San Marino. CONTO MAZZINI. Deposizione Fiorenzo Stolfi: ”I poteri forti (e fa i nomi) non hanno voluto firmare con Fini l’accordo del 2006”

Deposizione dell’imputato Fiorenzo Stolfi durante l’udienza del 4 aprile 2017 del processo denominato CONTO MAZZINI. Ecco la trascrizione integrale della quinta parte della deposizione:

”Detto questo e tornerei un attimo brevemente a dire che in quegli anni comunque la mia attività politica produsse altri provvedimenti, perché nel ’97 feci la prima legge sul sostegno di una nuova imprenditoria giovanile femminile, la prima legge in materia a San Marino, feci la legge sulla camera di commercio, anche lì prima legge, allora si chiamava agenzia per la promozione sviluppo dell’economia, anche questa del ’97. Nel 2002 quando feci un passaggio breve agli interni la legge 36 del febbraio del 2002 di aggiornamento della carta dei diritti e delle libertà fondamentali che, tra l’altro, l’art. 7 istituiva il collegio garante della costituzionalità delle norme che ci veniva chiesto, tra l’altro, dal Consiglio d’Europa perché non avevamo nel nostro ordinamento un organismo che controllasse l’attività del Consiglio Grande Generale, quindi mettendo fine un po’ alla denominazione del Consiglio Principe Sovrano che non aveva più ragione di esistere anche se poi nella sostanza ancora qualche volta la tentazione di tornare a quei tempi riaffiora. Qui vorrei fare un breve cenno e tornare sul discorso dei poteri forti per dimostrare la mia assoluta lontananza da questi cosiddetti poteri forti, nel 2006 io non ero al Governo, ma militavo nel partito, ero nel consiglio. Nel 2006 i poteri forti impedirono la firma dell’accordo di cooperazione economica con l’Italia. Credo che sia nota a tutti la vicenda, però credo che non vada sottovalutato questo fatto perché io credo che sia di lì che iniziano i guai per la Repubblica di San Marino che ci trasciniamo dietro tutt’oggi. Il Governo di allora aveva già deciso, ed anche siglato l’accordo con l’Italia, dopo anni di lavoro, quindi, come si dice, c’era un testo parafato che doveva essere, ci doveva essere la firma ufficiale, fissata già la data l’11 gennaio 2006. Il Ministero degli Esteri italiano Fini doveva venire a San Marino a firmare l’accordo con il Segretario di San Marino Fabio Berardi. Ebbene ci furono organizzazioni economiche e singoli imprenditori, sia del settore industriale che del settore bancario, che spinsero affinché quell’accordo non venisse sottoscritto. Ci si misero poi naturalmente anche i partiti politici, l’opposizione di allora ed anche la Democrazia Cristiana alla fine cedette a questo tipo di pressioni che venivano dall’associazione industriale, dall’allora amministratore della Cassa di Risparmio Fantini, tutta una serie di soggetti, imprenditori come Grandoni ed altri i quali ritenevano che non dovesse essere firmato quell’accordo.

Quindi trovando sponda nella Democrazia Cristiana, la Democrazia Cristiana dice che non era più d’accordo che venisse fatta quella firma e quindi si disse gentilmente, cortesemente a Fini qualche giorno prima dell’11 di gennaio che era la data fissata per la firma che non se ne faceva più niente. Io credo che questo, valutando poi i fatti del 2007-2008 con gli arresti in Italia di dirigenti delle banche sammarinesi prima ASSET, poi Cassa di Risparmio e tutto quello che ne è venuto dopo credo che sia stata, credo sia una lettura molto semplice da fare, che l’Italia che già chiedeva da tempo che ci mettessimo in pace, che facessimo quel tipo di accordo, nel momento che ha visto che era stata fatta la trattativa che si era fissata la data eccetera e che all’ultimo momento San Marino si è tirato indietro ha ritenuto evidentemente la misura fosse colma perché c’erano stati i fatti del ’97 con l’accerchiamento della Guardia di Finanza eccetera, eccetera, quindi ce ne erano di cose pregresse che quell’accordo andava a mettere a posto. Ebbene a quel punto io credo che l’Italia abbia deciso in quel preciso momento che con San Marino andava usato un altro sistema e che è stato il sistema delle iniziative giudiziarie e poi di tutto quello che è venuto fuori con accordi che siamo in qualche modo stati costretti a firmare. Quindi io in questa vicenda sono stato uno, assieme al mio partito che si è battuto di più perché invece quella firma venisse fatta .

COMMISSARIO – Questo rispetto alle imputazioni che rilevanza avrebbe? Cerco di capire, forse me lo sta per dire..

IMPUTATO (STOLFI) – Rilevanza che io con i poteri forti cosiddetti che potevano essere al mio fianco o addirittura a sostenermi e finanziarmi non ho mai avuto a che fare, anzi spesso mi sono trovato in disaccordo.

FINE QUINTA PARTE