San Marino. Corruzione: il Gafi spiega perché è il male assoluto ….di David Oddone

oddone grassoIn questi giorni abbiamo nuovamente acceso i fari sul fenomeno della corruzione, prendendo spunto dal simposio realizzato nei giorni scorsi in Repubblica, con la collaborazione della Fondazione culturale Valori Tattili e la Gerbera Gialla.

Quello che è emerso, in estrema sintesi, è che la corruzione è il male assoluto.

A supporto di questa affermazione pubblichiamo oggi un documento molto importante, quello del Gafi – Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale -, che negli anni scorsi ha realizzato un documento dal nome emblematico: “Riciclaggio dei proventi di corruzione”. Una analisi puntuale e dettagliata del fenomeno, racchiusa in circa un centinaio di pagine, che sintetizziamo e traduciamo dall’inglese nelle parti più importanti per San Marino.

“La corruzione danneggia i risultati economici riducendo gli investimenti dei privati, influenzando negativamente la quantità e la qualità delle infrastrutture pubbliche, riducendo le tasse in entrata, rendendo di conseguenza il sistema finanziario meno efficiente. In aggiunta a tutto questo dallo studio emerge come la corruzione può avere effetti negativi anche nella ridistribuzione della ricchezza, in quanto danneggia i poveri in maniera sproporzionata.

I paesi con elevati livelli di corruzione conseguono tassi di alfabetizzazione più bassi, hanno tassi di mortalità più alti, e in generale registrano minori risultati di sviluppo. La corruzione acuisce la povertà incidendo sulla spesa pubblica e sulla disoccupazione.

Inoltre, la corruzione è spesso associata con la fuga di capitali. La corruzione svolge un ruolo significativo nei flussi finanziari illeciti. In questo modo, la fuga di capitali che è collegata alla corruzione, costituisce una deviazione che drena risorse e tiene lontane la attività produttive incidendo sugli investimenti nazionali.

Gli studi ipotizzano una relazione bidirezionale tra la corruzione e lo sviluppo economico. Primo, la corruzione colpisce lo sviluppo economico. In secondo luogo, lo sviluppo economico determina anche il livello di corruzione. Il rapporto tra corruzione e livelli di crescita dello sviluppo economico, rappresentano un circolo vizioso. Lottare contro la corruzione rappresenta quindi un elemento utile nelle strategie di crescita economica.

C’è anche una forte correlazione tra la corruzione e il reddito (PIL pro capite). I paesi con i più alti livelli di corruzione sono quei Paesi in via di sviluppo e in transizione.

La Banca Mondiale, in collabo- razione con la UIF in Malawi (un paese a basso reddito) e Namibia (un paese medio-alto di reddito), ha indagato sulla relazione tra corruzione, riciclaggio (nello studio denominato ‘flussi illeciti di denaro’) e lo sviluppo economico.

Grazie a questo studio sono stati evidenziati alcuni elementi. Innanzitutto, la corruzione può essere un importante – la più importante – fonte di denaro illecito all’interno di un paese. In entrambi i paesi gli esperti hanno convenuto che la corruzione è la più grande fonte di denaro illecito. In secondo luogo, la corruzione è stata anche vista da molti come un vincolo importante per lo sviluppo economico, soprattutto perché la corruzione comporta una deviazione delle risorse finanziarie a carico del bilancio nazionale per scopi di spesa privata. Tali spese private drenano risorse per altre spese, quali ad esempio l’istruzione, la salute e le infrastrutture. L’effetto economico più importante della corruzione sembra essere dunque la distrazione di denaro dal bilancio dello Stato.

La corruzione porta ad una serie a cascata di questioni di governance pubblica: aumenta il peso delle tasse e riduce i servizi per le persone, riduce l’impatto degli interventi di sviluppo e mina la fiducia nelle strutture di governo e politiche nel paese colpito. Non è una coincidenza che le giurisdizioni percepite come le più corrotte siano anche le più povere, e che esiste una correlazione positiva tra la corruzione e il rischio di default di uno Stato. Per far fronte a questo, la Banca Mondiale, la Banca Interamericana di Sviluppo-americana e la Banca asiatica di sviluppo hanno solo recentemente deciso di colpire le imprese e gli individui ritenuti colpevoli di pratiche di corruzione.

Un altro effetto dal punto di vista della comunità imprenditoriale è che la corruzione comporta ulteriori oneri amministrativi e finanziari per le imprese. La corruzione inoltre crea un ambiente di business sfavorevole minando l’efficienza operativa delle imprese e aumenta i costi e i rischi associati con il fare business”.

Ma che cosa stanno facendo concretamente gli Stati per sconfiggere questa piaga? La risposta si legge direttamente nel documento.

“Il G20 ha assicurato di essere in prima linea contro la corruzione, verso la quale serve uno sforzo multilaterale. Il GAFI dal canto suo ha elaborato un documento che illustra gli sforzi per combattere la corruzione. Anche le organizzazioni non governative (ONG) svolgono un ruolo importante nel combattere la corruzione globale, aumentando la consapevolezza della portata e l’impatto del fenomeno, attraverso la conduzione di ricerche e analisi sulle cause e le possibili soluzioni. Ad esempio, Transparency International ha sviluppato alcuni strumenti di misurazione della corruzione, che si utilizza per la preparazione di rapporti specifici”.

Corruzione fa rima con politica.

Ecco dunque l’analisi degli esperti del Gafi:

“PEP corrotti (persone politicamente esposte, in pratica i politici), come altri criminali, hanno bisogno di mascherare i proventi dei loro crimini, e utilizzare una varietà di metodi spesso sofisticati. PEP corrotti possono avere alcuni vantaggi naturali nel riciclare i propri fondi: essi possono controllare la macchina dello Stato, permettendo di cooptare quegli individui e istituzioni che dovrebbero prevenire e individuare tali crimini; possono usare i proventi di corruzione per finanziare partiti politici e organizzazioni e, a propria volta, rafforzare il proprio controllo sui meccanismi di governo; il loro potere politico dà loro la possibilità di reclutare collaboratori qualificati all’interno del proprio paese al fine di rendere i proventi di reato indistinguibili dal denaro legittimo e fornire una copertura diplomatica; e spesso hanno una patina di rispettabilità che devia ogni sospetto.

D’altra parte, le persone politicamente esposte corrotte, devono affrontare rischi che altri criminali non hanno: la grande ricchezza inspiegabile di un PEP può essere sufficiente a innescare richieste in proposito. Diventano per questo importanti gli obblighi di informativa per accedere a maggiori informazioni rispetto alla ricchezza e il reddito di persone politicamente esposte.

PEP corrotti utilizzano una vasta gamma di metodi per nascondere i loro proventi. PEP corrotti mascherano la loro proprietà attraverso aziende e società fiduciarie per riciclare i proventi di reato, utilizzando il proprio potere per acquisire beni dello Stato. Casi del passato dimostrano inoltre che le norme antiriciclaggio non vengono sempre attuate dalle istituzioni finanziarie”.

Insomma, ci sono non poche analogie con le ultime ordinanze del Tribunale sammarinese. Si diceva che la corruzione è il male assoluto. Dunque, per trasferire i concetti emersi dallo studio del Gafi nella realtà sammarinese, se oggi qui c’è la disoccupazione e le tasse sono aumentate, la colpa non è certo di indagini e arresti, come qualcuno furbescamente vorrebbe fare credere. Come del resto non sono neppure le indagini sulla corruzione ad allontanare investitori e imprenditori seri, piuttosto è stato il sistema “drogato” sammarinese che negli anni ha drenato risorse e ricchezze.

Le inchieste del nostro Tribunale vanno proprio in questa direzione, perché ristabilendo la libera concorrenza e la certezza del diritto, la inevitabile conseguenza sarà avere un Paese più ricco e più appetibile. Tutto questo non lo dice né Tribuna, né la magistratura del Titano. Ma uno studio internazionale proposto da una delle organizzazioni più attive a autorevoli nella lotta alle mafie a al malaffare.

David Oddone, La Tribuna