Ferrari nuove fiammanti, non c’è bisogno di vederle, le si riconosce dal rombo mentre sfrecciano sui tornanti del Titano. Ma anche Maserati, Mercedes, Audi, BMW, potenti, fiammanti, elegantissime: tutti ultimi modelli con la targa nuova di pacca. È una delle facce della medaglia. Sull’altra, le oltre cento famiglie che si rivolgono alla Caritas perché non ce la fanno a far 31. La medaglia è San Marino, ma non ha solo due facce, in mezzo ci sono centinaia di utilitarie nuovissime, macchinine under 18, accessoriatissime, che costano più delle utilitarie. Ci sono ristoranti pieni, che non entri se non ti prenoti almeno una settimana prima. Segno comunque che “mediamente” la gente sta bene. Ma il centro storico è desolatamente vuoto, le serrande dei negozi sono abbassate, gli alberghi bui. E non tutti i bar e ristoranti hanno la fortuna di essere pieni, anzi qualcuno è chiuso. Il Covid ha colpito duro nel 2020 e minaccia di pregiudicare anche il 2021.
Pochi flash, ma sufficienti per capire che non si può generalizzare e che non si può aprire il megafono della protesta perché non ci sono i ristori. Le riflessioni sull’economia disastrata di questo periodo, che fa seguito ad una crisi che dal 2008 non si è più ricomposta, hanno bisogno di mettere in fila tutte le tessere del mosaico. Meno lavoro e consumi, ma anche meno viaggi, meno cultura, meno spettacoli: questi i nuovi parametri per misurare la crisi.
Dopo il temporaneo rilassamento estivo, il mondo si trova in piena seconda ondata di Covid-19, in un contesto economico di recessione che non ha eguali dagli anni ’30 a questa parte. Nei paesi che hanno allentato le misure restrittive durante l’estate le attività economiche avevano iniziato a recuperare, ma ora la ripresa si scontra con un nuovo giro di vite, conseguente ai contagi (che comunque continuano) e ai vaccini (che hanno una gran difficoltà ad arrivare). I dati economici che vengono forniti fotografano un arco temporale che spesso non coincide con la realtà contingente, proprio per la presenza di variabili in continua mutazione. In ogni caso, alcuni elementi sono fatidici: servizi in difficoltà, industria sotto ritmo, domanda interna con recupero lento (a parte la spesa alimentare, altri settori come l’abbigliamento soffrono delle chiusure), export in frenata. I consumi privati ??però dovrebbero rafforzarsi nuovamente nel corso del 2021, così come la spesa in conto capitale, che è prevista in forte ripresa nei prossimi due anni
Ad essere sul banco degli imputati, in questa analisi virtuale, è naturalmente il governo. Gli si rimprovera di non avere saputo prendere le misure necessarie, né sul piano sanitario, né su quello economico. Abbiamo dunque un colpevole da lapidare? A farne dubitare è la prova offerta, a sua volta, dalle opposizioni. Infatti, quando si va a vedere nel merito quali sono state, in questi mesi, le loro proposte, si constata che esse hanno oscillato da un estremo all’altro, come se fossero ispirate più alla necessità di far sentire la propria voce critica nei confronti del governo che non a una coerente progettualità.
La verità è che anche i sammarinesi, nel loro complesso, hanno sottovalutato la minaccia. Pur con l’attenuante del comprensibile bisogno di libertà e di svago, dopo la cupa stagione del lockdown, in molti hanno abbassato la guardia. Certo, il governo avrebbe potuto bloccare tutto questo con rigorosi divieti. Ma dobbiamo dargli atto che a impedirlo è stata proprio la considerazione sulle esigenze oggettive di categorie legate al turismo e alla ristorazione, che avevano particolarmente sofferto per le chiusure dei mesi precedenti.
Gli scenari mondiali ed europei relativizzano eventuali errori e nessuno, in questo contesto, ha il diritto di tirare la prima pietra.
Si accusa il governo, alternativamente di non fare niente, o di tirare dritto. Qual è la via giusta? Va da sé che, se domani finisse tutto, l’economia tornerebbe ad esplodere di nuovo. Ma questo sappiamo che è del tutto improbabile nel breve periodo. Le analisi dicono che, affinché la produzione reale torni ai livelli pre-pandemia, bisognerà aspettare almeno il 2022. Così come appare abbastanza inverosimile la speranza in una ripartenza a V, cioè con un forte rimbalzo che ci riporti rapidamente al livello di partenza, anche se ci dovessero essere importanti investimenti pubblici e si continuasse sulla linea degli incentivi fiscali.
C’è poi il nodo delle finanze pubbliche. I ricavi delle imposte indirette sono destinati a diminuire per effetto del calo dei consumi privati e il deterioramento del mercato del lavoro, seppur contenuto dal sostegno pubblico, implica minori entrate da imposte dirette e contributi previdenziali. Le entrate del governo, però, dovrebbero beneficiare della ripresa dell’attività economica, appena il contagio diminuirà e i vaccini faranno il loro effetto. Anche la spesa pubblica dovrebbe diminuire grazie ai provvedimenti che si stanno progressivamente prendendo non solo in termini di risparmi gestionali (comunque fondamentali) ma anche di riorganizzazione. Quindi, non basta urlare “al lupo, al lupo” come fanno ogni giorno le opposizioni. Per prendersi cura del futuro, bisogna impegnarsi giorno per giorno.
a/f