San Marino. Covid: a passi spediti verso la normalizzazione … di Alberto Forcellini

Covid tra paura e voglia di normalizzazione. A quasi tre anni dall’esplosione della pandemia a livello mondiale si discute su quale sia la strategia da seguire tra chi chiede di mantenere misure restrittive accompagnate a nuove campagne vaccinali e chi invece punta a togliere tutte le imposizioni. Fanno discutere soprattutto le recenti disposizioni prese dal governo italiano sul reintegro dei medici no-vax, sull’uso delle mascherine, sull’eliminazione del tampone per chiusura malattia. Ieri, il ministro della salute Schillaci ha detto che siamo in una fase endemica, che bisogna usare le stesse accortezze che si usano per l’influenza stagionale e che si possono sospendere gli isolamenti per asintomatici. Quindi ha aggiunto: “Anche chi ha una sintomatologia lieve può tornare prima, dopo almeno 24 ore di assenza di febbre, magari con qualche precauzione come la mascherina, per proteggere i più fragili”. Del resto, anche con l’influenza si rientrava al lavoro appena i sintomi finivano.

Sulla semplificazione dell’isolamento, immediata l’approvazione e il plauso di Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova: “…Si va verso l’eliminazione della quarantena e mi sembra ottimo visto che siamo di fronte ad un Sars-CoV-2 molto simile all’influenza.” Sulla stessa lunghezza d’onda anche Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma: “La pandemia è completamente cambiata rispetto a 2 anni fa. In Italia siamo in presenza di un’immunità ibrida, determinata dal grande contagio e soprattutto dalla grande campagna vaccinale, che ha visto l’Italia tra i Paesi più performanti del mondo. Questa immunità ibrida ci rende più forti”.

I dati sammarinesi più o meno combaciano con quelli italiani: il numero dei vaccinati e di quelli guariti dal Covid, sono quasi sovrapponibili. Segno che c’è un’alta copertura immunitaria, al netto delle situazioni personali e scorporando le diverse sensibilità sulla vaccinazione. Infatti è ormai assodato che, nonostante le continue varianti, i vaccini ci hanno protetti dalle fasi acute della malattia e hanno permesso al virus di indebolirsi, anche se è ancora molto contagioso.

Il dibattito in merito, però, non è finito. Anzi si è acceso ancora di più a seguito della decisione del governo Meloni di dare l’addio all’obbligo vaccinale per i sanitari e alle mascherine negli ospedali e nelle residenze sanitarie assistite. Il grido di vittoria dei no-vax subito smorzato dalle tante voci dissenzienti: sul vaccino, questo è un messaggio sbagliato; è un errore lo stop alle mascherine in ospedale; questa è una normalizzazione ideologica.

Insomma, siamo alle solite, ogni decisione ha i suoi pro e i suoi contro. Sta di fatto che anche il Covid è cambiato rispetto a tre anni fa, scienziati e medici ne sanno molto di più, ci sono cure molto più avanzate rispetto agli inizi della pandemia e quantunque ci si trovi nell’ennesima fase di transizione, qualsiasi nuova manifestazione viene subito messa sotto controllo. È vero che alcuni modelli matematici prevedono un’onda di risalita entro dicembre per l’arrivo del freddo e l’acuirsi delle malattie da raffreddamento. Speriamo non sia un’ondata. Una situazione che potrebbe di nuovo impegnare gli ospedali. Ma come dicevamo, ormai tutti i sistemi sanitari hanno maturato una forte esperienza in materia. Il problema vero è costituito dai medici che mancano.

L’Anaao Assomed, cioè il sindacato medico italiano, ha stimato che entro il 2024 sono previsti 40 mila specialisti in meno nell’intero Ssn. I principali fattori che determinano la carenza di medici specialisti sono riconducibili ad almeno 3 fenomeni: pensionamento, licenziamento e nuove attività previste. Per reperire il personale nell’immediato, secondo l’Anaao Assomed, è necessario “stabilizzare tutto il precariato formato durante la pandemia (9.409 unità) e contrattualizzare, per quanto necessario e possibile, quella platea di 15mila specializzandi degli ultimi anni di specializzazione che già da subito potrebbero essere impiegati per dare aiuto nelle attività ospedaliere”.

Quindi, è perfettamente inutile stracciarsi la camicia perché anche a San Marino mancano alcuni medici specialisti, la situazione è grave per tutti e la si può risolvere solo con tanto buon senso e buonissime relazioni esterne.

Rimane un solo quesito da sciogliere: fare o non fare la quarta dose? Al momento non c’è alcun obbligo e probabilmente non ne arriveranno. Agli ultra sessantenni e ai fragili viene consigliata la doppietta: antinfluenzale e antivirus. Tuttavia, molti, proprio per essersi ammalati durante l’estate, hanno qualche remora sulla quarta dose. In ogni caso, è sempre meglio farsi consigliare dal medico, possibilmente sì-vax.

Del resto, la pandemia Covid ha dimostrato che le vaccinazioni non sono una pratica di esclusivo appannaggio dell’età infantile, ma hanno un ruolo fondamentale anche nella salute della popolazione adulta. I medici devono quindi essere i primi testimonial dell’efficacia e della sicurezza delle vaccinazioni, vaccinandosi indipendentemente da obblighi di legge, adempiendo a una norma superiore che è l’etica professionale.

a/f