La crisi non molla la presa e la fuoriuscita dalla black list italiana ha tolto anche l’ultimo alibi. Questa almeno la tesi che arriva dal sindacato.
A parlare è il segretario della Federazione industria della Cdsl, Giorgio Felici che spiega come dopo un “inizio anno dove sembrava che le richieste di riduzione del personale avessero subito un freno, da fine febbraio sono tornate a crescere ad un ritmo incessante, tanto che abbiamo già abbondantemente superato il centinaio di lavoratori coinvolti con solo una quarantina nelle ultime set- timane”.
Insomma la crisi non si arresta e gli ultimi casi, spiega sempre Felici, riguardano “anche aziende grandi per uuna realtà come San Marino, con più di 40/50 lavoratori che stanno facendo ricorso a richieste di riduzione e contratti di solidarietà. Sono aziende – aggiunge – che mostrano problemi seri e come sindacato siamo molto preoccupati”.
L’obiettivo quindi è proprio creare nuovi posti di lavoro perché oggi “oltre alla riduzione, ci sono molte aziende che non pagano gli stipendi o sono in ritardo. Inoltre – ricorda Felici – si è già accumulato più di un milione di euro di stipendi non pagati ai lavoratori per aziende fallite o che stanno incontrando istanze di fallimento”.
In questi casi i lavoratori non hanno molte garanzie. Qualcosa in più possono vantare solo quelli assunti con il contratto industria, dato che in quel caso è stato istituito un fondo di garanzia che interviene in casi di mancata erogazione degli stipendi, ma solo al termine delle eventuali procedure fallimentari. “Ma è l’unico strumento al momento presente – sottolinea Felici – che hanno solo i lavoratori dell’industria e che nel 2013 è intervenuto con dei rimborsi, quasi sempre parziali, in circa un centinaio di casi”.
In casa Cdls resta confermato il giudizio già espresso la settimana scorsa sulla riforma degli incentivi varata dal Consiglio venerdì notte, e cioè che la nuova legge potrebbe aumentare la precarizzazione di coloro che cercano di entrare nel mondo del lavoro per la prima volta o di coloro che sono privi di ammortizzatori sociali.
Ma quello che sta cominciando a preoccupare seriamente il sindacato in questo momento, è un ulteriore problema, la stretta al credito che avrebbero incominciato a operare le banche sammarinesi.
“Abbiamo già registrato diversi casi – spiega Giorgio Felici – tanto che la situazione per noi è già da considerarsi preoccupante. Per questo abbiamo anche già scritto al governo manifestando la nostra forte preoccupazione perché se le aziende sammarinesi, e parliamo di aziende strutturate, non ci fatturifici, ecc… rischiano di morire di credito, vuol dire che il nostro sistema non funziona e allora non serve neppure dare soldi e garanzie alle banche se poi non li reinvestono nell’economia reale”.
E così la Csu, che chiede “Sviluppo e lavoro adesso”, conferma òe prime iniziative di mobilitazione di lavoratori e pensionati a sostegno della propria campagna.
A decidere il via alla mobilitazione, è stato l’attivo generale del delegati della Csu nella riunione dei giorni scorsi a Valdragone.
Insomma, per il Central Square il governo va sollecitato perché è “ancora del tutto immobile” e “non ha tratto neanche dalla recente uscita dalla black list nessuna spinta per rilanciare l’economia produttiva e dare risposte occupazionali ai tantissimi disoccupati in lista d’attesa”. Esecutivo sotto accusa anche perché “da diversi mesi” ha “ignorato sistematicamente le richieste sindacali di aprire tavoli di confronto sui temi più urgenti del paese”.
“Solo recentemente – lamenta il sindacato – l’esecutivo ha convocato un incontro in cui la stessa CSu ha chiesto precisi impegni rispetto ad una delle richieste priorie: la lotta al lavoro nero. in tal senso, il Governo si è impegnato ad attivare una serie di incontri specifici per monitorare e debellare questo grave fenomeno, da cui si possono e si devono recuperare centinaia di posti di lavoro regolari per i disoccupati e i giovani sammarinesi. La Csu – sottolineano dal sindacato – vigilerà attenta- mente affinché questo impegno sia rapidamente tradotto in azioni concrete”.
Le iniziative di mobilitazione saranno organizzate a sostegno dell’insieme delle richieste sindacali, tra cui l’istituzione di un tavolo permanente per il
lavoro e lo sviluppo, e la formazione di una task force per attrarre nuovi investimenti a livello inter- nazionale e anche per iniziative a sostegno del diritto al lavoro. il sindacato infatti chiede di “ripri- stinare la chiamata numerica, abolita nell’agosto del 2011 e sostituita dalla chiamata nominativa diretta; ridimensionare il fenomeno dei distacchi e dei contratti di collaborazione, e superare il ‘contratto di addestramento’; la revi- sione dei convenzionanti tra segre- teria al lavoro e aziende, dai quali il sindacato è completamente escluso”. (…) San Marino Oggi