora si trovi di fronte alla prospettiva concreta del carcere.
Alberto Buriani, Commissario della Legge e forse tra un po’ ex, è stato condannato in appello a 4 anni di reclusione e 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza conferma integralmente quella già pronunciata in primo grado. Con lui, è stato condannato anche l’ex Segretario di Stato Simone Celli, per il quale è stata ribadita la pena a 1 anno (con sospensione condizionale) e 2 anni di interdizione.
Una vicenda giudiziaria complessa e delicata, che ha avuto inizio nel 2020 con la denuncia dell’avv. Catia Tomasetti, all’epoca presidente della Banca Centrale di San Marino, e che ora si avvicina al suo epilogo naturale: l’esecuzione della pena. Ma la domanda che molti si pongono in queste ore è una sola: Buriani andrà davvero in carcere?
La risposta è: non subito. Ma molto probabilmente, sì se non fuggira e diventerà un latitante. La condanna emessa oggi dal giudice di appello Pres. Renato Bricchetti non è ancora definitiva, perché l’ordinamento sammarinese prevede un ulteriore grado di giudizio: la Terza Istanza, istituita con la Legge n.?24 del 2 marzo 2022.

Il ricorso in Terza Istanza è ammesso solo per violazioni di legge, quindi non riguarda i fatti ma esclusivamente errori giuridici. E va presentato entro 60 giorni dalla notifica della sentenza d’appello, non dalla lettura del dispositivo in aula. Fino a quel momento – e fino alla decisione sul ricorso, se presentato – la pena resta sospesa, e dunque Buriani non può essere incarcerato.
Cosa succede se Buriani non presenta ricorso? In quel caso, la sentenza diventa definitiva ed esecutiva allo scadere del sessantesimo giorno dalla notifica. A quel punto, spetterà al Commissario della Legge incaricato dell’esecuzione penale, penso che sia la dott.ssa Volpinari, emettere il provvedimento di carcerazione, e Buriani dovrà iniziare a scontare la sua pena di 4 anni ai Cappuccini.
Nessuna misura alternativa è prevista automaticamente. La sospensione condizionale della pena è esclusa, dato che la pena supera i due anni. Restano possibili solo soluzioni eccezionali – per esempio per motivi di salute documentati – ma devono essere richieste e autorizzate secondo le procedure previste dal Codice.
Se Buriani decidesse di impugnare la sentenza in Terza Istanza, ma il ricorso venisse dichiarato inammissibile per difetti formali o per manifesta infondatezza, l’effetto sarebbe lo stesso: la sentenza diventerebbe definitiva e l’ex magistrato dovrebbe essere tradotto in carcere. Anche in caso di rigetto nel merito, l’effetto è identico: la condanna è esecutiva, e non ci sarebbero più margini legali per evitarla.
Questa vicenda, ormai nota a tutta la cittadinanza, non è solo un procedimento penale come tanti. Ha messo in luce dinamiche inquietanti all’interno delle istituzioni sammarinesi. Ha mostrato come la giustizia, in certi casi, possa essere usata non per tutelare il diritto, ma per esercitare pressioni, creare dossier, influenzare le scelte di organismi di controllo come la Banca Centrale.
Catia Tomasetti, che con la sua denuncia ha acceso i riflettori su un sistema opaco, ha subìto, devo dire assieme a noi di GiornaleSM che abbiamo supportato e reso nota la sua opera e pubblicato quello che nessuno si azzardava a pubblicare, per anni attacchi e tentativi di delegittimazione. Oggi quella denuncia viene riconosciuta come fondata da due gradi di giudizio anche grazie ai suoi avvocati Filippo Cocco, Maria Selva e Tania Ercolani, alla politica – quella seria – che ci ha creduto ed alla magistratura che ha fatto giustizia.
E la storia, che sembrava volerla zittire, ora le dà ragione. Una grande vittoria della Tomasetti ma anche di tutti noi che ci abbiamo creduto fino in fondo, nessuno escluso.
Ed ora si apre un periodo importante. Entro poche settimane sapremo se Buriani tenterà la via della Terza Istanza. Se non lo farà, o se il ricorso verrà respinto, l’ingresso in carcere diventerà inevitabile.
Sarebbe la prima volta nella storia recente della Repubblica che un magistrato, non è ancora ex perchè presumibilmente, ipotizzo, si dovrà pronunciare il Consiglio Giudiziario, potrebbe entrare effettivamente in carcere per reati legati all’abuso della propria funzione. E sarebbe anche il segno che la giustizia sammarinese, pur tra mille difficoltà, è capace di guardarsi dentro e di intervenire laddove serve.
Una pagina amara, ma necessaria. Che può segnare l’inizio di una stagione nuova. Di trasparenza, legalità, e responsabilità.
/ms