Sul risultato del secondo quesito del referendum che si è celebrato la scorsa domenica è intervenuto l’ormai ex consigliere di Rete Davide Forcellini che ha scritto alla redazione di Repubblica Sm dalla Nuova Zelanda.
“Innanzitutto vorrei ringraziare Repubblica.sm per lo spazio che mi ha dedicato in questi anni e che mi continua a dedicare, nonostante sia adesso un comune cittadino e nonostante mi sia recentemente trasferito dall’altra parte del mondo, in Nuova Zelanda. Ci tengo però a sottolineare come il referendum sulla modifica della dichiarazione sia stato una conferma di quanto la cittadinanza sammarinese è avanti anni luce rispetto alla sua classe politica. E di questo io personalmente non sono per nulla sorpreso. La sorpresa maggiore o forse il piacere è vedere la risposta così numerosa del Paese. Quel 71.46% di Sammarinesi ha scelto di fare un passo in avanti di civiltà. La modifica di principio era nata come un ordine del giorno che ho ritenuto necessario per adeguare la nostra chiamiamola così carta dei diritti, dopo l’introduzione delle unioni civili nel nostro ordinamento. E questa modifica, non solo è stata capita, ma è stata anche confermata da una cittadinanza sicuramente avanti anni luce rispetto invece ad una politica che ha smesso di rappresentare la gente. Sì perché se siamo arrivati a referendum su una modifica semplice e scontata (per il Paese), c’è un motivo: una parte della politica ha preferito l’assenteismo durante la votazione della modifica alla legge. Quella parte dell’aula ha preferito non assumersi la responsabilità di esprimere un parere positivo o negativo. Quindi se siamo arrivati a referendum è perché una parte del nostro parlamento è venuto a meno al compito che la cittadinanza le ha dato e cioè il potere di fare le leggi. Quindi a costo di ripetermi, sono veramente fiero di quel 71.46% dei sammarinesi che ha capito che riconoscere dei diritti a chi non ce li ha, non significa essere privati dei propri. E colgo l’occasione di questo spazio per ragionare sul fatto che le grandi conquiste della civiltà nascono sempre da passaggi delicati. Per esempio, proprio in Nuova Zelanda, le donne hanno cominciato ad esercitare il diritto di voto già nel 1893. E quello che allora era considerato a tutti gli effetti un diritto civile per cui lottare, oggi è diventata la normalità, tanto che ora il primo ministro di questo Paese è una donna! Io credo che l’insegnamento che dovremmo trarre è che la società è in continuo movimento e chi fa le leggi dovrebbe avere una mente aperta e libera per interpretare i cambiamenti che le persone sentono e vivono ogni giorno. Ma anche che non bisogna avere paura ad estendere i propri diritti a chi non ce li ha. Queste due cose insieme potranno garantire un futuro sereno e all’avanguardia anche per il nostro Paese. Quindi un sentito plauso ai nostri cittadini che hanno realizzato quello che la politica non è stata in grado di fare. Grazie”.
