Condivido molte delle preoccupazioni che stanno emergendo in questi giorni attorno all’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea, anche grazie a lei direttore ed altri cittadini e politici.
C’è una parte dell’accordo che dovrebbe definire i rapporti istituzionali tra il nostro Stato e Bruxelles. Dovrebbe essere il punto focale del documento, perché riguarda il modo in cui il nostro Paese si interfaccerà con l’Europa sul piano giuridico, amministrativo, decisionale. Ma questa parte nessuno l’ha vista. Nessuno la spiega. Eppure è il cuore della questione.
L’accordo dovrebbe stabilire i canali informativi, i meccanismi di confronto e consultazione, le procedure giuridiche. Dovrebbe dirci chiaramente chi rappresenterà San Marino presso le istituzioni europee. Ci sarà una figura diplomatica? Un organo intergovernativo? Quali competenze avrà? A oggi, tutto questo rimane vago, oscuro. Ai cittadini non è stato spiegato nulla. E intanto si avanza verso la ratifica. Così, alla cieca.
Molti si sono concentrati sul cosiddetto protocollo finanziario, ma quello, se vogliamo essere onesti, è solo un dettaglio all’interno di un impianto ben più ampio. L’accordo UE impatterà su tutti i settori del nostro tessuto economico e sociale: industria, lavoro, concorrenza, ambiente, sanità, trasporti, giustizia, comunicazioni. Regolerà quasi ogni aspetto della nostra vita pubblica e privata. Ma non è stato detto chiaramente in che modo. E soprattutto, con quale livello di autonomia potremo ancora decidere sulle nostre leggi.
È qui che si apre un altro nodo drammatico: come faranno i nostri giudici ad applicare una mole così vasta di normative europee, integrate in modo progressivo o immediato nel nostro ordinamento? Non è solo un problema di formazione. È un problema di confusione normativa. Di compatibilità. Di interpretazione. Di sovrapposizioni. Si rischia il caos giuridico. E un contenzioso infinito.
Chi valuterà la conformità delle leggi europee rispetto al nostro impianto costituzionale? Come si gestiranno le eventuali frizioni tra diritto UE e diritto interno? Il nostro sistema istituzionale cambierà? Si trasformerà per allinearsi ai parametri europei? E ancora: chi sarà il soggetto interlocutore ufficiale con la Commissione UE? A queste domande non è stata data una risposta. Il silenzio regna.
Eppure stiamo parlando del futuro istituzionale e sovrano di San Marino.
Oggi i cittadini stanno, di fatto, firmando una cambiale in bianco. Ma non sanno neppure a chi è intestata. Se l’accordo verrà approvato lo sarà senza un dibattito profondo e consapevole. Senza una visione. E senza che nessuno abbia il coraggio di dire, in modo trasparente, quali saranno le conseguenze concrete.
Nel 2015 forse tutto questo aveva un senso. All’epoca San Marino aveva ancora un sistema finanziario solido, una prospettiva di sviluppo integrata. Oggi no. Il settore bancario è fragile. Le imprese manifatturiere faticano. L’attrattività del Paese non passa più dal credito, ma dai meccanismi di residenza. E proprio su questo punto si apre un altro scenario inquietante: San Marino rischia di diventare un dormitorio per “residenti atipici”, un paradiso fiscale travestito da accordo europeo, mentre i veri sammarinesi faticheranno a trovare casa, lavoro, prospettive condannati ad forzato esilio dalle loro case e dal loro paese. Uso foresteria cantava Luca Carboni…
Un Paese che si svuota di contenuti per diventare contenitore di convenienze altrui. Questo è il rischio neppure tanto recondito.
Si sarebbe potuto scegliere un percorso più prudente: accordi bilaterali specifici, settoriali, calibrati, di settore tra la UE e San Marino. Come ha sempre fatto la Svizzera. O come ha tentato di fare il Liechtenstein. Invece ci si lega mani e piedi a una macchina normativa che nessuno è davvero in grado di gestire. Né politicamente, né tecnicamente.
Perchè tutta questa fretta? Cosa c’è dietro?
Sarebbe doveroso fermarsi. Riflettere. Spiegare. Aprire un confronto vero, non solo tra addetti ai lavori, ma con tutta la cittadinanza. Perché il prezzo lo pagheremo noi. Con la nostra identità. Con la nostra autonomia. E con la nostra sovranità.
Spero vivamente non sia così, e spero che i veri sammarinesi fermino queste persone senza scrupoli e senza amore verso il nostro stupendo ed amatissimo paese.
E comunque grazie Direttore per quello che sta facendo per il bene della nostra Repubblica.
Un lettore