San Marino. Dalla Russia con amore. Ma anche con tanto lavoro! … di Alberto Forcellini

 

Eravamo stati facili profeti: i vaccini arriveranno. O più semplicemente, abbiamo avuto fiducia nel governo, nella Segreteria Sanità e in tutti coloro che, in silenzio e incuranti del bailamme creato ad arte sui vaccini, hanno lavorato giorno e notte per portare a casa il risultato.

I vaccini ci sono, si era intuito che i tempi erano brevissimi, ma in Consiglio, il comma comunicazioni di lunedì pomeriggio è stato quasi monopolizzato solo dalle critiche sui ritardi. È vero, dall’Italia non sono arrivati, nonostante il Protocollo di intesa (praticamente non rispettato, almeno fino a questo momento) e nonostante le trattative messe in campo (ma non sbandierate a favore delle opposizioni) fin dall’agosto scorso. Il ritardo italiano è un dato politico sul quale si potranno fare dei ragionamenti a posteriori: al momento si può solo prendere atto dell’intenso dibattito che dilaga dai telegiornali e dei talk show sul ritardo infinito degli approvvigionamenti. Il piano vaccinale è molto indietro rispetto alle previsioni, e l’unica consolazione è che sembra abbia preso tutto in mano il presidente Mario Draghi.

Bene ha fatto dunque San Marino che, inizialmente è rimasto fedele e rispettoso degli impegni presi con l’Europa e con l’Italia (era assolutamente doveroso). Poi, ha preso la sua strada sovranista. In questa maniera sono state percorse tutte le possibilità, sono stati contattati tutti i produttori sia in forma di aziende farmaceutiche, sia in forma di Stati, senza lasciare nulla al caso, né all’intentato. Ovviamente, per tutte le cose ci vuole tempo. La Russia ha risposto per prima. Sicuramente arriveranno anche altre risposte. Sicuramente arriveranno anche i vaccini dall’Italia, quando l’Italia avrà sistemato le sue questioni.

Eppure, anche nella seduta di ieri, in sede di approvazione del Decreto Covid  n. 22 con l’emendamento presentato dal Governo che di fatto concede l’autorizzazione formale all’utilizzo dello Sputnik, alcuni esponenti dell’opposizione hanno dato il meglio di sé. Il maggior fallimento politico degli ultimi 30 anni di politica sanitaria, è stato detto. Ciavatta ha dato dimostrazione della sua incapacità.

Il nodo è proprio lì, in quell’avversario politico che si è tentato con tutti i mezzi di annientare e che invece ha portato il risultato a nome di tutto il governo. Ecco la tripletta: Bond, FMI, vaccino. Esteri, Finanze, Sanità: un governo forte, attivo e presente, che sconfessa tutte le maldicenze dell’opposizione. Nell’anno terribile del Covid!

Rabbia, invidia, frustrazione sono esplose in aula, anche con grida da parte dei soliti “rosiconi” (Ciacci e Boschi). Più subdola la tecnica di RF, tramite Renzi e Zafferani, che criticano l’arrivo dello Sputnik, ma rivendicano la primogenitura dell’avvio delle relazioni con la Russia.  Ovviamente dimenticano che dopo qualche mese dalla visita del ministro Sergey Lavrov (marzo 2019), la proposta della nomina di Antonella Mularoni come ambasciatore, non ha avuto il gradimento dal governo russo.

Si preferisce allora insistere sul presunto ritardo, sui 60 giorni senza vaccino e sulla presunta morbosità da parte della gente che voleva sapere la data. Per quante persone si conoscano, non se n’è sentita una lamentarsi. E allora si tenta ancora di dare addosso al Segretario Ciavatta, con un attacco personale, ieri mattina, a pagina piena, sul solito giornale vicino a RF e a Grandoni. Ma tanto squallore riflette solo chi scrive e chi suggerisce.

Se la Russia ha mandato i vaccini in maniera così celere è frutto sicuramente dell’intenso lavoro politico, diplomatico e tecnico condotto a più livelli, ma forse c’è anche un risvolto di marketing. La pubblicità che ne sta derivando, con la notizia pubblicata su tutti i giornali nazionali italiani e perfino esteri, sarà sicuramente funzionale alla diffusione dello Sputnik su altri mercati ben più vasti di quello sammarinese. La Russia fa un piacere a San Marino e la Repubblica contraccambia. Se poi, su tutti i telegiornali c’è la faccia di Roberto Ciavatta e qualcuno schiatta di rabbia, beh, questo non conta proprio niente.

a/f