San Marino. Daniele Guidi: la triste storia di un brillante banchiere avviato verso una luminosa carriera … di Alberto Forcellini

C’era una volta un’associazione culturale che si chiamava “Gli amici di Marino”. Marino era un facoltoso imprenditore sammarinese, ormai avanti con gli anni, che aveva fatto la sua fortuna fuori territorio, ma aveva l’animo del filantropo e amava tantissimo la terra natia. Erano gli anni dopo la caduta del Muro di Berlino, le ideologie ormai diventate valori arcaici, le parrocchie svuotate del loro ruolo formativo, sparita anche la famosa FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana). Per i giovani non c’era più un punto aggregativo, né occasioni di crescita culturale e di sviluppo. Marino, di ardente fede democristiana, pensò allora di riunire intorno a sé i giovani rampolli della “San Marino bene”, in età liceale o appena iscritti all’Università, per insegnare loro i rudimenti della politica. Il suo sogno era far crescere la futura classe dirigente sammarinese. Per questo organizzava occasioni conviviali alle quali invitava ospiti di prestigio tra politici di alto livello culturale (di quella razza che ormai si è perso il seme), diplomatici, studiosi, esperti di finanza ed economia internazionale. Molti di quei giovani hanno fatto luminose carriere professionali, sono diventati principi del Foro, diplomatici, banchieri, imprenditori, e così via. Tra di loro c’era anche un giovanissimo Daniele Guidi che, all’epoca, non era classificato tra i più brillanti. Figurarsi quindi lo stupore dei sammarinesi quando se lo trovarono nel ruolo di direttore e amministratore di banca CIS, una tra le più quotate nuove banche della galassia sammarinese che stava crescendo. Evidentemente, il giovane aveva del talento!

Infatti, lo ha pienamente dimostrato nella Relazione della Commissione d’inchiesta. Era lui che teneva contatti e legami con il gruppo lussemburghese di Confuorti. Tra la documentazione informatica, sono stati trovati alcuni documenti di sua proprietà, con suggerimenti e linee guida per come cercare e trovare elementi utili a sostegno dei provvedimenti di Banca Centrale, consigli che poi hanno trovato diligente seguito in una comunicazione predisposta dall’allora direttore generale Savorelli. Era lui che ordinava al giudice Buriani cosa doveva fare e a chi dare addosso (in tribunale comando io!). Era lui che insieme alla moglie curava gli interessi di varie società satellite, dislocate anche in Lussemburgo, come quella per il polo della moda a Rovereta. Quanto fosse potente, lo si è sperimentato anche nel gennaio 2019, alla vigilia del crac CIS. Il 16 gennaio, Daniele Guidi fu raggiunto da un provvedimento giudiziario emesso dal giudice Morsiani per i domiciliari. Era una mattinata in cui sembrava essersi scatenato un vero ciclone, con gli agenti di Gendarmeria e Polizia Civile sguinzagliati per tutto il territorio, e con fughe rocambolesche da parte di qualcuno (che forse rischiava la galera) di cui non si è mai saputo esattamente il nome. Ma le restrizioni domiciliari per Guidi, durarono ben poco.

Lunedì 28 gennaio, Daniele Guidi tornò in libertà, annullati gli arresti domiciliari perché ritenuti illegittimi. Il Giudice delle Appellazioni Penali David Brunelli aveva accolto il reclamo presentato il venerdì precedente alle ore 12. Un sabato e domenica furono sufficienti per leggere il fascicolo e preparare la sentenza di revoca. “È strainnocente!” rivendicarono in una nota stampa i suoi avvocati, richiamando la sua totale estraneità ai fatti, l’assoluta evanescenza delle accuse che gli erano state rivolte e ovviamente anche l’inesistenza di qualsiasi esigenza cautelare. Elementi eclatanti e come tali erano stati riconosciuti e dichiarati dal Giudice delle Appellazioni. Quindi: “Giustizia è fatta!”. La firma in calce al comunicato era quella degli avvocati Massimo Dinoia, Fabio Federico, Chiara Taddei e Gloria Giardi.

È evidente, siamo noi a non capire: una banca fa un buco di 500 milioni di euro (cifra specificata nella trasmissione Report di Rai 3) e il suo direttore/amministratore non ne sa nulla! Come non si sapeva nulla, o quasi, del traffico di influenze con la Cina per una maxi commessa di mascherine, ordinate dall’Italia; né del trading per un villaggio turistico in Tunisia. Non era ancora in banca CIS, dicono i suoi avvocati. Ma era in banca Partners, che è la stessa cosa. Quindi, da una parte c’è una grossa indagine italiana, ma c’è anche un’attenzione da parte dell’AIF sammarinese proprio su certi flussi di denaro, che non sono chiari. Senza contare le indagini, che immaginiamo aperte dal tribunale, sui fatti raccontati dalla Relazione della Commissione di Inchiesta, a cominciare dal caso Titoli.

Solo una breve nota di rammarico: purtroppo certi fatti si conoscono solo grazie ai giornali italiani, perché molti di quelli sammarinesi (fatta eccezione per Giornalesm, che racconta sempre tutto) li raccontano con una certa velatura di pudicizia, quasi a tentare una loro giustificazione. E pensare che di certi personaggi come Daniele Guidi, compresi amici e colleghi, San Marino non ne ha davvero bisogno!

a/f