San Marino. Crypto: entro l’anno in arrivo una legge che permetterà finalmente di operare e normare il settore

Oggi ci addentriamo in un terreno un po’ tecnico, provando ad essere il più chiari possibile.

D’altra parte l’attualità ce lo impone: termini come “crypto”, piuttosto che “Bitcoin”, sono ormai ricorrenti.

In brevissimo il Bitcoin è una valuta digitale costruita su blockchain, che significa letteralmente “catena a blocchi”, dove ogni blocco è un utente. Questa tecnologia permette quindi di costruire un modello finanziario senza passare da soggetti finanziari tradizionali come le banche.

Sono gli utenti stessi a costitutore l’infrastruttura, e ogni pagamento o scambio di bitcoin, viene verificato in tempo reale e automaticamente da tutti gli utenti della rete.

Un sistema molto difficile da “fregare” e più gente la usa più è sicuro.

Di conseguenza è più protetto di qualsiasi sistema bancario tradizionale, più veloce e più economico, perché non ci sono intermediari.

Non a caso tante banche internazionali come Santander, JP Morgan, Goldman Sachs, BNP PARIBAS, HSBC etc., ne fanno largo uso.

I più grossi detentori di bitcoin ad oggi sono fondi istituzionali e banche.

Una moneta nasce in primis come funzione di mezzo di pagamento e il Bitcoin, insieme alle altre divise digitali, vuol porsi come alternativa ai mezzi di pagamento tradizionali.

In Italia, nelle ultime ore, è stata diffusa la bozza della Legge di Stabilità 2023, nella quale sono stati elencati anche vari punti in riferimento al mondo crypto, al fine di concedere finalmente un inquadramento dell’industria delle criptovalute nel diritto tributario.

Ancora oggi, infatti, il settore non possiede riferimenti puntuali nella regolamentazione dell’amministrazione finanziaria, ed è continuamente soggetto al rischio interpretativo delle norme.

Se appunto ancora di bozza si tratta, quel che è certo è che il legislatore italiano ha chiarito di aver preso atto dell’esistenza e dell’importanza delle “cripto-attività”, che deve essere riconosciuta anche dal punto di vista tributario.

Il che significa in soldoni, un guadagno per lo Stato.

E non parliamo certo di “bruscolini”, visto che il settore è in grandissima espansione.

D’altra parte una adeguata regolamentazione e una puntuale supervisione sono fondamentali nel mercato delle criptovalute, esattamente come lo sono per i mercati finanziari.

La maggior parte delle criptovalute non rientrano nel campo di applicazione della legislazione sui servizi finanziari dell’Unione Europea e quindi non sono coperte dalle misure di protezione dei consumatori e degli investitori, e dalle norme sull’integrità del mercato.

Dal canto suo la Repubblica di San Marino ha chiarito concretamente come voglia mettere il consumatore al centro, così come la sua tutela.

Non a caso è transitata in prima lettura la “legge sul consumo” che vede al suo interno – fra gli altri – la possibilità finalmente di procedere con la cosiddetta “class action”.

E’ ovvio che nei casi in cui i crypto-asset venissero classificati quali strumenti finanziari, le diverse interpretazioni nazionali di come la legislazione sui servizi finanziari dovrebbe essere applicata, porterebbe ad un arbitraggio normativo.

Lasciare le criptovalute nel loro attuale stato “non regolamentato” pone una serie di problemi non di poco conto per i consumatori, che corrono il rischio di acquistare prodotti inadatti che non capiscono veramente.

Inoltre in assenza di standard legali minimi per il rischio operativo, compresi i rischi informatici, gli investitori sono esposti a pericoli quali hacking, interruzioni del trading, commissioni non trasparenti e perdita di dati.

Fino a quando tutto questo non sarà risolto, la protezione del consumatore e dell’investitore in questo momento avverrà attraverso i regolamenti dei partecipanti al mercato, in particolare in relazione alle società di investimento e alle sedi di negoziazione. Un po’ poco francamente, soprattutto in rapporto alla mole di transazioni!

E San Marino? L’obiettivo è quello di arrivare a normare il settore entro la fine dell’anno. Traguardo certamente ambizioso, ma anche fondamentale per tutelare gli utenti, ma anche per permettere a chi ha le carte in regola di operare.

Un balzo in avanti in questo campo è vitale per la nostra Repubblica, visto che l’attuale governo sta facendo proprio dell’innovazione il suo cavallo di battaglia.

Oltre che portare parecchi soldi – in questo caso reali e non virtuali – nelle casse del Monte.

 

di David Oddone (editoriale da La Serenissima)

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