San Marino. Consiglio Grande e Generale del 19.05.2025. Documento di programmazione strategica triennale 2024-2026 di Ateneo approvato all’unanimità

Focus successivamente sull’approvazione, avvenuta all’unanimità, del documento di programmazione strategica triennale 2024-2026 di Ateneo ai sensi dell’articolo 23, comma 2 del Decreto Delegato 30 novembre 2023 n.169.

Il Segretario di Stato Teodoro Lonfernini ha illustrato all’Aula i contenuti del Piano. “Il piano triennale ha avuto già una partenza ed effetti dall’anno 2024. Il Piano strategico si fonda sui principi del nostro statuto che vengono tradotti in obiettivi concreti e si aprono ai nuovi diritti di sostenibilità ambientale, economica e sociale”. Un piano che, secondo Lonfernini, vuole rispondere ai cambiamenti sociali e alle nuove responsabilità dell’Ateneo. Si tratta di un documento “che rientra a pieno titolo nella capacità di crescita di cui ha dato prova la nostra Università specialmente in questi ultimi dieci anni”, ha affermato Lonfernini, sottolineando anche la collaborazione istituzionale in progetti strategici come la riforma del mercato del lavoro.

Apprezzamenti trasversali sono giunti da tutto l’arco politico.

Matteo Casali (RF) ha ricordato le radici dell’Ateneo: “Mi piacerebbe ricordare chi l’ha promossa, tanto tempo fa, magari tra lo scetticismo: mi riferisco a Fausta Morganti”. Casali ha anche sollevato il tema dell’autonomia accademica rispetto alla politica: “Per come è strutturata l’università, si pone il problema dell’indipendenza e della voce libera dell’università?”. Ha poi citato le tensioni sorte in passato tra l’Ateneo e il potere politico, auspicando che l’Università continui il suo cammino “rafforzandosi e non concorrendo mai al puntellamento di poteri che garantiscono principalmente se stessi”.

Manuel Ciavatta (PDCS) ha sottolineato l’importanza del piano per consolidare quanto costruito negli ultimi anni: “È un segno molto forte di un’Università che qualifica la sua proposta in maniera rilevante e diventa attrattiva per gli studenti”. Ha ricordato il contributo dell’Ateneo anche in termini economici e la proposta, contenuta nel Piano, di realizzare uno studentato: “Tutti aspetti che evidentemente dovranno essere implementati, partendo da un aspetto fondamentale: con il processo di Bologna, la nostra università è stata davvero promossa a livello internazionale”.

Oscar Mina (PDCS) ha posto l’accento sul ruolo dell’università nella trasformazione sociale e sulla centralità della qualità: “Questo Piano ha una forte propensione alla qualità delle azioni. Le nostre piccole dimensioni ci consentono questa sorta di innovazione”.

Dal gruppo Libera, Giuseppe Maria Morganti ha ribadito il pieno sostegno al Piano e al rettore Petrocelli, pur avanzando alcune osservazioni: “Si dice che ci saranno nuovi corsi e master ma non si dice quali saranno i settori strategici. Se non vogliamo che la nostra università rischi un’involuzione, è necessario aumentare lo sforzo su questa seconda parte. Ben venga la proposta di incremento dei professori, però passiamo da 12 a 18: siamo a numeri molto striminziti. Occorre che i criteri di selezione del personale siano demandati a istituzioni capaci di fare questa selezione”. Morganti ha sottolineato che l’Università deve restare “una struttura indipendente, soprattutto rispetto al mondo della politica”.

Fabio Righi (D-ML) ha collocato il piano in un contesto più ampio: “Oggi formazione e università hanno molto a che fare nello sviluppo economico di un paese”. Ha rilanciato l’idea di trasformare San Marino in un “campus a cielo aperto”, ma ha messo in guardia da investimenti immobiliari privi di visione. Ha inoltre lamentato la mancanza di riferimenti chiari alle peculiarità competitive dell’Ateneo e alla sinergia con il mondo imprenditoriale: “Una università da sola mai sarà capace in autonomia di soddisfare le esigenze di qualifiche e formazione che il mondo richiede”.

Nel suo intervento di chiusura, il Segretario Lonfernini ha accolto con favore il confronto: “Mi sento di ringraziare chi è intervenuto per aver compreso il piano strategico. Si può fare molto più, si possono trovare momenti di confronto anche in un’altra sede”. E ha voluto rassicurare tutti sull’autonomia dell’Ateneo: “Le mani non le ho mai messe in nessun settore del nostro Paese, non lo farò nemmeno con l’università”.

Di seguito una sintesi dei lavori

Comma 15 – Approvazione del documento di programmazione strategica triennale 2024-2026 di Ateneo ai sensi dell’articolo 23, comma 2 del Decreto Delegato 30 novembre 2023 n.169.

Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: Il piano triennale ha avuto già una partenza ed effetti dall’anno 2024. Il documento delinea il nuovo piano strategico dell’università. Il Piano strategico si fonda sui principi del nostro statuto che vengono tradotti in obiettivi concreti e si aprono ai nuovi diritti di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Questo Piano si inserisce in una fase di grandi cambiamenti che stanno modificando le abitudini di vita e quindi anche di studio della nostra società. Rispetto ai temi di responsabilità sociale, l’Università deve farsi interprete sviluppando le proprie attività in modo etico e sostenibile nell’interesse della collettività e dell’ambiente. Il Piano riflette la consapevolezza dell’Ateneo di voler e poter dare un contributo alla creazione del valore pubblico. L’Università genera valore pubblico nel momento in cui riesce a migliorare il livello di benessere della comunità. L’Università sente la responsabilità di contribuire con formazione, ricerca e terza missione alla creazione degli elementi fondamentali del benessere dei cittadini. Il ruolo dell’Università consiste nel sapere intercettare i cambiamenti, individuare i bisogni futuri, creare le competenze necessarie a comprenderli. Si introduce un’articolazione dei piani tra Dipartimenti nell’ambito della didattica, della ricerca, della terza missione. Un Piano che rientra a pieno titolo nella capacità di crescita di cui ha dato prova la nostra Università specialmente in questi ultimi dieci anni. Una università che ha consentito di poter godere da parte del nostro sistema di un costante e continuo confronto sui grandi processi che negli ultimi dieci anni hanno visto il radicale cambiamento di San Marino. Un elemento estremamente essenziale in termini di approfondimento e capacità scientifica di guardare ai suoi aspetti con sicurezza e garanzia. Con l’Università le istituzioni stanno collaborando. Ricorderete che è stato siglato un rinnovato accordo tra Congresso di Stato ed Ateneo per quegli aspetti riguardanti gli approfondimenti scientifici. Pensiamo al rapporto tramite il quale abbiamo sviluppato il progetto di riforma del mercato del lavoro. Credo di poter trasferire all’Aula l’adeguata sicurezza nell’approvare il piano triennale per il grande lavoro che il nostro Ateneo ha portato avanti e intende proseguire. Colgo l’occasione per portare un messaggio di saluto e affetto nei confronti del nostro rettore, professor Petrocelli, che ha vissuto una situazione di salute complicata. Potremo riaverlo in piena operatività, spero e mi auguro, quanto prima.

Matteo Casali (RF): Occorre unirsi al plauso fatto dal Segretario di Stato alla nostra università. Mi piacerebbe ricordare chi l’ha promossa, tanto tempo fa, magari tra lo scetticismo: mi riferisco a Fausta Morganti, che ha sempre creduto in questa istituzione. Il documento portato all’attenzione dell’Aula, sebbene con ritardo, evidenzia un trend e una proiezione positiva. L’internazionalizzazione e l’Erasmus Plus, al quale ci si vuole allineare, sono un obiettivo ragguardevole. Situazione che va certamente perseguita anche alla luce di certe criticità che sono emerse. Per evitare che il documento sia solo celebrativo, vorrei evidenziare alcuni aspetti di riflessione. Quanto alla valutazione della qualità, il documento illustra i lavori dell’Organismo indipendente di valutazione, che definisce il sistema interno di assicurazione della qualità. Sarebbe interessante, a mio avviso, anche l’implementazione dell’articolo 24 che riguarda un sistema esterno di assicurazione della qualità, che mi pare diverso dal Gruppo di autovalutazione. Questo consolidamento, che noi approviamo assolutamente, del corpo docenti, anche con la stabilizzazione, io lo vedo con estremo favore. Tuttavia lo stesso documento dice che l’implementazione è subordinata all’ottenimento dell’idoneità alla docenza. Pare che diversi docenti della nostra Università non abbiano superato recentemente questo esame. Questo costituisce un problema, a mio avviso. Occorre capire come si vuole affrontare, certamente nel rispetto dei lavoratori. È una criticità che va affrontata, perché non possiamo pensare di avere docenti che non siano idonei al ruolo, senza scendere in polemiche rispetto alla concessione di ordini cavallereschi. All’interno della società, la voce dell’Università è certamente di indubbia importanza. Una voce di sprone verso nuovi orizzonti e forse anche una voce di critica. E allora mi chiedo: nel novero dei poteri, come si pone oggi l’Università di San Marino, anche in relazione al cosiddetto processo di Bologna? La Repubblica di San Marino non pare immune da un certo tipo di ingerenza. Ricordo lo scambio al vetriolo tra il rettore e il Segretario Canti per la chiusura infelice del rapporto tra l’Azienda Autonoma dei Lavori Pubblici e l’Università. Attività che è stata indebitamente chiusa per ragioni, mi viene da dire, di tipo politico. Il Rettore fu tirato per la giacchetta. Il Segretario disse, fornendo dati non veri, che quel rapporto non aveva prodotto nulla. Anche nel nostro Paese, io credo, per come è strutturata l’università, si pone il problema dell’indipendenza e della voce libera dell’università. Sicuramente per aspetti di bilancio. Su sette milioni di bilancio, 4 milioni e mezzo li dà lo Stato. Un conto è il rapporto tra le istituzioni, un altro conto è il rapporto con il potere politico. Ricordo, nella prolusione di un anno accademico, che il rettore Petrocelli disse una frase importante, sul fatto che noi dobbiamo fare forti i ragazzi, non deboli i saperi. Compito dell’università è dare ai ragazzi i mezzi per affrontare quel grosso impegno. Ho fatto mia questa massima di Petrocelli. Io mi auguro che i saperi rimangano sempre forti e che la voce libera dell’università vada avanti rafforzandosi e non concorra mai al puntellamento di poteri che garantiscono principalmente se stessi e tutti insieme puntellano il potere politico. Mi auguro che l’università prosegua nel suo cammino di indipendenza.

Manuel Ciavatta (PDCS): Non si può non intervenire di fronte alla presentazione di questo Piano strategico che per la nostra università significa ulteriori 3 anni in cui lavorare per consolidare quanto fatto. E poter sostanzialmente mettere in campo altre azioni progressive per ampliare la gamma dei servizi per gli studenti. Cercando di fare in modo che la nostra Università diventi concretamente più presente sul panorama internazionale. Anche eventualmente per valutare un ampliamento ulteriore della parte formativa. È un segno molto forte di un’Università che qualifica la sua proposta in maniera rilevante e diventa attrattiva per gli studenti, anche per il contesto che trovano quando vengono a studiare a San Marino. Già in passato abbiamo evidenziato l’atipicità dell’università sammarinese. Tutto il comparto amministrativo è essenzialmente pubblico, però oltre 3 milioni derivano dalle entrate dell’università. Aumento della proposta formativa vuol dire aumento dei costi: la richiesta sarebbe di avere uno stanziamento di ulteriori 300mila euro annui. Questa è una scelta che il nostro Paese può fare, cosa che negli anni è sempre stata fatta, aumentando progressivamente gli stanziamenti. L’Università di San Marino deve avere la capacità di incarnare davvero il pensiero che tocca la tradizione della nostra Repubblica. Permettere sempre, come è successo negli ultimi 10 anni, e fare in modo che l’università rappresentasse sempre la Repubblica. Questo ha fatto in modo che l’università potesse svilupparsi trovando sempre l’accordo di tutta la politica. Uno degli aspetti su cui il Governo si è impegnato è la realizzazione di uno studentato. Questo significa anche un piano che tenga conto della presenza degli studenti universitari, sia qui in centro storico che a Dogana Bassa, che hanno bisogno di spazi per poter vivere. Tutti aspetti che evidentemente dovranno essere implementati, partendo da un aspetto fondamentale: con il processo di Bologna, la nostra università è stata davvero promossa a livello internazionale. Ci sono ancora altri aspetti da affinare. Con questo spirito e questa volontà, credo sarà possibile continuare questo percorso per dare all’università sempre più sostanza e forza.

Oscar Mina (PDCS): L’approvazione del Piano rappresenta senz’altro un elemento tangibile di forte interesse da parte delle nostre istituzioni, rispettando questo cambiamento che sta modificando molte abitudini di vita. C’è una responsabilità sociale rispetto alla quale l’università deve farsi interprete, assumendo un ruolo che abbia per altri soggetti pubblici e privati un interesse generale. L’approccio partecipativo dei componenti che hanno redatto il Piano e la conferma del professor Petrocelli garantiscono una continuità all’Ateneo per evitare eventuali disallineamenti. Questo Piano ha una forte propensione alla qualità delle azioni. Le nostre piccole dimensioni ci consentono questa sorta di innovazione, di perseguire una didattica con metodologie nuove ed inclusive, con il pieno coinvolgimento degli studenti che possono diventare protagonisti nell’apprendimento. Io credo non ci sia altro da aggiungere, se non auspicare l’approvazione di questo Piano. L’accordo di associazione con l’UE è uno degli elementi basilari del nostro futuro sviluppo educativo.

Giuseppe Maria Morganti (Libera): Tutto il gruppo di Libera augura al rettore Petrocelli l’immediata guarigione. Abbiamo bisogno di lui per mantenere in vita un’Università che va rafforzata e deve ora compiere il passo 2.0. Abbiamo consolidato una struttura amministrativa funzionale, di circa 50 persone. Garantiscono la base operativa e la gestione dell’università. Se non vogliamo che la funzione burocratica diventi prevalente rispetto a ricerca e formazione, è necessario agire su questo piano. Nel Piano, ci rendiamo conto, non esiste una direttiva precisa in questa direzione. Si dice che ci saranno nuovi corsi e master ma non si dice quali saranno i settori strategici. Questo è un elemento di critica che ci sentiamo di sottoporre. Se non vogliamo che la nostra università rischi un’involuzione – tipica dell’involuzione di alcune istituzioni universitarie che non hanno raggiunto il successo auspicato – è necessario aumentare lo sforzo su questa seconda parte. Ben venga la proposta di incremento dei professori, però passiamo da 12 a 18: siamo a numeri molto striminziti. Sappiamo che l’università agisce su altri fronti, sempre inerenti l’insegnamento. C’è bisogno di implementare questa specifica fase. Occorre che i criteri di selezione del personale siano demandati a istituzioni capaci di fare questa selezione. È giusto sostenere che ci sia una dimensione accademica talmente elevata capace di selezionare lo sviluppo, capire come le nuove figure possono entrare nell’organico della nostra università e mantenere un livello di qualità molto elevato. Dico che sosterremo il Piano e il progetto, sosteniamo il fatto che l’università abbia bisogno di fondi, sostengo con forza ed energia il fatto che l’università debba essere una struttura indipendente, soprattutto rispetto al mondo della politica. Facciamo queste cose con criterio e responsabilità.

Fabio Righi (D-ML): Quando si fa la pianificazione dei prossimi tre anni, è un momento di bilancio degli anni passati. La crescita dell’università è sotto gli occhi di tutti ed è assolutamente nei fatti. Forse, anche in anni passati, il sostegno non è mai stato del tutto convinto. Alcune considerazioni. La prima è legata al tema della pianificazione e della programmazione. Non la pianificazione della gestione dell’università. Ci riferiamo alla collocazione di questo Piano in una visione nazionale dello sviluppo economico. Oggi formazione e università hanno molto a che fare nello sviluppo economico di un paese: sviluppo economico turistico, industriale. Noi abbiamo sempre avuto una visione: che San Marino possa e debba essere sempre di più un campus a cielo aperto. Implementare una politica della formazione, che non è solo il Piano strategico, porta a ricadute immediate sull’economia e consente di creare un ecosistema all’interno del quale sviluppare cose importanti. Cosa rende il campus americano interessante? Gli studenti vivono in simbiosi 24 ore su 24. Quante idee rivoluzionarie nascono dal confronto tra gli studenti? Questo a San Marino è possibile addirittura con una iniziativa nazionale. Ma si può sviluppare solo laddove ci sia una visione convinta. Questo vuol dire investire in strutture. Tremiamo quando sentiamo parlare di studentato, quando a monte non c’è uno studio programmatico, perché rischia di diventare un investimento immobile fine a se stesso. Serve una convinzione forte per trasformare questa visione in realtà. Quindi, Segretario, mi auguro che possa essere interprete e lungimirante. C’è un elemento che non ho trovato così chiaro all’interno del Piano: la sinergia di cui noi abbiamo bisogno tra mondo imprenditoriale, piccole/medie imprese e formazione. Un’università da sola mai sarà capace in autonomia di soddisfare le esigenze di qualifiche e formazione che il mondo richiede. Proviamo ad andare oltre gli schemi: perché non immaginarsi uno schema per cui le piccole e medie imprese siano coinvolte nel percorso formativo? Garantendo una formazione immediatamente operante all’interno del contesto aziendale. Avremo così, in conseguenza, un operatore immediatamente spendibile. È un approccio che in un contesto così piccolo come il nostro possiamo garantire. A questo aggiungo: la normativa sulle scuole di alta formazione universitaria private. Dobbiamo fare in modo che il nostro contesto universitario sia posto in un contesto altrettanto competitivo. Lo scopo è che ci sia un’adeguata pianificazione, di modo che quello che andiamo ad attirare diventi sinergico. L’ultimo spunto è rispetto alle nostre peculiarità. Anche questo non l’ho visto nella relazione. Ho sempre saputo che la nostra Università ha elementi di assoluta competitività. Non lo abbiamo visto scritto, ci piacerebbe avere un conforto su quanto di quegli elementi di competitività può essere fatto salvo nonostante il percorso con l’UE. Europa sì, ma dobbiamo essere consapevoli di dove andiamo e di cosa lasciamo sul tavolo. L’accordo va a toccare quegli elementi di competitività che l’Università si è ritagliata nel tempo? Si facciano le politiche di sviluppo. La politica deve contribuire, ma non metta le mani nell’organizzazione dei corsi, dei Dipartimenti, delle assunzioni. Non so se questo Governo sarà in grado di fare questo cambiamento culturale, anche perché è formato da forze che sono state la massima espressione di questa cosa.

Segretario di Stato Teodoro Lonfernini: La nostra università è un nucleo formativo di alto livello che ha saputo contraddistinguersi in termini di qualità offerta. C’è stata una risposta in termini di numeri e partecipanti. Mi sento di ringraziare chi è intervenuto per aver compreso il Piano strategico. Si può fare molto più, si possono trovare momenti di confronto anche in un’altra sede. Sono sempre disponibile a partecipare ai lavori della Commissione preposta. Mi dispiace che il Piano triennale sia giunto soltanto a maggio del 2025, sebbene sia qualcosa che è venuto avanti di adunanza in adunanza a livello di Consiglio Grande e Generale. Ho sempre sollecitato le parti politiche su questo aspetto. Un piccolo inciso su alcune considerazioni del consigliere Righi: le PMI sono già coinvolte perché fanno parte, insieme alle associazioni di categoria e sindacali, all’interno del concetto della terza missione. Anche la terza missione della nostra università è un contesto pienamente integrato nel nostro territorio. Infine, una rassicurazione al mio ex collega Righi: le mani non le ho mai messe in nessun settore del nostro Paese, non lo farò nemmeno con l’università, tanto è vero che il mandato che ho rinnovato è stato svolto con una valutazione di piena autonomia da parte dell’Università. Anche sotto questo aspetto, la nostra università ha fatta salva autonomia e capacità di valutazione.

Fabio Righi (D-ML): Mi fa piacere questa affermazione finale del Segretario di Stato. Mai ho avuto dubbi su di lui. Non so se può mettere la mano sul fuoco rispetto a tutti i componenti della sua forza politica. Se questa è la convinzione dell’attuale timoniere, siamo completamente d’accordo con questa impostazione.


Il documento è approvato all’unanimità con 38 voti a favore.