Oltre un terzo erano laureati. Nel medesimo periodo, gli immigrati sammarinesi di pari età sono stati 120 in meno. Buona parte delle giovani generazioni cercano il proprio futuro sul piano sociale ed occupazionale altrove; un ulteriore campanello d’allarme che viene sottovalutato, che incide anche sulla natalità. Nel contempo, sono state rilasciate 256 residenze atipiche, prevalentemente a pensionati
Grazie ai dati forniti dall’Ufficio di Statistica emergono ulteriori spunti di riflessione rispetto al tema della denatalità, oltre che relativamente alle politiche per lo sviluppo economico e sociale. I dati relativi all’emigrazione ed all’immigrazione sono descritti nelle tabelle che pubblichiamo oggi. Ne emerge un quadro desolante: rispetto al totale degli emigrati negli ultimi 6 anni, il 38% ha un’età compresa tra 21 e 40 anni, ovvero 420 persone. Di questi, circa 300 sono cittadini sammarinesi, di cui 110 sono laureati. Si tratta di un vero e proprio esodo di competenze! All’opposto, gli immigrati di pari età sono stati circa 870, di cui solo 174 erano cittadini sammarinesi. Sembra evincersi che buona parte di chi emigra non torna a casa: occorre comunque analizzare un periodo più lungo per trarre conclusioni definitive. I dati relativi al titolo di studio degli immigrati sono carenti, forse perché non vengono richiesti: ciò non consente di svolgere una completa analisi comparata. Le ragioni di questo fenomeno andrebbero valutate attraverso un’indagine specifica, svolta in maniera professionale da chi fa questo mestiere. Possiamo però affermare che un Paese il quale, oltre ad avere carenza di nuovi nati, si lascia scappare le giovani generazioni, non ha futuro. È evidente che se i giovani non sono sicuri che il loro futuro sia all’interno del loro Paese, non pensano di certo ad avere figli! Se poi ci mettiamo anche il fatto che i Governi, piuttosto che pensare a trattenerli, o a farli tornare, si preoccupano di attrarre pensionati (e anche qualche artista e sportivo che a San Marino risiederanno ben poco), la ciliegina sulla torta del disinteresse è stata ben piazzata. Abbiamo sentito anche di recente in Consiglio che le 256 residenze atipiche rilasciate nell’arco di soli tre anni circa, avrebbero inciso solo in parte sulle speculazioni immobiliari che hanno portato ad un aumento esponenziale degli affitti. Non siamo affatto d’accordo con queste affermazioni. Stando ai dati forniti in risposta ad un’interpellanza di un paio d’anni fa, gli immobili adibiti a civile abitazione non occupati potrebbero essere circa un migliaio. Qualora fossero confermati dallo studio previsto dalla recente riforma degli interventi per l’emergenza casa, gli effetti di questa scelta scellerata saranno stati di tutto rilievo, non solo per la speculazione che è stata creata, ma anche in merito all’impatto sul totale delle abitazioni realmente disponibili.
CSdL