Un anno fa, San Marino era in campagna elettorale, esattamente come oggi. L’importanza è uguale, la portata è diversa, perché oggi siamo di fonte al rinnovo delle Giunte di Castello mentre, lo scorso anno, venne profondamente ridisegnata la geografia politica del Consiglio e del governo, con la sonora sconfitta della precedente coalizione di maggioranza Adesso.sm.
Dopo quasi 12 mesi (in effetti scadranno a gennaio) e al netto della tempesta Covid, il quadro politico non sembra così granitico come all’inizio.
Libera, reduce dal congresso fondativo, con questo passo segna indubbiamente un punto a favore, nonostante la perdita di MIS e nonostante alcuni mugugni tutti a sinistra. In qualche maniera si butta alle spalle le precedenti esperienze di SSD e Civico 10, entrambi presenti nel passato governo, cancellando con un colpo di spugna l’operato di quel governo nei suoi tre anni vita. Tranne il coraggio di staccare la spina, come il neo segretario di Libera grida ad ogni occasione, rivendicane il merito. Quel governo traballava da mesi, i mal di pancia di Guerrino Zanotti erano cronaca quasi quotidiana, il rifiuto di Eva Guidi di firmare il bilancio era cosa nota già dall’estate. Senza stare a ripercorrere i fatti evidenziati dalla Commissione di inchiesta, senza ricordare i provvedimenti antipopolari come la patrimoniale e le sessioni consiliari fiume, sempre improduttive, si capisce bene che quella maggioranza era assai sfilacciata. Checché ne dicesse Repubblica Futura, che ne ha sempre rivendicato la bontà dell’operato. Cosa che continua a fare ancora oggi, ma in totale isolamento. Quel governo cadde perché era finito, Matteo Ciacci gli diede solo la spinta.
Per l’attuale maggioranza, l’analisi è un pochino più complessa. Infatti se i partiti che la compongono, presi in sé per sé, sembrano godere buona salute, il quadro generale si presenta alquanto fluido. Ci sono fibrillazioni in casa NPR, prima per i distinguo di Iro Belluzzi in Consiglio Giudiziario, poi per la vicenda (marginale) di Denise Bronzetti, nella storia di banca CIS. Ma l’ottima esperienza di Alessandro Mancini nella Reggenza e il suo recente comunicato, tutto di prospettiva politica, che in qualche maniera sgombra il campo da ombre e incertezze, fa intuire una ricomposizione politica delle tre anime presenti in quella coalizione.
Motus sta cercando di ritagliarsi uno spazio di visibilità in mezzo a “giganti” vecchi e nuovi della politica, pagando spesso il prezzo dell’inesperienza e dell’improvvisazione. O della mancanza di umiltà.
Rete arriva al governo dopo 8 anni di opposizione durissima e per qualche mese ne ha pagato lo scotto. Agire da una parte, o dall’altra della barricata, comporta una diversa impostazione mentale, che non può essere solo di attacco, ma di mediazione. Così per diversi mesi, molti non hanno più riconosciuto Rete, che sembrava aver cambiato identità. Ma era un’impressione sbagliata, come dimostrano i risultati portati dalle due Segreterie affidate al movimento. Sanità e Interni assegnati a una forza politica senza esperienza di governo, era sembrato a tutti una sorta di dispettuccio perché sono settori delicati, molto complessi, sotto il peso di carenze e problemi atavici. In più è arrivato il Covid. Ma è stato proprio in un’emergenza mai vista, cioè nel momento del bisogno, che il carattere politico di Rete ha dato il meglio di sé. Forse è per questo che gli attacchi da parte degli avversari sono continui E forse anche perché, rappresentando la parte nuova della maggioranza, quindi non suscettibile di antichi ricatti, è quella che può garantirne la stabilità.
La DC di oggi, nonostante la valanga di consensi elettorali, non dà più l’idea della “vecchia balena bianca”, anche se molti modi di agire e di pensare sono rimasti sempre gli stessi. Il suo gruppo consiliare è profondamente rinnovato, molto ringiovanito, e le nuove generazioni fanno sentire la loro voce. Come è successo nel recente congresso, dove le critiche della base sono state molte, ben circostanziate e soprattutto animate da un grande entusiasmo di dare una sferzata di novità e di cambiamento. Il fatto che sia stato riconfermato a furor di popolo un leader della vecchia guardia come Gian Carlo Venturini, non è in contraddizione, anche se lui rappresenta il legame col passato. Sta proprio a lui saper cucire il distacco con quello che la Dc ha sempre rappresentato e quello che dovrà saper rappresentare nel prossimo futuro.
Così arriviamo alle elezioni amministrative del 29 novembre. Le prime in era Covid. Quindi, anche se saranno un vero banco di prova per il governo in termini di organizzazione e di sicurezza, non potranno essere come in passato una sorta test per la maggioranza. Infatti, un tempo, le liste rispecchiavano i partiti in Consiglio e la lotta politica era pari a quella per il rinnovo della legislatura. Oggi, le liste sono civiche, in qualche Castello non c’è neppure una sfida, visto che si presenta una sola lista. Però potrebbero essere un buon banco di prova per prossimi Consiglieri, che con il passato e i suoi cadaveri negli armadi non vogliono avere nulla a che fare.
a/f