San Marino. Coronavirus, Iss sulle tracce dei positivi

Stiamo indubbiamente giocando una partita che è più grande di noi e se riusciremo a venirne a capo parte del merito – pur riconoscendo gli sforzi di tutti e l’importanza del rispetto delle misure prese – sarà anche dovuto all’evoluzione stessa di questo virus che continuiamo a conoscere pochissimo. Esattamente come capitò ai tempi della peste del Manzoni. Considerazioni che possono apparire semplicistiche in uno scenario che si fa ogni giorno più complicato. E dove la stessa Oms si è detta sul punto di dover rivedere le proprie le linee guida. Non vi sono insomma certezze e quelle poche vengono continuamente messe in discussione dal susseguirsi degli studi. Ad animare ulteriormente il dibattito sulle modalità di trasmissione del virus è stata la ricerca pubblicata a marzo sul New England Journal of Medicine, in cui si sostiene che il SarsCov2 può sopravvivere fino a tre ore nell’aria, custodito nelle goccioline di saliva, e rimanere infettivo. Altissimo il rischio per il personale sanitario dove i dati dei numerosi contagi insinuerebbero l’ipotesi che il covid-19 possa sopravvivere non solo nel respiro umano ma anche in quello prodotto dalle macchine, ad esempio dai respiratori automatici delle sale di rianimazione che lo diffonderebbero attraverso la ventilazione artificiale. E’ singolare e persino grottesco che più che occuparsi di studiare a fondo tutta questa varietà di fenomeni in Italia si sia pensato di istituire una commissione contro le fake news (tante, in assenza di dati certi, ne sono state veicolate dalle istituzioni, si pensi solo a quanto affermato sulle mascherine!) che drena risorse alla vera emergenza. La dura realtà nel Bel Paese è che tanti ospedali sono già andati in tilt e altri rischiano di andarci, a San Marino questo rischio per fortuna sembra essere al momento scongiurato. Dopo un primo momento in cui si è combattuto a mani nude contro il virus, ora la situazione appare più stabile e come ha avuto modo di dire il direttore dell’Authority Gabriele Rinaldi, l’ospedale non gioca più in difesa ma esce a cercare eventuali paucisintomatici o asintomatici. Resta alta l’attenzione della tutela dell’ospedale dove il virus non deve diffondersi per evitare un contagio che avrebbe il peso di una tragedia collettiva. E così ormai da qualche giorno la tenda della protezione civile installata di fronte all’ospedale viene sistematicamente utilizzata su richiesta del commissario straordinario per fare test e tamponi a quella fascia di popolazione in quarantena, o che ha avuto contatti con persone in quarantena o positive al virus che presentano sintomatologia lieve o addirittura assente. Diverse centinaia sono le persone che sono state convocate su appuntamento per evitare assembramenti. Una modalità che vedremo ripetuta anche nei prossimi giorni. Fino a che, è l’augurio di tutti, non vi saranno più malati.

Repubblica Sm