San Marino. Condannato a 7 mesi di prigionia Giovanni Capolongo per atti osceni in luogo pubblico

azzurro7 mesi di prigionia per atti osceni in luogo pubblico con la concessione dei benefici di legge, condanna alle spese del procedimento, delle spese e degli onorari per assistenza delle parti civili oltre al risarcimento del danno subito da qualificare in sede civile salvo ad una provvisionale di 2.000 euro per ciascuna delle due querelanti.

E’ questo l’epilogo della denuncia presentata da due sammarinesi, poco più che ventenni,  che nel gennaio del 2014 appena uscite dal negozio Conad all’Azzurro si erano viste seguire dal Capolongo, un 38enne pugliese residente a Montescudo. Arrivate al negozio del primo piano ”Piazza Italia” lo stesso pugliese in atteggiamento inequivocabile si toccava le parti intime, grattandole, a circa 2/3 metri dalle ”vittime”. Il tutto di fronte alle due ragazze ed al figlio di appena due anni di una delle due che in quel momento era nel passeggino.

E’ stato tutto una questione di attimi – testimonia una delle due querelanti – ma l’atteggiamento del Capolongo è stato inequivocabile. Appena poi l’altra querelante stava andando verso di lui, il querelato è fuggito facendo perdere le tracce.

Lui – testimonia una delle due – ci aveva seguito da fuori dal Conad, poi dopo che siamo entrati nel negozio Piazza Italia si è cominciato a toccare. E’ stata una questione di attimi. Noi lo guardavamo, scioccate. Non abbiamo mai distolto gli occhi da lui.  Non credo che Capolongo si possa essere sentito incentivato o autorizzato a continuare la sua condona per via del nostro guardare il suo atteggiamento.
Il caso volle che una delle due querelanti lo vide poco dopo al Centro Le Befane che in macchina aveva un atteggiamento, guardandola, anche questa volta inequivocabile. La querelante non si scoraggiò e non s’intimidì, prese il numero della targa della sua automobile e lo denunciò come quella persona che poco tempo prima si era toccato all’Azzurro ma che si erano perse le tracce.
Da qui partirono le indagini e fu facile, alla Gendarmeria, scoprire l’identità del molestatore.
Il Capolongo, in questo processo, è stato difeso dall’avvocato d’ufficio il quale ha mostrato riserve su come è stata gestita la fase inquirente, dove nella stessa – a suo dire – non è stata compiuta nemmeno un perizia sullo stato mentale del prevenuto.
Capolongo poteva aver commesso tale gesto in assenza di dolo, ovvero senza la volontà di fare quell’atto. Ed anzi, secondo la difesa d’ufficio, può essere stato incentivato, nel continuare la sua condotta, dal fatto che le due lo hanno guardato senza togliere lo sguardo.
Una linea difensiva che non ha convinto il Giudice Roberto Battaglino che ha condannato il sig. Giovanni Capolongo alla prigionia per 7 mesi con condizionale.
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