«I danni chi li paga? Come li paga? Va bene avere buoni rapporti, ma a fronte di danni così grandi non dobbiamo avere timore di danneggiare i rapporti con l’Italia, a meno che ci siano risposte convincenti». Quarantasette interventi. L’indagine ‘Torre d’Avorio’ della Guardia di Finanza piomba in Consiglio grande e generale. E anche dai banchi della maggiorenza, per non parlare da quelli dell’opposizione, c’è chi storce il naso, nonostante le rassicurazioni arrivate nei giorni scorsi dal governo del Titano e da quello italiano. «Ci sono state richieste di informazioni generalizzate – dice Massimo Cenci di Noi sammarinesi – che non hanno un nesso chiaro. Queste pratiche, chiamate ‘fishing expedition’, sono vietate dall’Ocse. Questi danni chi li paga? Ho letto il comunicato stampa congiunto, non ho colto le sensazioni positive che ci hanno rappresentato i nostri segretari di Stato. Non riesco a cogliere i loro entusiasmi». Perché il primo a prendere la parola è stato il segretario di Stato alle Finanze, Gian Carlo Capicchioni: riassume i passi che hanno portato alla nota congiunta italo-sammarinese di martedì, di cui ne rimarca i contenuti e il riconoscimento di San Marino quale partner affidabile per l’Italia, quindi spiega l’avvio di ulteriori tavoli tecnici. Ma soprattutto il segretario di Stato anticipa a breve un incontro politico con il governo italiano, «speriamo fruttuoso –dice – per le relazioni economiche fra i due Paesi». Insieme al collega Pasquale Valentini («Sottolineo la gravità di quanto successo, ma anche la qualità della risposta che c’è stata», dice), segretario di Stato agli Esteri, Capicchioni difende l’operato del governo che «ha saputo reagire». Marco Podeschi dell’Upr si chiede: «Si poteva fare di più? Forse sì. Su questi argomenti il Paese deve dare un’immagine di unitarietà. Alcune cose evidentemente non hanno funzionato. Pensavo che ci fossero presidi per aiutare i
cittadini in questi casi, dopo quanto successo nel 2013. La storia evidentemente non ha insegnato». Dai banchi del Pdcs, interviene Mariella Mularoni. «E’ bastato pochissimo – dice – per vanificare anni e anni di lavoro. Con l’Italia si dovranno riscrivere le regole con maggior dettaglio, dando a ciò visibilità. Il governo dovrà dare una dimostrazione di forza. Mi aspetto che da questa vicenda si possa uscire con garanzie certe per chi opera con il nostro Paese».
