Segretario, siamo di fronte a un’edizione di San Marino Song Contest che ha raggiunto grandi livelli di immagine e di professionalità. C’è stato un salto notevole rispetto al passato, non trova?
“In effetti, il salto c’è, anche se nelle passate edizioni non abbiamo fatto proprio male. Quando è venuto Achille Lauro, il primo anno, e abbiamo avuto la conduzione Jonathan anche per il secondo anno, è andata bene. C’era un problema legato alla messa in onda, che la presa in carico della Rai ha sicuramente superato. L’anno scorso ha dato fastidio a tutti l’atteggiamento del conduttore, ma quest’anno l’obiettivo era di portare la manifestazione molto più in alto”.
Questo è comunque un evento che, dal punto di vista turistico, ha un enorme richiamo. Ce ne saranno altri nella prossima stagione estiva?
“Ci saranno eventi a carattere musicale di grande portata. Sto parlando di qualche concerto di altissimo livello. Chiaramente devo fare i conti con il budget e le risorse sono sempre meno, per cui se riesco a fare una cosa non ce la faccio a farne un’altra. Ma ci saranno comunque eventi nuovi e altri confermati: il Comics, lo Smiaf. Le Giornate Medievali, il prossimo Natale, che saranno inframmezzati da appuntamenti al Campo Bruno Reffi, anche con cantanti molto famosi, che sono già stati programmati”.
Un tempo si puntava molto sulla Formula 1, o anche sulle moto. A livello di promozione, funziona più lo sport o la musica?
“Sono due cose diverse. L’immagine televisiva, chiaramente, passa molto anche con gli eventi sportivi. Pensiamo ad un Rallylegend, o a un Moto GP, che io curo solo dal punto di vista di co-organizzazione. Per mia natura sono più portato a curare gli eventi e i rapporti con i territori limitrofi. Qui nasce anche il TTT (tavolo territoriale per il turismo), dove abbiamo intercettato innanzi tutto una collaborazione politica con i territori, al di là dei colori politici. Con questa collaborazione abbiamo portato a casa vari finanziamenti europei. Tra cui l’ultimissimo, per il progetto «Sacred Horizons: a journey through spiritual Europe». Vi partecipano, oltre alla mia Segreteria: la Regione Emilia Romagna, il Ministero della Cultura della Grecia, l’Ente del Turismo dell’Isola di Arbe e gli Assessorati al turismo dei Comuni di Assisi, La Verna e Loreto”.
Ad onor del vero, lei è l’unico ad avere accesso ai finanziamenti europei, ai quali San Marino non avrà diritto neanche dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Adesione, ma che comunque sono possibili grazie a progetti originali indirizzati alle apposite commissioni. Come ci è riuscito?
“In effetti questi sono finanziamenti destinati a settori di nicchia, che era possibile intercettare anche prima, anche 20 anni fa. Il problema è che non se n’è mai interessato nessuno. In questo caso, ci siamo rivolti all’European Travel Commission, ma ci sono altri mondi che indirizzano bandi dedicati a tematiche specifiche. Se io promuovo San Marino con soldi europei, vuol dire che non spendo le mie risorse. Dopo questo progetto, ci concentreremo su un bando infrastrutturale. Ma non voglio spoilerare nulla”.
Però noi promuoviamo San Marino, facciamo venire gente da tutto il mondo, e poi non abbiamo gli alberghi e non abbiamo più locali come il Nido del Falco; non abbiamo più una struttura come l’ex Tiro a volo, che è diventato fatiscente, mentre l’ex Symbol è diventato addirittura un eco-mostro. Segretario, che intenzioni ci sono riguardo a queste infrastrutture?
“Qualche giorno fa, ho letto l’articolo su Germano De Biagi. Lui era un visionario e, oltre all’Electronics, aveva immaginato molti altri interventi importanti, ma la politica l’ha sempre fermato. Io mi ritrovo nella stessa situazione. Cioè, ogni qualvolta che in questo Paese, con qualsiasi governo, si presenta un progetto anche strutturato (vedi Alpitour), la politica (lo dico in generale, non voglio colpevolizzare nessuno) lo fa naufragare. Questa secondo me è la grande pecca della conduzione politica del nostro Paese: un combinato disposto tra invidia e mancata visione per il futuro”.
Per questo, appena qualche giorno fa, ha detto in tivù che se non si crede nel turismo, lei è disposto anche ad andarsene?
“Quello è un titolo che ha messo il giornalista. Io ho detto una cosa più semplice. Ovvero che gli organismi internazionali ci dicono che il turismo cresce, pur con le stesse risorse. Quindi, se tutti dicono di credere nel turismo anche a livello economico, allora noi dobbiamo fare un upgrade, avanzare di grado. Banalmente, anche per il Song Contest, stiamo viaggiando con gli stessi soldi. Se non ci fosse stata la Rai, avremmo fatto né più e né meno quello che facevamo prima”.
Vuol dire che non si possono fare le nozze coi fichi secchi?
“Esatto. Vogliamo valorizzare il Nido del falco, ristrutturalo e poi darlo in gestione a qualcuno? Vuol dire che qualcuno deve cavare fuori 2 milioni. Recentemente, abbiamo vinto una causa milionaria contro i social, sono soldi che non erano previsti: investiamoli nel turismo. Non sulle mie poste di bilancio, ma sullo sviluppo del Paese”.
E il trenino? È già andato nel dimenticatoio?
“È l’altra cosa che non volevo dire sull’Europa”.
Parliamo ancora di politica, perché a livello mondiale si è fatta strada una politica testosteronica, molto machista, che sembra ottenere grandi risultati. San Marino cosa farà?
“Quella deriva non ce l’abbiamo. La chiamo deriva perché gli estremismi non sono mai opportuni”.
Però, un po’ più de decisionismo ci vorrebbe, o no?
“Sì, ma il decisionismo finisce nel momento in cui diventa deriva. L’estremismo, che sia da una parte o dall’altra, non funziona, a mio modo di vedere. Io vorrei che si facessero le cose, si prendessero le decisioni, si assumessero le responsabilità, nel bene e nel male. Faccio un esempio: nel periodo del Covid, mi presi la responsabilità di fare le discoteche all’aperto. In quel momento io ero o vivo o morto, perché c’era chi si augurava che accadesse qualcosa di molto grave, per fare saltare tutto; e c‘era chi, senza fare niente, sperava che andasse tutto bene per prendersi i meriti. Manca il coraggio. Manca davvero”.
Si ha spesso l’impressione, stando al di fuori, che in Consiglio tutti abbiano la ricetta giusta per fare questa o quella legge. Poi quando le leggi si fanno, sono sempre lacunose, imperfette, inefficaci. Perché?
“Lei, ma anche altri, vi siete mai resi conto che non sono le leggi che fanno le cose? Io non ho mai fatto una legge. Non serve fare le leggi per fare le cose! Forse bisognerebbe toglierne qualcuna, per semplificare”.
Angela Venturini