San Marino. Dal buio a Wembley, Simoncini si racconta: “Non mi sono arreso. Senza quell’incidente…”

simonciniA volte, quasi per caso, ti trovi di fronte a storie meravigliose, da brividi. Quelle del vero calcio, fatto di passione e di voglia di continuare a sognare. Sempre. Anche quando il destino sembra voltarti le spalle. Aldo Simoncini, portiere della Libertas e della Nazionale di San Marino, venerdì era titolare contro l’Inghilterra, a Wembley. La casa del calcio, la chiamano. Un risultato già di per sè incredibile. Arrivarci dopo un incidente che ha rischiato di portarti via tutto, però, è qualcosa che va oltre.

“Era il 2005 e giocavo nel Riccione – racconta Simoncini in esclusiva agianlucadimarzio.com – e al ritorno da una trasferta, sono sceso dal pullman per prendere la macchina. Tornando verso casa, ho perso il controllo dell’auto e sono andato a sbattere contro un albero. Mi sono rotto le ossa del bacino e il gomito. Sono dovuto rimanere a letto per oltre quattro mesi, senza la possibilità di muovermi. Non potevo nemmeno sedermi. Da lì, però, non mi sono arreso e pian piano sono tornato ad allenarmi. Per essere di nuovo a pieno regime ci ho messo più di due anni, ma ce l’ho fatta. E’ stato davvero bello ritrovare il campo. In Nazionale sono tornato in quella famosa partita contro la Germania che perdemmo 13-0. Al di là del risultato, però, è stata una grandissima emozione”.

Un episodio drammatico, che ha sicuramente condizionato la carriera di un grande talento, dopo aver fatto parte anche della rosa del Cesena: “E’ una cosa a cui penso spesso. Sicuramente sarebbe stato tutto diverso, ma alla fine ho imparato a godermi quello che mi ha portato la mia carriera. Ad esempio aver giocato a Wembley, cosa che nemmeno tutti i giocatori professionisti riescono a fare”. Già, i professionisti. Una categoria di cui Aldo faceva parte, ma che poi ha dovuto abbandonare:“Prima non sapevo cosa significasse essere giocatori dilettanti. Non avevo idea di cosa volesse dire giocare a calcio per passione, senza guadagnare alcunché. Ora lo so. Gioco solo perché mi piace farlo. Nel frattempo, sto per laurearmi. Sono contento così, perché mi sto togliendo bellissime soddisfazioni”.

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