Eccellenze, colleghi consiglieri,
per l’ennesima volta il Consiglio Grande e Generale affronta il tema Banca Centrale, argomento che ha catalizzato il dibattito politico negli ultimi 5 anni.
In se non vi sarebbe nulla di male se non che ci ritroviamo per l’ennesima volta a discutere di una istituzione e dare giudizi sul suo operato non per quello che essa fa nella sua totalità, ma esprimendo giudizi sulla banca trasponendo il nostro pensiero dai dirigenti all’istituzione.
UPR ha chiesto, insieme alle altre forze di opposizione che si tenesse già in questa sessione consiliare un dibattito su questo argomento poiché riteniamo debbano essere messi celermente dei punti fermi per garantire autorevolezza all’istituzione e massimo supporto al sistema finanziario e al paese in una fase congiunturale molto difficile.
Chi mi ha preceduto ha con sfumature diverse, illustrato quanto accaduto e pertanto non è mia intenzione tediare l’aula con cronache degli eventi che a questo punto servono poco o nulla.
C’è un fatto evidente, l’azione della magistratura ha in pochi mesi stravolto l’assetto della governance di Banca Centrale, mai era accaduto nella storia – breve della banca – che i massimi dirigenti della vigilanza bancaria, Direttore Generale e Ispettore e Capo del Dipartimento Vigilanza – fossero indagati.
Mai era accaduto che un balletto, poco elegante, di autosospensioni, revoche e alla fine dimissioni coinvolgesse il top management di questa istituzione.
La magistratura appurerà quanto accaduto, rimane però l’impressione, leggendo gli estratti di interrogatori dalla stampa, di una certa accondiscendenza dei vertici BCSM al governo e alla maggioranza.
Incontri ripetuti, disponibilità quasi immediata a rispondere a chiamate del governo o di autorevoli esponenti della maggioranza per discutere di iniziative imprenditoriali nel settore finanziario con i più disparati investitori.
In questo non ci siamo fatti mancare nulla, giapponesi, ungheresi, colombiani un insieme arcobaleno di nazionalità unito dalla voglia di investire in banche o traferire fondi nella Repubblica di San Marino.
Capisco e comprendo il ruolo che BCSM ha verso il sistema, però sono rimasto sorpreso come sistematicamente il tutto ruotasse sempre verso esponenti di primo piano della maggioranza e membri di governo.
Ritengo si sia rotta la neutralità che un’istituzione del genere dovrebbe avere verso la politica, maggioranza e opposizione e l’autonomia rispetto all’organo esecutivo.
Ci sono comportamenti, regole non scritte, che mi pare siano state completamente ignorate, così come un bon ton istituzionale che non vede un’istituzione del genere autoreferenziale al solo governo e maggioranza.
Ma forse vedendo i legami di qualche suo ex dirigente non c’era molto da stupirsi, poiché quando la stampa definisce organici i vertici di BCSM a un politico di spicco italiano – senza che nessuno di questi abbia nulla da ridere la cosa mi da molto da pensare.
Il punto però è come ripartire da questa situazione incresciosa.
Come restituire credibilità e incisività a una istituzione troppo spesso vittima della sciagurata sorte dei suoi dirigenti.
UPR ha preparato un progetto di legge di riforma, siamo al momento l’unica forza politica a avere messo nero su bianco delle idee su come riorganizzare questa istituzione.
Abbiamo fatto questo lavoro poiché siamo convinti che le critiche a se stesse non portino a nulla e ci sia necessità di avere un riferimento forte per tutto il sistema finanziario.
Per tali ragioni abbiamo evitato posizioni demagogiche su quanto accaduto, abbiamo chiesto di fare definitivamente chiarezza e chiudere celermente con una fase nata male, vedi nomina del Presidente del 2010 avvenuta con una forzatura della maggioranza, continuata peggio, le costanti polemiche sulla dirigenza BCSM e chiusa con botto fra avvisi di garanzia e dimissioni.
Cosa fare?
A noi pare opportuno iniziare prendendo atto delle dimissioni del presidente e avviare un percorso da concludersi celermente per nominare il presidente del Consiglio Direttivo.
Il nuovo presidente dovrebbe – a mio giudizio – essere individuato fra cittadini sammarinesi, con un metodo che spinga sulla condivisione e trasparenza affinché si rompa con vecchi schemi che poca fortuna hanno portato alla banca e allo stesso governo.
L’auspicio è che la maggioranza abbia la capacità di cogliere le possibilità che si sono in questo passaggio storico e abbia il coraggio di dialogare con l’opposizione per gettare nuove basi di reciproca fiducia, sulla gestione di questo ente.
Le polemiche non hanno fatto bene, i maxi stipendi, la pervicacia con cui i dirigenti dimissionari hanno sempre inteso il proprio mandato in una terra considerata straniera e portatrice solo di lauti compensi, verso i quali sono state però latitanti idee e progettualità.
A parte le cose che altri ci hanno imposto di fare, Italia, Unione Europea, Moneyval, oppure gli elementi imposti dalla congiuntura di mercato, in cosa è consistito il modello di banca centrale che il duo Clarizia&Giannini ha costruito in questi quasi cinque anni?
A parte gli annunci a vuoto di memorandum, collaborazioni quali sono le base su cui ripartire?
Io penso si debba comprendere come una istituzione così complessa non possa essere affidata a un gruppo di poche persone che non costruiscono professionalità e accrescono la cultura del ruolo che deve avere una istituzione del genere.
Non si può pensare che una istituzione che fa vigilanza, regoli i sistemi di pagamento, faccia esattoria e tesoreria per lo stato, funga da riferimento per le organizzazioni internazionali, sia da supporto per il governo sulle questioni finanziaria, possa essere autoreferenziale e nella sua attività dialoghi con il solo governo.
Nei paesi moderni autorità del genere riferiscono al parlamento e ai vari organi istituzionali, c’è l’obbligo che i dirigenti siano residenti o cittadini dello stato in cui operano, ci sono limiti ai mandati e trasparenza nella gestione.
UPR ha inserito questi concetti nella proposta di legge che abbiamo elaborato e che mettiamo a disposizione dell’aula poiché a parte la nomina di nuovi dirigenti ritengo necessario attuare anche una riforma dell’ente.
Dobbiamo avvicinare l’istituzione al paese e eliminare gli elementi ostativi che in questi anni hanno fatto pensare a BCSM solo come un corpo estraneo a carico del sistema bancario e del paese.
Io ritengo ci siano energie positive e percorsi nuovi che devono essere scritti.
Si deve però fare tesoro dei tanti errori commessi fino a oggi, errori per i quali paghiamo pegno tutti e che potrebbero mettere a repentaglio il sistema.
Maggioranza e governo hanno purtroppo sempre pensato a fare scudo senza riflettere se quanto l’opposizione poneva in evidenza aveva dei fondamenti.
La vicenda bonifico Banca Commerciale è in questo caso un esempio limpido di come si sia gestita come un affare privato una questione che ha sollevato imbarazzo e ha minato l’autorevolezza di BCSM e dei suoi dirigenti.
In questo la figura dell’ex capo della vigilanza ne esce in malo modo, colui che si è erto a moralizzatore del sistema si è scoperto anch’esso piegato a logiche che poco o nulla hanno a che vedere con la neutralità e sono molto vicine a scandali e vicende giudiziarie che hanno vivacizzato la cronaca politica italiana.
Si dovrebbe pertanto porre fine immediatamente all’incarico di Commissario Osservatore affidato dal governo a un professionista estero, chiudere con un misterioso e pare ben pagato incarico che in assoluta sincerità non si riesce a capire perché sia stato affidato proprio all’ex capo della vigilanza BCSM.
Personalmente auspico che il Consiglio Grande e Generale impegni il Congresso di Stato a revocare questo incarico e che si faccia definitivamente chiarezza sullo stato dei bilanci degli istituti di credito oggetto di intervento da parte dello Stato.
Grazie.
Roger Zavoli
Gruppo Consiliare UPR