La guerra ha preso il posto della pandemia nella scaletta delle paure. Anche sui media, dopo due anni di occupazione esclusiva delle prime pagine, il Covid è passato in secondo piano. Del resto, ormai in tutti i Paesi, San Marino compreso, è stata dichiarata la fine dell’emergenza e le misure di contenimento sono state allentate. Eppure i contagi ci sono ancora, con numeri ancora piuttosto alti. Secondo i dati forniti dall’ISS fino alla scorsa fine settimana, i contagi viaggiano ancora sopra le 300 unità, con piccole variazioni giornaliere. Ciò nonostante si parla di decrescita, anche perché i ricoveri ordinari e le terapie intensive sono molto più bassi rispetto al passato. I sintomi sono indiscutibilmente molto leggeri, addirittura assenti per molte persone, o del tutto simili all’influenza stagionale, il cui andamento ha ripreso a crescere proprio perché si è abbassato il livello di attenzione.
Il vaccino è stata un’arma potente per fermare l’evoluzione acuta della malattia e anche le morti. Il dato è ormai confermato a livello mondiale: i Paesi con una più alta percentuale di vaccinati hanno avuto meno ammalati e meno decessi. San Marino ha vaccinato con le due dosi l’82 per cento della popolazione con o più di 5 anni, mentre il 62 per cento ha ricevuto anche la dose booster.
Dobbiamo essere orgogliosi della campagna vaccinale sammarinese, avviata in condizioni oggettivamente molto difficili, ma condotta con determinazione e competenza in tutte le sue fasi. Ciò nonostante c’è ancora chi ama rimestare nel gossip per la questione dello Sputnik, come se San Marino e Russia avessero condotto trattative poco trasparenti. Oppure, che ci sia stato un accordo sottobanco per fare dei cittadini sammarinesi delle cavie. Che assurdità!
I tempi e le modalità dell’arrivo dello Sputnik se li ricordano tutti. San Marino era il 60esimo Paese a servirsi del vaccino russo, altri 40 sono seguiti. San Marino ha pagato il vaccino, non l’ha avuto per regalo o per simpatia. La sua validità è stata subito evidente: trascorso poco più di un mese dall’inizio della campagna vaccinale si è registrato un netto decremento dell’incidenza di nuove diagnosi di Covid-19 che sono passate da oltre 200 casi a settimana della prima metà di marzo a meno di 30 nella seconda metà di aprile, per poi concludersi con l’ultimo caso di contagio, rilevato in territorio sammarinese, il 12 maggio. In questo frangente inizia la collaborazione con lo Spallanzani per uno studio relativo all’analisi della risposta anticorpale, su un campione rappresentativo di circa 1.000 sammarinesi reclutati su base volontaria.
Lo Spallanzani è una sorta di gioiello della corona per la ricerca scientifica italiana, il più importante Istituto di Malattie Infettive della penisola. L’8 aprile 2021 aveva firmato un accordo di studio con l’istituto Gamaleya di Mosca, i cui termini precisi non sono stati riportati dalla stampa. Ora si parla di sperimentazione, ma sembra più un’illazione, e comunque non a San Marino che aveva già avuto il vaccino a fine febbraio, quindi ben prima di altri presunti fatti, sotterfugi e stranezze ai quali risulta totalmente estraneo. Come discende da numerosi articoli della stampa italiana.
Del resto, uno dei più piccoli Stati al mondo come potrebbe entrare nelle dinamiche della geopolitica mondiali, oggi aggravate dal conflitto bellico?
Qual è lo scopo di cercare di infangare un capitolo che per San Marino è solo motivo di orgoglio, ma anche di monito per le istituzioni sanitarie italiane ed europee, che l’avevano lasciato solo? Ci sono ben altri problemi oggi da affrontare e in questo contesto difficile, le spy story a poco prezzo hanno l’evidente colore di una speculazione giornalistica e di una strumentalizzazione politica.
Adesso bisogna anche pensare a cosa succederà con un virus che ha contagiato il mondo intero, che cambia veste ogni due settimane e che la scienza ancora non conosce in tutte le sue sfaccettature.
Ci aspetta una quarta dose, o un richiamo annuale, come facciamo con l’influenza? Al momento non c’è nulla di deciso. L’indirizzo prevalente è quello di una vaccinazione annuale, anche perché quella a cui abbiamo assistito e partecipato è la prima campagna di vaccinazione di massa a livello mondiale. In alternativa, se verrà giudicata necessaria una quarta dose, probabilmente sarà riservata alle persone molto anziane e ai soggetti più fragili. Ancora una volta saranno scelte di sanità pubblica, non scelte politiche. Quindi inutile inquietarsi.
Una raccomandazione per noi tutti cittadini: tenere sempre attivi i meccanismi di protezione e di cautela. E una raccomandazione (se ci è consentita) alle autorità sanitarie: ora che abbiamo le conoscenze, l’esperienza e la strumentazione adeguata, non si disperda la fiducia che si è innescata nella popolazione e si ci si prepari al prossimo autunno.
a/f