Una notte di tensioni, veti incrociati e un unico, significativo, punto di incontro che apre le porte del Titano ai giovani manager. È questo il bilancio della seduta serale del Consiglio Grande e Generale andata in scena ieri, mercoledì 17 dicembre, dedicata all’esame della Legge di Bilancio previsionale 2026-2028. Se da un lato la maggioranza ha eretto un muro contro le proposte di Rete sull’imprenditoria giovanile, dall’altro l’Aula ha trovato l’unanimità su un emendamento di Repubblica Futura che introduce un criterio anagrafico per la residenza economica.
Il via libera, arrivato con 43 voti favorevoli e nessun contrario, rappresenta la novità politica più rilevante della sessione. La proposta, nata tra i banchi di RF e mediata in corso d’opera, introduce un canale preferenziale per la concessione della residenza per motivi economici a chi ha meno di 40 anni. L’obiettivo dichiarato è invertire la rotta demografica e attrarre capitale umano in età attiva, non solo pensionati. “Il ragionamento è cercare di intercettare persone in età ordinaria e attiva, affinché possano entrare nel nostro tessuto sociale, insegnare, lavorare, creare relazioni”, ha spiegato Enrico Carattoni (RF) durante il dibattito.
L’accordo è stato raggiunto grazie a un compromesso tecnico: la proposta originale prevedeva l’eliminazione delle garanzie economiche, ma su insistenza della maggioranza – e con il supporto di Libera – è stato mantenuto l’obbligo di fideiussione. “La garanzia serve a tutela dei lavoratori e dello Stato”, ha precisato Marinella Loredana Chiaruzzi (PDCS), aprendo però alla “scelta politica” di favorire i giovani.
Se sulla residenza si è trovato l’accordo, il resto della serata è stato segnato da un aspro scontro politico. In apertura, le opposizioni hanno denunciato il fallimento del tavolo di trattativa sugli emendamenti. La proposta di ridurre le istanze a sei per gruppo in cambio di un’apertura della maggioranza è naufragata. “Manca la volontà politica di venire incontro alle esigenze dell’opposizione”, ha tuonato Emanuele Santi (Rete), lamentando la bocciatura sistematica delle proposte.
A farne le spese è stato il pacchetto presentato dal movimento di opposizione per aggiornare la legge sull’imprenditoria giovanile del 2015. Respinti, uno dopo l’altro, gli emendamenti che miravano a estendere i benefici fiscali ai liberi professionisti (titolari di codice operatore economico) e non solo alle società, così come la proposta di adeguare all’inflazione i prestiti d’onore e gli sgravi. Bocciato anche il tentativo di permettere alle imprese artigianali artistico-tradizionali di accedere agli incentivi anche se situate nel centro storico di San Marino Città, un’esclusione definita “incomprensibile” e “anacronistica” da gran parte dell’opposizione, inclusi Domani Motus Liberi e RF.
“Il libero professionista non è automaticamente un soggetto ad altissimo reddito”, ha osservato Giovanni Zonzini (Rete), difendendo la necessità di sostenere le nuove forme di lavoro digitale e autonomo. Dal canto suo, la maggioranza ha tenuto il punto trincerandosi dietro la natura tecnica del bilancio. Massimo Andrea Ugolini (PDCS) ha respinto le accuse di chiusura pregiudiziale: “Non abbiamo guardato alla provenienza politica delle proposte, ma cercato di valutarne il contenuto, ferma restando la necessità di mantenere coerenza con l’impianto della legge”.
La seduta si è chiusa poco dopo la mezzanotte, lasciando sul tavolo un bilancio a due facce: l’apertura strategica ai giovani residenti esteri e la chiusura ermetica sulle riforme interne proposte dalle minoranze.
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