San Marino. Continua la guerra legale tra Marlù e la Jewit. Ieri alla sbarra i tre ex collaboratori della Marlù e due negozianti del centro storico. L’accusa è usurpazione di beni immateriali e messa in circolazione di prodotti contraffatti.

Cinque persone, tra cui ex collaboratori di Marlù Spa, e la società Jewit srl sono state portate a giudizio con varie accuse, tra cui usurpazione di beni immateriali e messa in circolazione di prodotti contraffatti. Secondo l’accusa, i tre ex collaboratori hanno costituito la società Jewit srl e commissionato la produzione di gioielli contraffatti con il marchio “Brand”, che replicavano i gioielli catalogati da Marlù Spa. Questi gioielli contraffatti erano coperti da un brevetto depositato in Italia e venivano venduti sia a San Marino che all’estero.

L’accusa sostiene che i responsabili della Jewit srl abbiano sfruttato le conoscenze acquisite durante la loro collaborazione con Marlù Spa per commissionare la produzione dei gioielli contraffatti ai fornitori cinesi di Marlù. Inoltre, due commercianti del centro hanno messo in vendita questi gioielli contraffatti, esponendoli su espositori contrassegnati con il marchio Marlù, il che ha portato all’accusa di messa in circolazione e vendita di prodotti contraffatti.

Durante l’udienza sono state discusse le richieste di costituzione di parte civile da parte di Marlù Spa e delle socie, che sono state ammesse dal giudice. Sono state sollevate anche eccezioni preliminari riguardo all’indeterminatezza delle accuse, ma sono state respinte dal giudice, che ha dichiarato aperto il dibattimento e ha ammesso alcune richieste di testimonianza.

Il processo è stato aggiornato per consentire l’ascolto dei primi testimoni e per valutare la validità del brevetto di Marlù anche a San Marino.

 

Le tre socie della Marlù