Grazie, San Marino.
In questi giorni, mentre io e la mia famiglia stiamo vivendo un momento tanto delicato quanto intimo, ho sentito il bisogno di fermarmi un attimo. Di prendere fiato. E di dire semplicemente: grazie. Un grazie sincero, profondo, che viene dal cuore.
La scomparsa di mio padre Giuseppe ha aperto un vuoto grande. Ma accanto a quel vuoto, inaspettatamente, ho sentito un’ondata di affetto, di vicinanza, di parole sincere che ci hanno travolti e sorretti.
San Marino, la mia seconda casa da 30 anni divenuta da tanto tempo la prima, mi ha abbracciato con un calore che non dimenticherò mai.
Amici, lettori, collaboratori, ministri, autorità ma soprattutto semplici cittadini: ciascuno di voi, a modo suo, ha voluto esserci. E quel “esserci” non è stato di circostanza.
È stato reale, tangibile, commovente.
Molti mi hanno scritto, chiamato, cercato, e c’è stata chi addirittura mi ha fermato mentre ero in auto, lampeggiandomi.
Tutti voi avete dedicato un pensiero a me, a mio padre, alla mia famiglia.
Ho percepito – con chiarezza – che l’uomo che sono oggi, il lavoro che faccio, il modo in cui vivo, la ricerca della verità e della giustizia sono anche il frutto dei valori che mio padre mi ha trasmesso.
E quando vedo che quei valori sono riconosciuti, apprezzati, rispettati, allora capisco che il suo esempio è arrivato lontano.
Che attraverso me, in qualche modo, il suo compito è riuscito.
Per questo sento il dovere – e soprattutto il bisogno, con le lacrime agli occhi per la commozione, ora alle 6 di mattina – di ringraziare pubblicamente chi ha speso una parola, un messaggio, una preghiera.
San Marino mi ha stretto in un abbraccio collettivo, e io, oggi, dico semplicemente: grazie.
Con stima e gratitudine,
Marco Severini