La sessione odierna del Consiglio Grande e Generale si è concentrata su due fronti principali: il lungo dibattito sulla relazione del Dirigente del Tribunale sullo stato della giustizia 2024 e la ratifica del Decreto Delegato n.123/2025 sui profili di ruolo sanitari e sociosanitari, che ha innescato uno scontro politico di forte intensità. Nel mezzo la relazione dei lavori della Commissione speciale per le riforme istituzionali che ha compattato l’aula.
La discussione sulla relazione del presidente del Tribunale Giovanni Canzio ha evidenziato un generale riconoscimento dei progressi registrati dal sistema giudiziario, soprattutto in termini di riduzione delle pendenze, digitalizzazione e riassetto organizzativo. Allo stesso tempo, diversi consiglieri di opposizione hanno sollevato criticità.

Il presidente della Commissione Affari di Giustizia Iro Belluzzi (Libera) ha parlato di un clima di collaborazione: «Si è lavorato in un clima di sincera collaborazione e confronto. Non tutto è perfetto, ma la macchina della giustizia sta funzionando meglio». Ha poi richiamato la politica alla prudenza dopo le ultime vicende bancarie: «La politica deve stare lontana da illazioni e macchina del fango». Da più voci dell’opposizione è emersa l’esigenza di affrontare la questione della terza istanza. Nicola Renzi (RF) ha ribadito la contrarietà del suo gruppo alla monocraticità: «C’è qualcosa che non funziona. Serve una riflessione sulla collegialità per garantire certezza del diritto». Tema caldo anche quello della querela nullitatis, che una parte della politica continua a considerare priva di base normativa. Per Enrico Carattoni (RF) «ha minato la percezione del cittadino: se contro legge si arriva a un quarto grado, si rompe un argine fondamentale». Antonella Mularoni (RF) ha denunciato un’emorragia di competenze: «Cancellieri con decenni di esperienza stanno lasciando l’ISS giudiziaria. Il tribunale non può lavorare così».
La maggioranza, pur difendendo la riforma del 2021, ha aperto a possibili interventi correttivi. Massimo Andrea Ugolini (Pdcs) ha riconosciuto la necessità di valutare una terza istanza collegiale nei casi più gravi: «È opportuno ragionare su un collegio per garantire maggiore tranquillità». Il Segretario di Stato per la Giustizia Stefano Canti ha difeso il lavoro compiuto: «La legge sulla ragionevole durata del processo è ora finalmente operativa grazie a un lavoro sinergico con avvocatura e tribunale».
Spazio quindi al riferimento della Commissione Consiliare Speciale per le Riforme Istituzionali, presentato dai due presidenti Filippo Tamagnini (Pdcs) e Nicola Renzi (RF). Entrambi hanno sottolineato la fase di ascolto particolarmente intensa, con una ventina di audizioni tra magistrati, costituzionalisti, dirigenti pubblici ed esperti internazionali. «Abbiamo lavorato sempre all’unanimità», ha evidenziato Tamagnini, definendo la Commissione «uno strumento consultivo che deve portare proposte condivise, non soluzioni di parte». Molti consiglieri hanno ribadito che la priorità deve essere la centralità del Consiglio Grande e Generale. Ilaria Bacciocchi (Psd) ha descritto l’attuale assetto come «un Consiglio formalmente al vertice ma spesso appesantito da procedure che ne indeboliscono la funzione politica». Gaetano Troina (D-ML) ha chiesto decisioni rapide: «Non possiamo continuare a dirci che il Consiglio deve tornare centrale e poi lasciare tutto invariato». Giovanni Maria Zonzini (Rete) ha sollevato il tema dell’accesso alla rappresentanza: «Esiste una barriera materiale per i dipendenti privati: così la democrazia non è pienamente rappresentativa». Il Segretario agli Interni Andrea Belluzzi ha invitato la Commissione a focalizzarsi: «Siete a un punto in cui è necessario scegliere le priorità e costruire un percorso condiviso verso riforme reali».
Il clima è decisamente cambiato nel comma successivo, quello relativo alla ratifica dei Decreti Delegati e Decreti Legge. In particolare la ratifica del Decreto Delegato n.123/2025 ha fatto esplodere tensioni sopite, soprattutto sul mancato avvio dei profili di ruolo pedagogista e psicomotricista, introdotti un anno fa ma mai attivati.
Il primo attacco è arrivato da Gian Matteo Zeppa (Rete): «Mi sono stufato delle vostre baggianate. Tutta l’aula aveva approvato quei profili, e dopo un anno nessuno li ha attuati. Due lettere dei sindacati sono rimaste senza risposta. È una presa in giro». Durissimo anche Nicola Renzi (RF): «È la vergogna più schifosa di questo Paese: i diritti diventano favori. Se quei PDR non vi interessano, abbiate il coraggio di dirlo alle famiglie e ai lavoratori». Voci critiche sono emerse anche dalla maggioranza. Marinella Chiaruzzi (Pdcs) ha chiesto chiarezza al Comitato Esecutivo ISS: «Perché alcuni profili sono stati messi a concorso e altri no? Le persone hanno diritto a risposte». Denise Bronzetti (Ar) ha definito la vicenda «la prova provata che l’atto organizzativo è stato costruito sulle persone e non sulle reali necessità dell’ISS». Ha poi ammonito il governo: «Qui si tratta di rispettare una legge votata da tutta l’aula e di riconoscere i diritti dei lavoratori, non di elargire favori».
Andrea Ugolini (Pdcs) ha difeso l’impianto generale del decreto e l’allineamento alle prassi internazionali: «I profili sanitari vanno aggiornati perché l’evoluzione professionale lo richiede. L’infermiere dell’emergenza urgenza deve essere messo nelle condizioni di agire in sicurezza». Sui PDR non attivati ha però aggiunto: «Se ci sono professionisti con i titoli per coprire posti vacanti, spetta al Comitato Esecutivo e ai direttori dell’ISS valutare come e quando procedere. Non tutti i fabbisogni vengono coperti subito».
Il Segretario Canti ha respinto gli emendamenti presentati da Rete, giudicandoli inammissibili perché reiterativi di norme già vigenti, e ha spiegato il ritardo con questioni procedurali: «È necessario un decreto specifico per ricoprire temporaneamente quei PDR sociosanitari. Le priorità dell’ISS nell’ultimo anno erano altre». L’opposizione ha replicato duramente: «È passato più di un anno, il tempo è scaduto. Il problema non è la procedura, è la volontà politica» ha accusato Zeppa.
Il Segretario Canti ha spiegato poi che il decreto «introduce la possibilità di autorizzare la figura infermieristica, in assenza del dirigente medico, a eseguire attività e manovre finalizzate alla salvaguardia delle funzioni vitali del paziente, secondo protocolli predisposti dal Dirigente medico e approvati dal direttore del dipartimento ospedaliero». Il consigliere Andrea Ugolini ha sottolineato che la modifica nasce da richieste precise dei professionisti: «Queste funzioni aggiuntive sono già previste nei protocolli dell’Area Vasta Romagna. Allineare i nostri PDR significa garantire sicurezza agli operatori e ai pazienti». Un apprezzamento su questo è arrivato anche da Miriam Farinelli (RF): «Protegge legalmente infermieri che già oggi compiono atti salvavita quando il medico non è presente. In emergenza, un gesto corretto può fare la differenza tra la vita e la morte».
Il decreto è stato ratificato con 20 voti favorevoli, 3 contrari e 1 non votante.
Di seguito una sintesi degli interventi
20251118 – Consiglio Grande e Generale – Report MartediE? 18 novembre 2025 pome












