Forse per antico costume o per amore per gli animali, sono solito indirizzare lo sguardo verso il cielo per ammirare gli altri animali che hanno ricevuto, dopo lunga evoluzione, il privilegio del volo. Ho constatato in queste settimane una vistosa rarefazione di colombi nel nostro orizzonte.
Un convegno sul tema della presunta pericolosità del colombo torraiolo, superiore a quella della bomba atomica, mi induce nella tentazione di ipotizzare che sia stata legittimata una decimazione di tali volatili nonché dei corvi. Saranno i decenni di militanza nella LIPU italiana ad indurmi a tale ipotesi, in un paese che registra un esercizio della caccia in forme di sterminio di intere specie in una realtà territoriale che a causa di insediamenti selvaggi richiederebbe almeno una moratoria della caccia di decenni.
Del resto la norma penale che reprime l’uccisione di animali senza necessità è largamente inapplicata. I colombi non sono essere diabolici da eliminare (nei secoli scorsi si innalzavano torri colombaie nel cuore delle città, due delle quali a San Marino rappresentano i manufatti più antichi non alterati), si tratta invece di contenere la riproduzione mediante somministrazione di appositi mangimi. È ciò che si fa in tutti i luoghi civili.
San Marino notoriamente è la culla delle enunciazioni: l’abitato è diventato per l’UNESCO “patrimonio dell’umanità”, salvo poi lasciar costruire tetre sopraelevazioni in pieno centro storico.
Finché in ambito politico non vi sarà una tenace rappresentanza del mondo verde, a cominciare dal Consiglio, non vi è di che sperare, e non resta che abbracciare le iniziative delle organizzazioni ambientaliste italiane (WWF, LIPU, ecc.).
Cristoforo Buscarini, La Tribuna