Il virus corre, sul Titano come in tutti i paesi europei, anche se qui i numeri sono tutto sommato contenuti e non così gravi come nelle altre fasi. Altrove, l’andamento dei contagi, dei ricoveri, dei decessi non lascia dubbi su questa quarta fase, ampiamente prevista e con il picco indicato proprio in prossimità delle feste natalizie. Meglio premunirsi.
Le autorità sanitarie ISS dipingono una situazione locale perfettamente sotto controllo, grazie all’esperienza maturata in quasi due anni di emergenza pandemica, ma soprattutto grazie ai vaccini. È stata questa l’arma vincente nel contrasto ad una malattia, violenta e subdola insieme, perché generata da un virus in continuo cambiamento genetico.
Rispetto alla primavera scorsa c’è una differenza sostanziale, anche se oggi i numeri sono in aumento mentre allora la curva era in discesa: sono crollati i ricoverati in isolamento, nessuno presente in terapia intensiva. I contagiati attivi, seguiti a domicilio, hanno sintomi lievi, forse inferiori ad una banale influenza, ma sono seguiti giorno per giorno dal team Covid. C’è anche un numero dedicato per chi avesse delle cose da chiedere o far presente alcuni sintomi: 994144.
Le considerazioni illustrate dal direttore generale Sergio Rabini e dal capo del team Covid Pier Luigi Arcangeli, ruotano tutte intorno al senso di responsabilità dell’ISS nei confronti della salute del singolo cittadino e dell’intera comunità. In questa cornice si collocano le misure sempre più restrittive suggerite al governo, senza alcun pregiudizio, solo nell’ottica della scienza. Come l’azione concentrica sui contagiati, con un isolamento equilibrato, la quarantena fiduciaria, i tamponi in tempo reale (ne sono stati processati 87 mila dall’inizio della pandemia), il tracciamento a tutto campo.
Precauzioni, attenzioni, prevenzione sono gli strumenti per tenere aperto l’ospedale affinché possa svolgere tutte le sue attività, ma anche per tenere aperti gli esercizi commerciali, le aziende, le attività sportive e di spettacolo. Non passa inosservata la sottolineatura alla scienza, alle indicazioni delle agenzie internazionali, che San Marino osserva con scrupolo sia nelle misure farmacologiche, sempre più adeguate, sia nella somministrazione dei vaccini. Le spiegazioni sono mirate e tranquillizzanti: la dose booster è importantissima per l’attivazione delle difese individuali: eterologa è la più consigliata, omologa per chi preferisce. Sono in arrivo 10 mila dosi di Pfizer e qualche migliaio di Sputnik light, proprio per cercare di accontentare le diverse correnti di pensiero.
Il vaccino non è una terapia, è una profilassi. Serve a non ammalarsi, a creare lo scudo protettivo contro l’invasione del virus e anche se la copertura non è al 100%, come del resto per tutti i vaccini, la protezione fa sì che si tenga lontana la malattia grave e spesso anche il ricovero.
Nessun accenno a chi ancora non ha capito l’importanza del vaccino e neppure a quei politici che, ogni tanto, cercano di spalleggiarli, magari criticando i decreti anti-Covid. Forse se n’è parlato davvero troppo, è ora di stendere un velo sulle fake news di cui sono latori e propalatori. Riguardo alla politica, sappiamo troppo bene che ogni tanto si fa vanti qualcuno che è convinto di essere “er mejo fico der bigonzo”, che è in cerca di visibilità a buon mercato, o più propriamente di accaparrarsi quella fascia di voti. Non c’è bisogno di commenti.
Rabini e Arcangeli sono medici, uomini di scienza. Su questo incentrano la comunicazione. E invitano a non dimenticare quando due primavere fa, San Marino era un deserto. Il team Covid, le forze dell’ordine, i volontari si muovevano su strade vuote, silenziose, surreali. Talvolta, da una finestra all’altra, da una ringhiera all’altra, comparivano degli striscioni con la scritta: “Andrà tutto bene”.
Ci venivano i brividi ricorda Arcangeli, perché in quel momento non avevamo armi per combattere una guerra impari. In quella scritta c’era tutta l’angoscia del presente e la speranza per il futuro.
Il futuro prossimo immediato ci preannuncia un’altra battaglia, che però ora si combatte con armi molto più potenti, a cominciare dai vaccini appunto, ma ai sammarinesi si chiede ancora pazienza, resilienza, adattamento. Esattamente come nella fase uno.
Sull’altro fronte: medici, infermieri, personale sanitario: ci sono. L’ospedale: c’è. L’obiettivo è vincere anche questa battaglia. Sarà l’ultima? Non si sa. L’invito è che ospedale e territorio abbiano sempre pronti i piani di intervento.
a/f