San Marino. Covid: siamo nel pieno della settima ondata, almeno per tutto luglio. Poi bisognerà prepararsi per l’autunno … di Alberto Forcellini

Decine di migliaia di nuovi casi ogni giorno in Italia. In Francia è stata superata la soglia dei 200 mila. A San Marino si superano di nuovo i 500 casi attivi. Bisogna riprendere a fare i conti con la ricaduta sugli ospedali. Siamo in una fase diversa, con ospedalizzazioni e terapie intensive ben lontane dai numeri di due anni fa, ma non si può tirare ancora un sospiro di sollievo.

Eppure siamo in estate e, di solito, le sindromi influenzali, con il caldo, spariscono o si attenuano. Invece ci troviamo di fronte alla settima ondata Covid, con un mese di anticipo sull’andamento stagionale. Già in questi giorni si registra un tampone positivo ogni 3 – 4.

Gli esperti sono concordi nel dire che il picco si avrà a metà/ fine luglio, poi la curva dovrebbe cominciare a scendere. Questa ondata di casi di Sars-CoV-2, come tutte quelle che l’hanno preceduta, avrà infatti una durata variabile tra i 40 e i 60 giorni, poi andrà ad esaurirsi. Tra due o tre settimane i casi inizieranno a diminuire, così come sta già avvenendo in altri Paesi europei, ad esempio il Portogallo, dove questa ondata è iniziata prima che in Italia.

Dopo la fine di luglio avremo una specie di rumore di fondo con contagi fisiologici proprio per l’endemizzazione del virus. Intanto arriva un nuovo allarme. Infatti è stata segnalata in India il 2 giugno scorso la sottovariante BA.2.75, in apparente rapida crescita, come dicono gli scienziati.

Su questa nuova arrivata della famiglia Omicron non esistono al momento pubblicazioni scientifiche, ma segnalazioni sul web fra gruppi di esperti, che rilevano soprattutto come essa appartenga ad una seconda generazione, derivata a sua volta dalla Omicron BA.2 ma diversa per via di ben nove mutazioni sulla proteina Spike, con la quale il virus si aggancia alle cellule umane.

BA.2.75 ha già una piccola famiglia, con le “sorelle” BA.2.74 e BA.2.76, sempre identificate in India. Tutte e tre starebbero spingendo verso l’alto la curva dei contagi, con una rapidità considerata del 18% superiore rispetto a quella delle varianti finora note. Non è escluso quindi che ad inizio autunno dovremo fare i conti con l’ondata numero 8.

Sono tante le domande che si affollano nella mente delle persone, a volte insieme allo sconforto, perché si positivizzano giovani, anziani, persone di ogni età, compresi i vaccinati con tre dosi e quelli che hanno già avuto la malattia. È stato tutto inutile quello che abbiamo fatto, i sacrifici patiti, il dolore delle famiglie? Domande esistenziali, più che sanitarie, alle quali si può rispondere solo con alcune considerazioni. Innanzi tutto, dobbiamo renderci conto che lo scoppio del nuovo Coronavirus è stato una tragedia umana che ha colpito centinaia di migliaia di persone, milioni su scala mondiale, e mai era avvenuto un simile sforzo scientifico per conoscere e contrastare un virus in tempi così brevi. Il vaccino è stato un’arma potente, che ha ridotto le morti e i casi più gravi, quelli con conseguenze ancora allo studio dei ricercatori. La potenza delle varianti e delle sottovarianti forse non era stata prevista, ma anche in questo settore la scienza sta facendo passi da gigante.

Come del resto hanno fatto un po’ tutti i sistemi sanitari, mettendo in campo uno sforzo organizzativo che non ha precedenti storici. Tutto ciò al netto dei problemi di personale. Ad esempio, in Italia mancano 40 mila professionisti. Secondo la FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) a partire dal 2010 il personale sanitario ha subito un calo del 5,6%, ovvero mancano all’appello 5mila medici, quasi 11mila infermieri e più di 23mila altri operatori sanitari. È ovvio che il fenomeno abbia ripercussioni anche a San Marino e non sia semplice porvi rimedio. Ciò nonostante, e pur in presenza di critiche giornaliere su questo o quell’altro aspetto del sistema sanitario nostrano, la risposta è stata potente, non si sono lesinati sforzi, né spese, e soprattutto nessuno è stato abbandonato.

Abbiamo superato due anni violenti, siamo stati esposti a stravolgimenti. Ora abbiamo bisogno che la straordinarietà diventi ordinarietà, ovvero abbiamo bisogno di un cambio di mentalità nell’approccio alle nuove ondate che inevitabilmente arriveranno.

Finora in molti si sono affidati alla resilienza del sistema, puntando sulla capacità della società di assorbire lo shock pandemico, per ritornare nelle condizioni precedenti a conclusione delle ondate. Sarebbe invece più utile accettare il fatto che, da un certo punto di vista, il mondo come lo conoscevamo prima del 2020 non esiste più. Invece di sperare di tornare alla normalità della vita passata, dobbiamo cercare di trovare, sia come individui che come società, un nuovo punto di equilibrio in uno scenario che è cambiato per sempre.

Ci sarà un nuovo vaccino, forse è bene accoglierlo con la stessa fiducia con cui ci siamo avvicinati a quelli precedenti perché finora la scienza non ha tradito.

Poi, dovrà essere compito del governo, ma anche dei cittadini, procedere alla transizione verso modelli sociali, economici e tecnologici sostenibili. Se prima era solo, per così dire, ingiusto vivere in un mondo iniquo, adottando uno stile di vita così poco sostenibile per il pianeta, ora semplicemente non possiamo più permetterci di farlo. La pandemia stessa ci obbliga ai cambiamenti che per tanto tempo abbiamo rimandato.

a/f