San Marino. Debito: Al vaglio anche la costituzione di un fondo sovrano

Non si può certo dire che il Paese abbia il vento in poppa o che il bilancio di questi anni sia positivo. Ma il tempo delle denunce – che purtroppo sono cadute nel vuoto lasciando profonde cicatrici – è finito e adesso deve iniziare la stagione del fare e delle soluzioni da portare. E’ come la vede il segretario agli interni Elena Tonnini.

Segretario, parliamo anzitutto di come si è ambientata in segreteria e del suo staff.
“Come governo siamo partiti dalla consapevolezza che San Marino, anche nelle sue strutture amministrative ed istituzionali, ha attraversato un periodo di capovolgimenti a tratti traumatici. L’approccio che come RETE ci siamo proposti sin da subito è quello di un insediamento graduale e progressivo: questo non significa che non sia necessario cambiare rotta rispetto al passato, ma con rispetto dei ruoli. La mia Segreteria è tra le poche che ha potuto sin da subito contare, per quel che riguarda i due dipartimenti, su strutture già consolidate ed operative. Oltre alla Funzione Pubblica, quindi, di comune accordo con il Segretario alla Giustizia Massimo Ugolini abbiamo inteso lasciare gli Affari Istituzionali e la Giustizia in capo ad unico dipartimento, identificando nel suo direttore una figura di riferimento per entrambe le Segreterie. Questo ha permesso di non aumentare il numero di dipartimenti. L’Ufficio di segreteria esecutiva del Congresso di Stato e la Segreteria Istituzionale si sono da subito dimostrati presidi di coordinamento importanti in questo passaggio tra legislature.
Tutto questo ha facilitato il mio inserimento (rispetto a Segreterie che non hanno potuto contare nemmeno su una propria sede), concedendomi il tempo di valutare le esigenze sulla base delle quali comporre al meglio il mio staff, che verrà completato verso la metà di febbraio. Ho inteso inoltre sin da subito visitare la sede della Polizia Civile, dove ho avuto l’opportunità di conoscere la struttura e soprattutto il corpo nelle sue numerose ed importanti divisioni operative”.

Il nuovo governo si è trovato subito a dover fare i conti con la visita del fondo monetario che ha scattato una fotografia non proprio felice del nostro Paese. Quanto sono condivisibili le raccomandazioni dei tecnici del Fmi?
“Il governo ha ritenuto utile il fatto che il rapporto con il Fondo sia avvenuto ad inizio legislatura: questo ha fornito l’opportunità per un maggiore approfondimento tecnico dei dati, in cui sono state molto impegnate le Segreterie e gli staff in questo periodo. Ed è proprio dai dati che devono poi partire gli interventi strutturali e le riforme. Nessuno dei Segretari si è spinto in promesse impossibili da mantenere: a delle date prefissate si è preferito un approccio realistico che ponesse come priorità il metodo della condivisione con il Paese. È meglio progettare un intervento con l’obiettivo di strutturarlo bene, affinchè sia frutto del confronto e duraturo nel tempo, anziché avere come unico impegno quello di rispettare una data prefissata, per poi dover rimettere mano a tutto perché non si sono valutati i risvolti più evidenti.
A questo approccio però si è unito un grande impegno ed una piena disponibilità da parte delle Segreterie coinvolte nell’approfondimento tecnico dei singoli temi, dimostrando poi, anche attraverso una presenza massiccia dell’esecutivo nell’ultima riunione riepilogativa, la piena consapevolezza della necessità di mettere mano alle situazioni senza poterci permettere di perdere troppo tempo”.

C’è il rischio che, vista la situazione, anche il nuovo governo si trovi a dover rincorrere continuamente le emergenze e ad avere uno sguardo miope sul futuro?
“Sarebbe un grande errore, già commesso, ed è proprio quello che dobbiamo evitare. Certo, le emergenze ci sono ed in questa fase molte segreterie si trovano a dover far fronte a problemi lasciati a metà dalla scorsa legislatura, da riprendere in mano e completare o risolvere. La cosa positiva è che, a testimonianza del cambio di approccio, si è già creata una interessante sinergia tra Segreterie. Sta avvenendo così per l’Agenzia di Sviluppo, per il polo della moda, per la Public Netco ed altre situazioni. Ci siamo messi subito al lavoro, lasciando in disparte le polemiche.
Questo ci insegna che le questioni infatti devono essere affrontate in modo coordinato per evitare che interventi specifici su un settore, i cui impatti non vengano adeguatamente verificati, abbiano ricadute negative su altri comparti. Non possiamo permettercelo.
Parallelamente come governo ci siamo dati delle regole di ingaggio che ci impegnano ad organizzare i lavori con una pianificazione a medio termine che identifichi le priorità e i temi trasversali, per evitare che ogni Segreteria viaggi da sola, e per garantire un maggiore equilibrio negli interventi che si dovranno apportare”.

Avete sempre sostenuto che il debito estero era una strada obbligata dopo i disastri della passata legislatura. In termini di sostenibilità, come si ripercuoterà sulla cittadinanza tale scelta?
“Abbiamo sottolineato più volte durante la scorsa legislatura, come il nostro Paese sia stato messo di fronte a dei veri e propri punti di non ritorno. Una volta prese determinate decisioni, non si sarebbe più tornati indietro. È stato così ad esempio per l’approvazione del bilancio di Cassa di Risparmio in occasione della colonizzazione lussemburghese, è stato così per la cessione degli NPL, tra cui una parte di crediti sanitari che invece andrebbero gestiti come una risorsa e non come un peso di cui sbarazzarsi. Queste azioni, portate avanti in una situazione di mancata trasparenza e continue forzature, si sono inevitabilmente riversate sul bilancio dello Stato senza che però fosse pianificata alcuna strategia per affrontarne gli impatti e le conseguenze, in una situazione di totale impreparazione.
Non per questo governo e maggioranza intendono piangersi addosso: sapevamo della situazione e stiamo valutando tutte le opzioni possibili per pianificare una messa in sicurezza del nostro Paese, evitando che la situazione di debito si traduca in perdita di sovranità e in diminuzione di servizi sociali per i cittadini sammarinesi. Il programma di governo offre un ventaglio di soluzioni possibili, verificando anche la costituzione di un fondo sovrano: in ogni caso ogni proposta andrà valutata insieme alle categorie e alle forze sociali, ed in stretta collaborazione con l’Italia, con la quale crediamo si possa istituire un rapporto di reciproco interesse attraverso accordi bilaterali strategici”.

La Consulta delle Giunte ha presentato un’iniziativa di legge proponendo la riforma delle Giunte di castello. Ha avuto modo di leggerla? E quale sarà l’orientamento del governo?
“Il recente giuramento da parte dei nuovi Capitani di Castello è stato accompagnato dal deposito di un progetto di legge in cui fondamentalmente si richiede una maggiore autonomia alle giunte. Non ho ancora letto nel dettaglio il dispositivo di legge, ma ho avuto l’opportunità di conoscere i promotori e le ragioni di tale iniziativa partecipando alla Consulta delle Giunte di Castello. È stata una riunione densa di esperienze, in cui sono emersi i punti di forza ma anche le frustrazioni di chi volontariamente si impegna da anni in questo ruolo.
Credo che la politica debba decidere una volta per tutte quale ruolo debbano assumere le Giunte di castello: valorizzarle non significa interessarsene solo in occasione delle elezioni amministrative, ma permettere loro una efficace operatività e capacità decisionale che favorisca una sempre maggiore partecipazione attiva nella gestione del castello, verificando l’opportunità di pareri vincolanti e autonomia nella gestione delle risorse messe a disposizione, senza che queste debbano passare attraverso l’AASLP.
Su questo progetto di legge governo e maggioranza saranno chiamati a confrontarsi in modo costruttivo ed approfondito, tenendo a mente l’opportunità affatto scontata di potersi approcciare con un dispositivo che rappresenta un atto congiunto dei 9 castelli e che ha visto impegnate tutte le Giunte in richieste condivise e comuni, e che quindi richiede tutto il nostro rispetto”.

Olga Mattioli

Repubblica Sm