Intervista al Presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri, oggi esperto del presidente della Regione Sicilia per il monitoraggio dei contratti pubblici di lavori, forniture e servizi delle gare d’appalto bandite dalla regione, affidamenti, esecuzione, collaudo e gestione.
In buona sostanza a Calleri è affidato l’esame e lo studio delle leggi statali in tema di contratti pubblici, un ruolo central nella lotta alla mafia.
Presidente, qual è oggi la situazione in Sicilia?
“Il mio nuovo incarico è molto interessante, la Sicilia è una terra in cui è sempre importante fare il punto su come si evolvono le mafie. Devo ammettere che di passi in avanti ne sono stati compiuti parecchi. La consapevolezza oggi è enorme. La gente vede quello che accade e lo combatte. Un po’ quello che succede oggi a San Marino”.
Che anno sarà il 2015 per il Titano?
“Un anno molto importante, un anno di svolta. Servirà per capire come si evolve il fenomeno mafioso non solo a San Marino ma anche in tutta l’area geografica del centro e nord Italia. Qui infatti si stanno osservando e scoprendo i nuovi meccanismi di infiltrazioni mafiose, gli ultimi casi riguardano la Toscana. Ricordo inoltre l’indagine Aemilia, portata avanti dal Procuratore Alfonso, col quale pranzò Vigna proprio a San Marino qualche anno fa. Martedì prossimo sarò a Tv 2000 per parlare di mafia al centro-nord e sarà presente anche la Presidente della Commissione Antimafia Rosi Bindi”.
Dopo la white list, crede che i rapporti tra San Marino e Italia siano normalizzati?
“Certamente, l’importante è guardare sempre avanti e non fare passi indietro. Oggi vedo una situazione di normalità sul Titano, anche nell’opinione pubblica. E’ molto positivo, perché fino a poco tempo fa non era così. Oggi a San Marino si discute, ci si confronta, le forze dell’ordine intervengono, così come la magistratura: ripeto, finalmente ci troviamo in un Paese normale”.
Iniziative per il 2015?
“Vogliamo organizzare a San Marino un workshop sulla Bosnia, vent’anni dopo i noti fatti. D’altra parte ci troviamo di fronte ai Balcani. La Romagna e il Titano hanno un ruolo geopolitico importante nel cammino della legalità e io credo che conoscere a fondo quello che è avvenuto e che avviene di fronte a noi sia molto importante nella guerra al malaffare e alle mafie”.
A proposito di guerra, si sta combattendo in tutto il mondo, anche a due passi dalla sua Sicilia. Una situazione positiva o negativa per la mafia?
“La mafia nelle sue varie forme nutre sempre un grosso interesse nella guerra, perché rappresenta un modo per fare soldi. Come osservatorio guardiamo con attenzione quello che avviene nel Mediterraneo. Certamente oltre che per la guerra in sé, c’è da parte nostra molta preoccupazione dal punto di vista della legalità per i motivi che le ho appena spiegato. E’ necessario essere freddi e lucidi per capire le dinamiche”.
Abbiamo da poco ricordato l’olocausto e purtroppo il negazionismo è un fenomeno odioso e difficile da estirpare anche nel campo della mafia, concorda?
“Certamente. E’ qualcosa che c’è sempre stato, pensi che ancora oggi con Mafia-Capitale, c’è chi nega che si possa parlare di mafia. Il negazionismo è un fenomeno strisciante e purtroppo dilagante in Italia”.
Quanto è importante avere un Procuratore deciso e capace?
“Le rispondo con un nome: Pignatone. Da quando è arrivato lui guardi cosa è successo a Roma, quello che ha scoperchiato. In generale dico che un procuratore non deve sottovalutare i fenomeni e attraverso la sua formazione deve poter riconoscere le mafie in tutte le sue forme moderne. Pignatone ha una visione d’insieme, usa il metodo Caponnetto, è molto bravo”.
E San Marino?
“San Marino sta assestando colpi molto forti alle mafie, anche a suon di leggi. Il decreto anti-corruzione di giugno e quello sugli appalti che vi apprestate ad approvare rappresentano un segno tangibile della volontà del Paese”.
David Oddone, La Tribuna