Inizio oggi una collaborazione con questo Giornale sperando che possa essere utile per ascoltare e parlare con i cittadini di questo povero Paese. Dda alcuni giorni ho compiuto sessantacinque anni e sono – direi forzatamente – in pensione. Consentitemi innanzitutto di ringraziare i tanti cittadini che per quarant’anni mi hanno dato fiducia,riconoscenza e spesso anche amicizia . Consentitemi di ringraziare altresì i tanti colleghi delle varie professioni sanitarie con cui,in tanti anni e nelle varie funzioni che sono stato chiamato a svolgere, ho potuto collaborare a volte in armonia a volte in modo dialettico ma sempre costruttivamente e con rispetto reciproco. Ma veniamo all’argomento di cui vi voglio parlare. Fra i vari brandelli di identità di cui il Paese ancora si nutre per continuare ad esistere prima di tutto nella testa di noi cittadini, l’Iss è rimasta forse il fattore più importante. L’Iss rischia di implodere in pochissimo tempo e nell’ultimo anno si è pericolosamente inclinata ed imbarca acqua con difficoltà evidenti ormai in tutti i settori. Manca una visione ,manca un progetto, manca il coinvolgimento al progetto dei protagonisti della sanità che sono i medici ,gli infermieri, i tecnici,gli amministrativi, tutti coloro cioè che la sanità la fanno giorno per giorno. Molti mali vengono da lontano e sarebbe ingeneroso addossarli solo agli ultimi arrivati, anche se, per la verità, sembra che ce la mettano tutta per non decidere, rinviare, inconcludere e –ovviamente – guastare quello fatto da altri . Del resto la loro spinta propulsiva viene dall’alimentazione del rancore sociale che si è espresso ad esempio con il referendum sul tetto a 100.000 euro lordi per i ruoli più elevati, nello stesso Paese dove i livelli pubblici più bassi guadagnano senza scandalo tranquillamente 2000 euro mensili senza responsabilità e spesso senza aver nulla da fare,e con la campagna permanente contro la “Casta medica “. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. I medici non si trovano più; quelli che ci sono non vengono a San Marino per guadagnare di meno che altrove e prendere pensioni scandalosamente basse, a lavorare in un sistema chiuso ed asfittico con pochissime possibilità di carriera spesso fra l’altro modulate dalla politica. I professionisti migliori hanno già la valigia in mano pronti a cogliere le migliori occasioni che ovunque in Italia ed in Europa vengono offerte sarà presto il collasso! A questa crisi bisogna rispondere, dicevo, con lungimiranza, realismo ed apertura al nuovo. Bisogna cambiare le leggi e la mentalità, bisogna sburocratizzare e riconoscere il merito e non la tessera. Ampio Programma dirà qualcuno. Ma senza questo il sistema è morto nel giro di qualche anno al massimo . Nel frattempo soluzioni percorribili possono essere quelle di proporre a chi se la sente di continuare a lavorare con forme contrattuali innovative. Abbiamo fra le fila dell’Iss molti medici pensionati in Italia e la loro presenza non mi scandalizza anzi alcuni di loro costituiscono punti di eccellenza del nostro sistema. Ma questa possibilità non è concessa ai sammarinesi per una miopia difficile da spiegare alla luce della mancanza di personale nelle liste di chi cerca lavoro ed ovviamente ancor di più del trattamento differente riservato a chi viene da fuori e che , peraltro ,continua a percepire contemporaneamente anche la pensione quando non contratti da nababbo. Delle due l’una : o la possibilità per tutti o il divieto per tutti. Fateci sapere. Siamo curiosi .
Dario Manzaroli (Repubblica Sm)
