San Marino. Crisi e recessione incombono sull’anno che verrà. Intanto è partita la spesa per i regali di Natale … di Alberto Forcellini

C’è tanta voglia di normalità. Per questo le strade sono piene di gente che passeggia, che guarda le vetrine, che entra nei negozi per i regali di Natale.

Dicembre si conferma il mese più importante dell’anno per i consumi ma il clima di fiducia delle famiglie è in calo. La forte ripresa dell’inflazione e i rincari delle bollette rischiano di ridurre la quota di tredicesima tradizionalmente destinata alla spesa per i regali di Natale, che quest’anno – secondo le stime di Confcommercio – si confermerà intorno ai 160 euro pro capite. Ovvero, sostanzialmente in linea con lo scorso anno.

Secondo gli osservatori, la propensione alla spesa sembra essere aumentata, anche se il livello è molto più basso rispetto all’epoca pre-Covid. Gli italiani dovrebbero spendere circa 6,7 miliardi di euro: nel 2009, la spesa per i regali era di 14,4 miliardi, lo scorso anno è stata di 7,4 miliardi. Abbigliamento, gioielli e tecnologia: questi gli highlight evidenziati dagli osservatori. Per il futuro: resilienza digitale e ritorno all’economia dell’esperienza.

A questi dati si aggiunge l’effetto boom del turismo. Sarà che per un paio di anni siamo stati tutti fermi, adesso è tornata la voglia di viaggiare: va bene la vacanza lunga, ma va bene anche la gita domenicale. Un effetto di cui anche San Marino sta beneficiando a piene mani, con il pienone per ogni weekend. Forse un poco più a rilento vanno gli alberghi, ma c’è da dire che il turismo di sosta è sempre stato un vulnus difficilmente risolvibile.

Consumi e inflazione, ecco il binomio che caratterizzerà le prossime feste, sempre con tanta attenzione alle previsioni per il prossimo futuro, su cui continuano ad incombere minacce di crisi e di recessione ormai preconizzate da tutti gli osservatori internazionali.

Finora infatti abbiamo assistito ad una dicotomia fra la vita reale dei cittadini, schiacciati dall’inflazione e dalla caduta della propria capacità di acquisto, e dall’altro il mondo delle statistiche ufficiali e della finanza, che ancora sembra aver risentito poco della situazione attuale, al punto da far pensare a una crisi “virtuale” non corrispondente all’andamento reale dell’economia. In effetti, nonostante la guerra, gli enormi rincari delle energie e delle materie prime, nonché un’inflazione galoppante, l’intero comparto economico ha segnato per tutto l’anno un trend in crescita, e con esso perfino il dato sull’occupazione. Del resto, guardando le immagini delle città piene di luci e di gente, i luoghi di vacanza, le file in autostrada, sembra quasi impossibile che le famiglie abbiano difficoltà con le bollette. Anche a San Marino, dove si è fatto addirittura uno sciopero sul caro vita delle famiglie, l’unica serata dedicata alla spiegazione di questi problemi è andata praticamente deserta. Tanto che, più di uno si è chiesto se davvero ai sammarinesi interessi sapere quanto aumenteranno il gas e la luce.

Da tempo era chiaro che l’economia globale era destinata ad avere problemi, sicuramente fin dalla crisi finanziaria globale del 2008 (senza nemmeno considerare gli eccessi del sistema finanziario che hanno portato a quel disastro). Il grande esperimento dell’allentamento monetario è iniziato proprio allora.

In quest’anno difficile, la domanda si è impennata, ma l’offerta di beni, colpita da interruzioni della catena di approvvigionamento dovute a motivi commerciali e politici e al Covid, non è riuscita a tenere il passo. Con la guerra in Ucraina in corso, i prezzi dell’energia si sono uniti a quelli di altri beni in una spirale ascendente. L’inflazione è davvero “arrivata”, “presente” e non “transitoria”.

Le banche centrali hanno reagito in preda al panico aumentando i tassi di interesse in modo aggressivo, per compensare la loro passata insensibilità ai rischi di inflazione, senza valutare le cause dell’inflazione stessa. Questo avrebbe dovuto scuotere i mercati, soprattutto quello azionario, ma non è stato così, o meglio non è ancora stato così. Eppure i segni della crisi imminente ci sono tutti, anche perché ora scoppierà l’enorme problema del debito globale.

La capacità di vedere oltre le azioni e di valutarne l’impatto sembra essere venuta meno. Questo potrebbe essere un prodotto dell’era digitale e dell’estrema dipendenza dai dati. O come chiedeva il poeta T.S. Eliot: “Dov’è la saggezza che abbiamo perso nella conoscenza? Dov’è la conoscenza che abbiamo perso nell’informazione?”. Oggi in teoria tutti hanno le informazioni, ma a che servono, se nessuno sa più coglierne le conseguenze?

a/f