Dopo oltre mezzo secolo di spinta ai consumi, saremo costretti ad imparare di nuovo il risparmio, a consumare meno e ad utilizzare meglio beni e risorse che abbiamo a disposizione. L’Italia ha già predisposto un “piano di risparmio idrico ed energetico” per ridurre i consumi nelle abitazioni. Il principio cardine è consumare meno: un grado in meno di riscaldamento nelle case e nelle aziende, almeno un’ora al giorno termosifoni spenti, l’accensione ridotta di 15 giorni posticipando di 8 la data di inizio e anticipando di 7 la data di fine esercizio. Ma si chiede anche di fare attenzione all’illuminazione usando lampade a led, di spegnere le spie rosse di tivù e decoder, di risparmiare il gas che si usa in cucina, di usare lavatrici e lavastoviglie a pieno carico, non sprecare l’acqua della doccia. Non si è ancora deciso se ripristinare l’ora solare o lasciare in vigore l’ora legale per tutto l’inverno e potere usufruire di un’ora di luce in più.
Insomma si deve ripristinare quella cultura del risparmio che era dei nostri nonni, i quali non sprecavano nulla e riutilizzavano tutto. Non sarà facile per i giovani, cresciuti nella bambagia del benessere, del tutto a portata a di mano senza pensare al costo (né ambientale, né economico), dover ripensare i loro comportamenti.
Il risparmio è un concetto molto importante, soprattutto se osservato all’interno del contesto economico attuale. Mettere in atto un comportamento di risparmio significa solitamente garantirsi una scorta di denaro in caso di emergenza. Oggi invece il risparmio investe le energie che ci hanno garantito benessere, sviluppo, lavoro, comodità.
Tutti i paesi sono appesi a un filo sottilissimo che ha a che fare con la geopolitica, quindi con la guerra, ma anche con la globalizzazione, per cui quello che succede in un paese ha conseguenze in tutti gli altri. E al di sopra di tutto c’è il cambiamento climatico, di cui non ci ricordiamo mai abbastanza: anche adesso, in piena crisi, si corre ad incentivare centrali a carbone con un tasso inquinante altissimo.
Non possiamo correre il rischio di arrivare a un punto di non ritorno e la questione energetica è fondamentale. Poi c’è il tema economico, gas ed energia elettrica che sono diventati estremamente vulnerabili.
Capisco il gas, si chiede qualcuno, ma cosa c’entra l’energia elettrica? C’entra perché il prezzo della luce viene fissato dalle fonti da cui viene prodotto, la fonte più cara fa il prezzo. Ecco dunque che se il gas va alle stelle, impazzisce anche il prezzo della luce, trascinando nella sua corsa le altri fonti provenienti dal sole, dal vento, dall’acqua, cioè le cosiddette rinnovabili. È dunque prioritario disaccoppiare la luce dal prezzo del gas. Ma questa è una cosa che possono fare i grandi Stati e soprattutto l’Europa.
San Marino non può che adeguarsi a quanto avviene fuori, perché deve comprare tutto: acqua, gas, energia elettrica; oltre che il pane, i generi alimentari, strumentazioni, tecnologia, eccetera. Segnali di allarme arrivano ormai da molte parti, anche nel nostro piccolo territorio, che comunque finora è stato molto avvantaggiato rispetto all’esterno. Il caro bollette non è ancora arrivato. L’aggiornamento avvenuto a primavera ha adeguato solo in minima parte prezzi che erano fermi da 10 anni. Gioco forza, un ulteriore adeguamento dobbiamo aspettarcelo, anche se non raggiungerà mai i prezzi italiani ed europei grazie allo strumento finanziario predisposto da AASS, che ha bloccato il prezzo di acquisto di gas e luce. Il problema sono le forniture, che probabilmente scarseggeranno e quindi anche San Marino si dovrà pensare all’austerity. Il governo ha annunciato un piano di emergenza, che si presume in linea con quello italiano È probabile che sulla scorta delle stesse disposizioni verranno fissati limiti nell’illuminazione pubblica e nel riscaldamento di abitazioni private ed aziende.
Per quanto riguarda l’acqua, pare che sia partito un piano di recupero delle fonti presenti in territorio, ma sarebbe molto importante dare il via al progetto dell’invaso di Gorgascura, per poter contare su maggiore autonomia.
Siamo invece sostanzialmente inermi di fronte al caro vita: prezzi salatissimi per i generi di prima necessità per le conseguenze legate appunto al costo delle energie, ma anche per una serie di speculazioni che non accennano a finire. A meno che i governi non introducano la tassazione degli extra profitti alle multinazionali che condizionano i mercati. Altrimenti, anche in questo caso, è bene rispolverare l’antico concetto di risparmio: acquistare solo quello che è utile, lasciare tutto quello che è futile.
a/f
