C’erano un italiano, un sammarinese e…. no, non è l’inizio di una barzelletta. Anche perché c’è davvero ben poco da ridere in quello che andremo a raccontare oggi.
Tutto peraltro, tristemente vero.
Come capita abitualmente ci si incontra al bar e si chiacchiera del più e del meno.
Il sammarinese commenta: “Non so come farà mio figlio a campare con 1500 euro al mese. Anche la sua compagna prende così, qualcosa di meno. Come faranno ad avere figli? Poi per forza le nascite sono in calo”. L’italiano lo guarda con occhi strabuzzati e risponde: “Guarda che in Italia una famiglia intera, con un solo stipendio da 1500 euro se non meno, ci campa nella maggior parte di casi”.
Questo dialogo rappresenta una cartina di tornasole della recente, turbolenta storia fra i due Paesi.
I tempi sono indubbiamente cambiati. Ed è impensabile per un sammarinese ambire al tenore di vita dei suoi nonni o anche dei suoi genitori.
Tale differenza si percepisce molto di più nell’Antica Repubblica, dove fino ad una decina di anni fa i soldi c’erano, eccome.
Pertanto il paragone con l’Italia non regge e per certi versi ci sta anche di recriminare.
Va comunque detto: il benessere sul quale poggiava le proprie basi il Titano era effimero.
Parliamo di una economia opaca che era diventata ormai fuori contesto, in una Europa sempre più votata alla trasparenza.
Il segreto bancario, le società anonime, erano obiettivamente un qualcosa di intollerabile.
Ma un conto è percorrere un cammino a tappe, verso l’obiettivo del cambiamento; un altro è stata la violenza mediatica e politica con la quale tale trasformazione è stata imposta da Tremonti e l’Italia. Con l’avallo di alcune forze politiche locali.
La conseguenza è stata un impoverimento di fatto dall’oggi al domani, visto che alla chiusura di banche e finanziarie, non è stato possibile dare una risposta concreta e immediata.
Ecco perché la questione del debito parte da molto lontano. Ecco perché da anni si attendono le riforme.
Ecco perché c’è un grandissimo concorso di colpe, se il figlio del sammarinese di cui sopra, percepisce “solo” 1500 euro al mese, quando il padre magari ne guadagnava o ne guadagna 5 volte di più.
Potremmo stare qui a scrivere per l’ennesima volta che a suo tempo non si è fatto squadra o che la classe politica non è stata in grado di difendere gli interessi di San Marino.
C’è anche chi cavalcando demagogicamente la trasparenza e picconando il Monte dalle fondamenta ha creato le proprie fortune elettorali. Ma ciò accade da sempre un po’ dappertutto.
Meglio quindi concentrarsi sul presente e sul come uscire da tale situazione.
Appare evidente che il sogno del “benessere perduto” non è realizzabile. L’Europa, l’accordo di associazione, appare l’unico reale canotto di salvataggio al quale aggrapparsi se non si vuole rimanere isolati in mezzo al mare.
D’altronde il Titano in questo momento è a tutti gli effetti uno Stato virtuoso, con le carte in regola, ed è assolutamente integrato fra le democrazie compiute mondiali.
La ricetta è semplice e forse ormai anche obbligata: guardare alla comunità europea, cercare di trarne quanti più vantaggi possibile attraverso i negoziati e procedere il più speditamente possibile verso le riforme, in modo da fare fruttare il debito.
La legislatura è finita: io credo che i due maggiori partiti del panorama sammarinese, Dc e Libera, abbiano l’obbligo morale di guidare il grosso cambiamento in atto e l’ingresso nella Ue del Paese.
David Oddone
(La Serenissima)