San Marino. Dai problemi sociali scatenati dalla pandemia, una sfida che riguarda i diritti umani … di Alberto Forcellini

Inclusione, disabilità, resilienza: parole che la pandemia ha portato alla ribalta per il loro carico di solitudine e di sofferenza, spesso pronunciate senza una precisa cognizione di causa. Eppure, nella loro differenza hanno un tratto comune: garantire gli stessi diritti a tutte le persone.

La necessità di inclusione sociale deriva dal fatto che tra gli individui possono esserci delle differenze a causa delle quali una persona o un gruppo sono “esclusi” dalla società. Parliamo dunque di disabilità (psichica e fisica), ma anche di etnia (con tutti i problemi derivanti dall’emigrazione), di religione, di violenza di genere, di povertà, di orientamento sessuale, di anzianità (che vuol dire solitudine o malattie degenerative). La discriminazione, in tutti questi ambiti, può avvenire in ogni ambiente: lavoro, scuola, servizi, perfino in quello politico.

L’inclusione è un problema che riguarda tutti. Deve essere affrontato innanzi tutto con iniziative in grado di promuovere un cambio culturale, scevro da remore e pregiudizi. È questa la base imprescindibile per avviare un approccio sistemico che investa i servizi socio sanitari, la scuola, il mondo del lavoro, le infrastrutture e le istituzioni.

La disabilità può contare a San Marino associazioni molto attive che, tra le loro attività, hanno anche quella prioritaria di sensibilizzare e coinvolgere l’opinione pubblica. Chiedono ascolto e collaborazione per costruire un approccio differente alla disabilità, con progetti sulla persona come punto di riferimento. Per farlo, però, occorre ammettere che non si può pensare di ripristinare lo “status ante bellum”, perché la pandemia non ha creato nuove necessità, ma ha fatto emergere con cruda evidenza le debolezze di un sistema che già necessitava miglioramenti.

Emergenza e resilienza: un altro argomento che interessa un po’ tutti, specie dopo situazioni di trauma e stress come quelle attraversate nelle diverse fasi della pandemia. “Comprendere è arginare” e allora è importante attivare abilità e risorse interne della persona ma anche capacità di trarre profitto delle risorse offerte dal contesto: padroneggiare sentimenti ed emozioni; fare piani realistici nella ricerca di informazioni e criteri di comprensione adeguati; sviluppare auto-efficacia e aspettative di controllo interne per fronteggiare attivamente il trauma; evitare di ricorrere a difese negative o soluzioni di “conforto”.

In tutti i casi è fondamentale agire sulla società e sul territorio, chiamando in causa la necessità di ampliare l’interesse dalla dimensione dell’individuo a quella dei sistemi relazionali in cui ogni individuo è immerso. Occorre quindi estendere l’attenzione attraverso un approccio che consideri il fatto che, prendersi cura di qualcuno, significa comprendere quanto l’ambiente sociale in cui si opera sia determinante nel costruire esclusione e disagio piuttosto che inclusione e benessere. Una società che cresce, che vuole essere inclusiva e resiliente, significa che riconosce a tutti gli stessi diritti e riserva ad ogni individuo il diritto alla libera scelta.

Oggi, con un contesto sociale in continua evoluzione, anche le leggi devono avere un approccio sistemico e non essere disperse nella marea infinita dei regolamenti, dei decreti e delle modifiche parziali di un articolato. Una legge che affronti le problematiche sociali deve comprendere le mille sfaccettature della diversità, delle disabilità e dell’inclusione. Deve dare risposte concrete e precise ai bisogni delle persone. Anche quando si uscirà dall’emergenza attuale e si tornerà, auspicabilmente, verso la normalità.

a/f