[c.s.] Ripercorrere la storia delle radici d’Europa, ricorrendo addirittura al Carnevale, potrebbe sembrare uno scherzo. Eppure questo è il motivo conduttore della lunga e straordinaria ricerca di Giovanni Kezich e di altri etnografi e antropologi come lui, condotta in ben 9 Paesi europei: Il Carnevale, “l’unico vero re d’Europa,il più longevo, il più legittimo” che risorge ogni anno, senza aver timore di regicidi o di deposizioni. Tanto più che riassume in sé i germi migliori di una civiltà contadina e popolare che ha segnato le origini di tanti stati europei. E’ questo il motivo di riflessione e di studio della giornata di venerdì, 15 gennaio, per iniziativa dell’Associazione San Marino-Italia e del Consorzio Terra di San Marino. Il percorso è stato studiato, costruito e condotto dal prof. Renato Di Nubila, dell’Università di Padova, avendo davanti due interessanti coincidenze: da una parte, la richiesta di San Marino ad entrare in Europa, come obiettivo politico di grande significato; e dall’altra, l’inizio del Carnevale a partire dal 17 gennaio, festa di S.Antonio Abate, come in molte regioni europee.
Sarà lo stesso dott. Giovanni Kezich(originario di Arbe , patria di San Marino) con la sua collaboratrice, Antonella Mott, a portare sul Titano la propria esperienza di direttore del grande Museo degli Usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige e i risultati della sua ricerca, condensati nel libro che presenterà nel pomeriggio nella sala Montelupo di Domagnano. In mattinata Kezich, alle ore 10 incontrerà i rappresentanti di Terra di San Marino, a Montecchio, presso il Museo della civiltà contadina, accolto dal presidente Flavio Benedettini e dalla coordinatrice Arianna Serra. Sarà un scambio interessante di reciproca simpatia e di comuni interessi, per creare momenti di collaborazione e, se possibile, di un vero gemellaggio. Lo scambio di prodotti e di doni vorrebbe suggellare questa comune volontà di approfondimento del potenziale ancora vivo nella cultura popolar e nella civiltà contadina. Di questo si continuerà a parlare nel pomeriggio a Domagnano, dove aprirà i lavori il dott. Augusto Mengozzi, presidente dell’Associazione San Marino-Italia e ai quali parteciperà il Segretario di Stato al Territorio, Ambiente e Agricoltura, Antonella Mularoni. Sarà interessante chiedersi se in questa difficile crisi di credibilità che investe la UE, possano essere ancora strategiche le sole scelte economiche, finanziarie e di austerità o se sia giunto il momento, per l‘intera Comunità Europea, riscoprire alcuni motivi che giustificarono la sua nascita. Può la civiltà contadina concorrere a riproporre alcune scelte e alcuni valori perenni, quali la solidarietà, il senso di comunità, di accoglienza, di condivisione, di integrazione, di dialogo, di sostegno alla sopravvivenza, di mutuo soccorso, a fronte di tanto scetticismo, avversità, egoismi nazionali, misti a paure e alimentati da violenze e tragedie?. San Marino, con le sue tradizioni popolari può avere un ruolo in questo momento?
I recenti fenomeni emigratori hanno messo in luce la debolezza, la poca coesione e la povertà di valori umanitari dell’Europa. La stessa unione monetaria fra economie eterogenee non funziona, la sola logica di tipo finanziario non basta, in mancanza di una reciprocità sociale, lontana dal senso di “comunità” che invece segnava la lungimiranza dei Padri dell’Europa e dello stesso Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli..
Usi, costumi, riti, feste rurali, processi migratori, drammi umani e conquiste civili, ma anche credenze e mode, religiosità verace e superstizioni: oggi come in una cornice che abbraccia un periodo intenso fatto di povertà e di semplicità, di limitate ricchezze per pochi e di diffuso disagio per molti.
Il tutto come nei limiti reali vissuti nel tempo da tanta civiltà contadina, quando vivere e sopravvivere diventava una lotta quotidiana, in un clima di soggezione agli eventi storici di occupazione e di colonizzazione da parte di re e di principi, di vassalli e di proprietari terrieri, in un clima di disumana e rassegnata ingiustizia sociale; oggi dobbiamo riconoscere alla civiltà contadina una sua capacità di resistenza fatta di discrezione, di accettazione e di costanza, nonostante i tempi di una subordinazione umiliante.. E’ sul significato più autentico di “crisis” che forse potremmo radicare la nuova riflessione, come strumento impegnato a ricercare – senza nostalgie e anacronismi – anche le opportunità che ogni crisi si porta dietro.