San Marino. Conduciamo il “carro” verso l’alto …… di STEFANO ERCOLANI

Ercolani StefanoAlla vigilia della cerimonia del premio Valori Tattili (si svolgerà domani sera nella cornice della Sala Convegni di Asset Banca) in molti si stanno domandando con quale criterio la Fondazione abbia individuato gli imprenditori che lo riceveranno.

E volendo spiegarlo non ho trovato parole più adatte di quelle pronunciate a suo tempo da De Gasperi perché realmente esso verrà assegnato a due imprenditori che hanno dimostrato di saper lavorare in profondità.

Il nostro lavoro durante tutto l’anno ci porta a incontrare gli imprenditori e ad avere per questo un osservatorio privilegiato dal quale ci è consentito guardare e studiare: da qui poi scaturisce la decisione di assegnare il premio a questa o quella realtà. “Dati, dati, dati! Non posso far mattoni senza l’argilla”. Così diceva Sherlock Holmes.

Non ci sono altre logiche, quelle che per esempio stanno dietro all’assegnazione di tanti premi di cui continuamente sentiamo parlare o che vediamo pubblicizzati sui giornali. Non ci sono iscrizioni o quote da pagare. Qui tutto parte dal merito conquistato sul campo e dalla volontà di premiare quegli imprenditori capaci di guardare al risultato al di là del tempo da impiegare per raggiungerlo.

Impossibile a questo proposito non ripensare alle parole di Cucinelli, l’illuminato imprenditore di Solomeo: “C’è il piano aziendale a tre anni ma c’è anche un piano a 300 anni. Serve anche quello”.

La scelta di quest’anno, quella di premiare Ivo e Emanuel Colombini è venuta quasi spontanea.
Ad un certo punto tutti ci siamo messi a parlare di internazionalizzazione e c’era intanto chi dalle parole da tempo era passato ai fatti.

Il premio poi, oltre ad essere un prestigioso riconoscimento per coloro che ne verranno insigniti, ambisce ad avere una valenza collettiva perché con esso si vorrebbe poter condividere l’orgoglio per il lavoro ben fatto.

Del resto la convinzione che il successo serva a nient’altro che ad avere successo, i soldi soltanto a fare altri soldi, è una visione crepuscolare del capitalismo. Soldi e successo servono a fare cose concrete, a creare la staffetta tra noi e il futuro.

Quel futuro che condividiamo con i nostri figli, con i nostri nipoti, con tutte le generazioni a venire. E proprio questo è il senso del premio: diffondere l’esempio di chi ha saputo condurre il carro verso l’alto e supportare lo Stato nella valutazione delle eccellenze.

È infatti molto importante cominciare a far rete e capitalizzare a livello di Stato il lavoro ben fatto.

L’invito dunque è quello di raccogliere tutti, in primo luogo le istituzioni e i suoi rappresentanti, i frutti della visibilità di cui il premio sarà foriero per la nostra Repubblica. Questo è il mio augurio.

Stefano Ercolani, Presidente Asset Banca