L’analisi dei dati occupazionali scava solchi sempre più profondi tra i generi, confermando discriminazioni note ma non adeguatamente contrastate. È la volta dei contratti a tempo determinato: se possiamo essere soddisfatti che la riforma del mercato del lavoro non abbia provocato un aumento della precarietà, come invece i detrattori paventavano, viene alla luce una differenza sempre più marcata tra uomini e donne. Infatti, nel settore privato a fine 2024 si contavano in totale circa 230 contratti a termine in meno rispetto al 2023, ma quelli relativi alle donne sono invece aumentati: il 22% di queste ultime sono precarie, un numero estremamente rilevante. I dati disponibili non comprendono la distinzione tra i vari settori, ma solo tra residenti e frontalieri, che si equivalgono proporzionalmente. In sostanza, le donne hanno stipendi mediamente più bassi, anche per effetto di orari di lavoro part-time, e hanno contratti precari in misura di molto maggiore in rapporto agli uomini. Se è vero che la denatalità, alla base, è dovuta anche a ragioni di carattere culturale, di sicuro il sistema economico non mette in condizione le giovani generazioni, in particolare le donne, di assicurare la stabilità necessaria per una scelta totalmente libera rispetto alla maternità. Nel settore pubblico i contratti a termine sono aumentati, tanto che a fine 2024 hanno quasi raggiunto la media percentuale di quello privato. In questo caso, non ci sono discriminazioni: riguarda il 15,5% degli uomini e delle donne. Le ragioni di questa situazione dovrebbero risiedere nel fatto che i bandi di concorso dovevano essere programmati per tempo, iniziando subito dopo gli accordi di luglio 2022. Così non è stato, in particolare all’ISS, ed ora i concorsi vengono banditi in rapida successione. Ciò dovrebbe comportare una riduzione delle precarietà nel 2025. C’è chi pensa che, comunque, nel settore pubblico allargato il posto di lavoro è al sicuro, ma ciò non è affatto vero, come nel caso del personale docente e non docente, vista la drastica riduzione del numero degli alunni. Ma anche coloro che aspettano i concorsi per raggiungere la stabilità occupazionale dovranno studiare per assicurarsi il posto attraverso le graduatorie che ne scaturiranno. Una tale situazione di incertezza può indurre a rinviare la scelta di una maternità!
CSdL