Sembra che tutta l’Europa vada ormai verso l’obbligo vaccinale. La strada presa dall’Austria è già stata imboccata dalla Grecia per gli over 60 e potrebbe essere anche quella della Germania.
“Fino a due o tre anni fa non lo avrei mai pensato ma è tempo di discutere sull’obbligo vaccinale”. La presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen, appena un giorno fa, ha espresso un pensiero che non è solo suo. È di molti governi dei paesi dell’Unione Europea. Se non si arriverà a una copertura in grado di tenere sotto controllo la circolazione del virus con le campagne attuali, si potrebbe arrivare all’obbligo. Un terzo della popolazione europea non è vaccinato, 150 milioni di persone sono davvero tante.
In Francia l’obbligo vaccinale c’è per categorie come personale sanitario, vigili del fuoco ed esercito. In Italia arriva dal 15 dicembre per il personale della scuola e quello di difesa, sicurezza e soccorso pubblico e chi lavora in rsa. Il governo non ha intenzione di generalizzare l’obbligo vaccinale, ma punta sul Super Green Pass che entra in vigore lunedì 6 dicembre e vale per guariti e vaccinati, non per chi ottiene la certificazione con il tampone.
Passeremo il Natale in lockdown? L’ipotesi non è così peregrina, anche se il direttore esecutivo dell’Agenzia dell’Onu Michael Ryan, ha detto che bisogna “essere pazienti” e aspettare di saperne di più sulla variante Omicron.
È questa la grande incognita delle prossime settimane, ovvero le caratteristiche della variante evidenziata recentemente, della quale ancora non si conoscono tutti gli effetti. Appena scoperta, aveva generato il panico, poi è stato detto che era molto contagiosa ma non pericolosa, quindi è cominciato il dibattito sulla valenza dei vaccini di fronte a questa nuova aggressione. Insomma, è ancora troppo presto per fare previsioni sugli effetti della Omicron.
È questo il nome affibbiato alla variante che sta alimentando la nuova offensiva del virus. Come le altre segue la classificazione decisa dall’OMS, che utilizza le lettere dell’alfabeto greco per denominare le varianti del coronavirus. La nuova variante B.1.1.529 emersa in Sudafrica avrebbe dovuto essere denominata con la lettera greca Ni (in inglese nu), molto scomoda da pronunciare. Quella successiva sarebbe stata la “Xi”, che corrisponde a un cognome molto comune in Cina, oltre che al cognome del presidente cinese Xi Jinping. Meglio non scatenare un incidente diplomatico. L’OMS ha quindi deciso di passare direttamente alla O, cioè la omicron, che è già stata adottata ampiamente in tutto il mondo.
Mancano ancora 9 lettere per arrivare alla Omega, l’ultima lettera dell’alfabeto greco. Siamo ben lontani dal dormire sonni tranquilli. Le varianti proliferano nelle persone non immunizzate e poi si trasmettono ovunque. Quindi, a livello internazionale ormai si è ben capito che se non si vaccinano i paesi in via di sviluppo, insieme a quelli sviluppati, ogni strumento di contrasto e prevenzione diventa poco efficace. Il problema a questo punto non è tanto sui brevetti, sui quali le aziende produttrici sembrano pronte a trattare, quanto sul dotare i paesi del sud del mondo di strutture sanitarie e di personale in grado di sostenere campagne vaccinali di massa. La qual cosa è molto più difficile e complicata.
Intanto, noi poveri mortali, non possiamo fare altro che adeguarci alle restrizioni. Che sicuramente aumenteranno, perché San Marino ha superato i 350 contagi attivi e ogni giorno aumentano i ricoverati. È ancora tutto sotto controllo, ma il contagio galoppa senza freni, ci vuole un soffio perché si riempia di nuovo la terapia intensiva. Occorre intensificare i vaccini: dose booster e ciclo completo a chi ancora non l’ha fatto.
Intanto, sulla scorta della recente approvazione AIFA, il Comitato Emergenze intende proporre anche sul Titano la vaccinazione pediatrica anti Covid ai bambini dai 5 agli 11 anni. I quali, senza immunizzazione, sono sicuri veicoli di trasmissione. I dati attualmente in possesso della scienza, sono confortanti. Lo studio registrativo che ha portato alla nuova indicazione ha incluso oltre 3.000 bambini vaccinati e i dati hanno mostrato livelli di efficacia intorno al 91%. A questi dati si aggiungono quelli inclusi nel database di farmacovigilanza degli Usa, dove si è partiti il 29 ottobre e sono stati vaccinati oltre 3 milioni bambini. Anche qui, seppure il follow-up non sia molto lungo, non si evidenziano particolari problemi di sicurezza.
Non si sa ancora se anche sul Titano verrà introdotto il “super green pass”, che ormai in Italia viene richiesto ovunque. Sicuramente sarà oggetto di ragionamento delle autorità preposte. Noi possiamo solo dire che, se bastasse questo ad evitare il lockdown natalizio, ne saremmo tutti felici.
a/f