San Marino, cronaca. OPERAZIONE TRE CARTE (pp.416/19 e segg.): il Procuratore del Fisco ricorre in appello contro l’assoluzione di Marino Grandoni

La complessa vicenda giudiziaria legata al dissesto dell’ex Banca CIS si arricchisce di un nuovo capitolo. Nelle ultime ore, si apprende che il Procuratore del Fisco ha presentato ufficialmente ricorso in appello contro la sentenza di primo grado emessa dal Commissario della Legge, Vico Valentini, limitatamente alla posizione di Marino Grandoni. La pubblica accusa non accetta dunque l’assoluzione dell’ex socio di maggioranza dell’istituto, pronunciata nei giorni scorsi con la formula “perché non consta abbastanza della colpevolezza”.

L’inchiesta, ribattezzata “Operazione Tre Carte”, riguarda un presunto schema di manipolazione finanziaria attraverso il quale i vertici di Banca CIS avrebbero utilizzato titoli e fondi di ignari clienti, inclusi i risparmi previdenziali dei fondi pensione dell’ISS, come garanzia per ottenere linee di credito estere da EFG Luxembourg e Bahamas per circa 9 milioni di euro. Secondo l’impianto accusatorio, lo stratagemma serviva a gonfiare il merito creditizio della banca, occultando il reale stato di dissesto dell’istituto.

Se per Marino Grandoni il primo grado si era concluso con un’assoluzione per insufficienza di prove, lo stesso giudizio aveva invece sancito la colpevolezza degli ex vertici operativi. Daniele Guidi, ex Direttore Generale e AD di CIS, era stato condannato a 4 anni di reclusione e a una multa di 18.000 euro, mentre per Marco Mularoni, ex responsabile dell’area finanza, la pena era stata di 8 mesi con il beneficio della sospensione. Entrambi sono stati condannati a rifondere i danni allo Stato, all’ISS e alla SGA (ex BNS), le parti lese che hanno visto i propri asset messi a rischio o distratti dal “gioco” dei titoli.

Il ricorso del Procuratore del Fisco punta ora a riaprire il dibattimento sulla responsabilità di Grandoni. Per l’accusa, il ruolo dell’ex socio di maggioranza non sarebbe stato marginale: la Procura sostiene che Grandoni fosse a conoscenza delle operazioni e che avesse persino firmato documenti dichiarandosi falsamente proprietario di titoli che appartenevano invece a terzi. Un coinvolgimento che, se accertato in secondo grado, potrebbe mutare radicalmente il quadro dei risarcimenti milionari richiesti dalle parti civili, tra cui figurano l’Eccellentissima Camera e la stessa SGA, quest’ultima creditrice per una somma stimata in circa 2,2 milioni di euro.

La battaglia legale si sposta ora davanti al Giudice d’Appello, in un clima di forte pressione mediatica e istituzionale. Il crack di Banca CIS resta infatti una ferita aperta per il sistema sammarinese, intrecciandosi con altri maxi-processi per associazione a delinquere e riciclaggio che vedono coinvolti anche ex funzionari di Banca Centrale e membri della magistratura. Il nuovo grado di giudizio dovrà stabilire se quella di Grandoni sia stata un’effettiva estraneità ai fatti o se, come sostiene la Procura, vi sia una responsabilità penale da sanzionare per rendere giustizia ai risparmiatori e allo Stato.