Pasquale Valentini (Pdcs): Nella mia riflessione cercherò di vedere se siamo in una situazione di emergenza – e le azioni devono essere conseguenti – o nelle condizioni di mettere mano all’ordinamento ma le cose sono di ordinario avvicendamento delle normative. In questo momento chi lavora nel campo della giustizia è arrivato a dichirare che non ci sono le condizioni per una giustizia giusta. Questa è la prima riflessione che dobbiamo valutare. Perché dico che siamo in una situazione di emergenza? Credo sia difficile una ricomposizione autonoma ed interna della magistratura. Ci sono varie ragioni. Nel corso degli anni c’è stato un prevaricamento di alcune funzioni, creando situazioni di conflittualità e portando ad una alterazione del rapporto tra politica e magistratura. Ogni volta che la politica parla di magistratura si parla di ingerenza e conflitto. Mi domando allora: qual è il compito della politica? Ho l’impressione che una prevaricazione degli organismi preposti abbia portato a una situazione in cui la politica sembra non potere fare più niente. Come facciamo a pretendere da quegli organismi di superare le conflittualità al loro interno se sono inficiati? Se il virus della contrapposizione è presente, possiamo immaginare che si autoregoli e diventi immune da solo? Questione importante. Non possiamo stare di fronte a questa emergenza dicendo: lasciamo che le cose vadano così. Questo non dà più garanzia.
Giuseppe Maria Morganti (Libera): Se siamo intelligenti non possiamo sottovalutare il tema della giustizia. L’equilibrio deve essere ripristinato. Siamo in una situazione di emergenza strutturale e dobbiamo assolutamente intervenire per riportare equilibrio senza dare ragione a una parte o l’altra. Occorre trovare una terza via che possa generare una soluzione utile in particolare al Paese. Perché? Segretario, bisognerebbe riuscire a discernere le problematiche legate alla procedura giudiziaria da quelle che sono le problematiche di amministrazione e governo della magistratura. L’amministrazione della giustizia in un piccolo Paese non può essere fatta da tecnismi. C’è un problema serio in relazione al discorso dei provvedimenti che possono essere presi nei confronti dei magistrati. Un tema in discussione da tantissimo tempo. Passiamo dal nulla al troppo.
Matteo Rossi (Npr): Abbiamo ereditato una situazione di conflittualità altissima all’interno del tribunale. Magistrati che si scambiano accuse sui giornali. Ogni 5 anni noi politici al contrario loro siamo sottoposti al giudizio della gente. Condivido con Morganti quando dice che bisogna usare cautela ed equilibrio. Mi auguro sia il calcio di inizio di un percorso dove veramente la politica capisce che la giustizia non è terreno di scontro. Auspico che anche dall’opposizione si lavori per trovare una sintesi per il Paese. L’equilibrio è la carta essenziale. Non utilizzare la politica per invadere un settore che necessita di indipendenza, ma la politica deve trovare una quadra in un momento di emergenza. Non condivido con Morganti quando parla di sovrapposizione. Che il politico prenda una parte oppure un’altra è un abominio. Non possiamo permetterci che il dibattito sul tribunale sia totalizzante per quanto riguarda il dibattito pubblico.
Carlotta Andruccioli (Domani – Motus Liberi): Che visione può avere un normale cittadino della giustizia sammarinese? Mancanza di lungimiranza nei provvedimenti degli ultimi anni che hanno provocato difficoltà enormi. La riforma deve essere collegata al progetto di sviluppo economico del Paese. Occorrerà una riduzione della burocrazia. Poi l’adozione di un nuovo codice di procedura penale non più rinviabile. Nell’attuare tale importante riforma occorre agire con il giusto metodo. Il principio di moralità deve essere esteso in tutti gli ambiti. Condivisione con ordini e professionisti del settore. Se il metodo utilizzato è quello del confronto, allora i contenuti della riforma saranno validi. Va garantita la credibilità del sistema giudiziario nel complesso. Sarà opportuno e necessario tenere in considerazioni gli standard internazionali. Dobbiamo tenere bene a mente il principio dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura.
Luca Boschi (Libera): L’equilibrio si è rotto quando abbiamo iniziato a rappresentare il tribunale con una contrapposizione tra squadre contrapposte. Noi non abbiamo mai voluto iscriverci a nessuna delle due squadre. Una visione che non sento essere mia. Da troppo tempo una logica autoreferenziale viene pagata soprattutto dai cittadini comuni che non hanno la possibilità di vedere rispettati i propri diritti. E’ questa è la cosa più grave e questo dovrebbe essere l’unico vero obiettivo della politica. La politica non deve interferire. Il Consiglio giudiziario plenario non si convoca dallo scorso luglio. Libera ha teso la mano per trovare una soluzione terza ed imparziale. Chiedo al Governo di cogliere questo invito al confronto. Invito il segretario a indicare in maniera palese qual è il tipo di tribunale e di sistema giudiziario che lui con il Congresso ha in mente. Fondamentale per noi e per l’opposizione per appoggiare e contribuire a una parte di questo percorso.
Iro Belluzzi (Npr): Mutuo la richiesta del consigliere Boschi, che ha indicato la necessità di un confronto all’interno degli organi preposti per capire come è lo stato della giustizia fino ad oggi. Purtroppo quello che viene riportato è frutto dall’appartenenza a fazione. Voglio rifuggire la visione dei portatori di interessi e degli schieramenti in tribunale, ma vorrei sapere come stanno le cose – anche in funzione di quanto riportato dagli operatori della giustizia. Occorre delineare quelle che sono le priorità anche in riferimento ai provvedimenti straordinari di cui parlava il consigliere Valentini. Provvedimenti straordinari che riescano a regolare quelle che è una fase di transizione. Confronto con gli organismi internazionali. A proposito del professor Guzzetta. E’ stata minata la fiducia verso un professionista di alta caratura. E’ stata minata la sua presenza e la possibilità di continuare a svolgere quel ruolo per un approccio sbagliato fatto dal precedente Governo. Questo Governo deve avere l’intelligenza di costuire un percorso di riforma che possa portare numeri più importanti nelle scelte.
Mirko Dolcini (Domani – Motus Liberi): Mi soffermo sulla possibilità di istituire una sezione di tribunale per minori all’interno del tribunale di San Marino. Sarebbe uno strumento in più – una struttura più idonea – nell’interesse dei magistrati e nell’interesse ultimo dei minori. Non si può non parlare anche della riforma della procedura penale. Due ambiti che vanno di pari passo e spesso si incrociano. I confronti devono essere fattivi e reali con le parti sociali, l’ordine degli avvocati, etc. Il rito processuale sammarinese è del 1878. Ha avuto modifiche, ma poche, troppo poche. Il confronto sarebbe utile – tempo permettendo – anche con la cittadinanza.
Alberto Giordano Spagni Reffi (Rete): La giustizia è un tema importante tanto quanto l’emendamento di bilancio che andremo ad affrontare. Se i meccanismi della giustizia non funzionano non saremo mai attraenti per qualsiasi imprenditore. Siamo ancorati a convinzioni che non sono degne di uno stato democratico. Non riusciamo a capire che la politica – come potere legislativo – deve rimanere separata dal potere giudiziario. Ciò no vuol dire che non debba esserci un dialogo. Sul Consiglio giudiziario: vogliamo avere coraggio? Perché la composizione politica non può essere di esperti di diritto? Ci sarebbe un conflitto di interessi tra avvocati e giudici? In Italia sono i politici a nominare degli esperti di diritto che facciano parte dell’equivalente organo tecnico. Una stortura che a San Marino al suo interno non vi siano persone con competenze in materia di diritto. Inoltre. Una cosa di cui non si parla – e che non vedo così impossibile: perché oltre ai pool non possiamo creare una separazione tra magistratura inquirente e magistratura decisionale? Perché non possiamo creare una Procura? Il procuratore del fisco è una figura che ha poco senso al giorno d’oggi. Ultimo aspetto è quello delle sanzioni intermedie. La possibilità di poter comminare sanzioni ai giudici. L’unica cosa che può avvenire in questo caso è licenziarlo. Forse è un po’ eccessivo. Come per qualsiasi dipendente dovrebbero esserci delle sanzioni intermedie. Va fatto un lavoro sentendo le parti e coinvolgendo i giudici. Tutte tematiche su cui si deve lavorare. Non li risolveremo lavorando qui, ma li risolveremo facendo una riforma serie che lasci meno spazio a noi di influenzare il tribunale e viceversa.
Paolo Rondelli (Rete): Non ci sono schieramenti che possono tenere a una giustizia che deve garantire alcuni passaggi fondamentali. La giustizia deve essere giusta. Tutti i cittadini devono essere uguali. La giustizia deve essere rapida perché è uno di quegli esercizi di potere che spesso e volentieri segue la rapidità di evoluzione della società. Spesso e volentieri la giustizia arriva prima dei dibattiti parlamentari nel riconoscere diritti ai cittadini. Non devono esserci sbilanciamenti di potere in un senso o nell’altro ma un esercizio equilibrato da parte dei magistrati che devono esercitare il tutto.
Alessandro Bevitori (Libera): Ascoltando gli interventi dei consiglieri di maggioranza mi sono venuti in mente interventi di alcuni anni fa. Interventi pieni di buoni proposito. Si è parlato di giustizia ‘giusta’. Di portare giustizia a chi si trova parte lese. Come non convenire su questi argomenti e sul fatto che ci debba essere una indipendenza reale della magistratura? Argomenti condivisibili. Sinceramente però li ho sentiti troppe volte. Ci tengo a mettere in guardia i colleghi della maggioranza che con spirito costruttivo affrontano questo tema. Riconosco queste modalità non corrette. Però allo stesso mi pare che chi criticava prima oggi stia utilizzando lo stesso metodo. Forte dei numeri, come l’altra volta. I problemi sono sotto gli occhi di tutti. Noi come Libera abbiamo fatto un comunicato molto chiaro per spiegare la nostra posizione. La nostra posizione è quella di essere equidistanti. In passato sono stati commessi errori nell’alimentare lo scontro delle due fazioni: la politica deve avere la responsabilità di sedare queste logiche. Noi come Libera abbiamo offerto la nostra disponibilità nel cercare di aprire un confronto affinché il tribunale possa ritrovare il suo equilibrio. Temiamo che questa situazione possa farci rischiare un intervento da parte di organismi terzi. Questo non ce lo possiamo permettere. Nell’interesse di tutti ci siamo messi a disposizione per trovare insieme le migliori soluzioni nel supremo interesse del Paese.
Matteo Ciacci (Libera): Di cosa parliamo oggi per l’ennesima volta? Di giustizia. Credo che i temi da fronteggiare e da dover sviscerare con più profondità siano legati agli aspetti economici. Anche la giustizia è elemento di sviluppo. Però non prendiamoci in giro. Se la vogliamo affrontare seriamente, non andando a modificare qualche schema per trovare il benestare di chi è fuori da quest’Aula, non lo si fa con questa modalità. Vogliamo che i processi vadano avanti e che non proseguano le forzature istituzionali. Abbiamo pagato questa nostra equidistanza anche in ambito politico. Il collante che tiene insieme questo Governo è il tema del tribunale. Oggi diamo una
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disponibilità: quella di riflettere seriamente e con equilibrio di una stesura di alcuni punti programmatici per una ragionata revisione del nostro assetto. Incredibile che nel Consiglio di giugno trovi spazio un Comma dedicato alla giustizia – e non sto minimazzando il tema – non prestando al fianco agli operatori che chiedono risposte in ambito economico. Si vanno solo a cambiare piccole questioni che vanno a toccare piccoli interessi specifici.
Michele Muratori (Libera): Già nel programma di Governo era stata espressa la volontà di intervenire a gamba tesa sulla giustizia. A gamba tesa effettivamente siete intervenuti. Possiamo ritenere sbagliato far votare gli stessi giudici sull’allontamento dell’allora magistrato dirigente? Questo ha creato opposti schieramenti tra le parti togate. Situazione che ingessa il tribunale. Per tutta una serie di motivi si è voluto allontanare il magistrato dirigente di allora peggiorando un clima terribile. Allo stesso modo innescare una epurazione al suo interno con il dirigente attuale non può che creare ulteriori discrasie pericolisissime.
Oscar Mina (Pdcs): Vanno forniti gli strumenti affinché la sfera della giustizia possa operare in totale autonomia. Come già ribadito dal Segretario, il nuovo progetto verterà sul rafforzamento dell’indipendenza della magistratura quale unico presidio indispensabile per il rispetto dei diritti umani. Non da ultimo va evidenziato come ci sia stato un reale interesse legittimo nelle sfere di competenza. Il punto quindi non è solo la riforma dell’ordinamento giudiziario ma la situazione all’interno dello stesso tribunale e il rapporto con la politica che si è letteralmente compromesso. Di fronte a questo stato di cose – che si configura come una situazione di emergenza – credo sia necessario ed opportuno che tutta la politica intevrenga e si esprima in maniera chiara quanto prima per il bene del comparto della giustizia.
Marco Nicolini (Rete): I garantiti esistono ma magari lo sono in maniera random: basta il sussurro del potente e il pizzino del politico, ed ecco fatto. Una riforma è essenziale proprio perché in quest’Aula non si torni più a parlare di giustizia. Dobbiamo impiegare il tema in altre urgenze. Attendiamo questa riforma quanto mai necessaria.
Vladimiro Selva (Libera): Con perplessità mi appresto a questo dibattito. C’è una relazione giacente da febbraio e tutti stiamo discutendo senza avere avuto la possibilità di analizzare la relazione. Ho cercato di farlo perché a me è stata trasmessa. C’è una situazione di urgenza. I dati che vediamo nella relazione confermano l’emergenza. Questo Comma è stato introdotto un po’ fuori tempo. Qui secondo me abbiamo anticipato una questione in un dibattito che è giusto. Tuttavia abbiamo una consapevolezza di un problema più ampio che riguarda il rapporto tra politica e tribunale. Per quanto sia condannabile ed assolutamente sbagliato che ci possano essere dei condizionamenti da parte della politica sulla giustizia, è altrettanto grave se succedesse il contrario. Quello di cui siamo certi è che dobbiamo un segnale di compattezza e di necessità di voltare pagina. Ci sono stati compromessi che oggi chi li ha fatti a suo tempo non li farebbe. Nella scorsa legislatura c’è stato uno scontro che aveva due fronti: quello bancario e quello del tribunale. Se vogliamo bene a questo Paese dobbiamo fare uno sforzo tutti quanti di mettere da parte l’ascia e tirare fuori il fioretto.
Fonte: Dire