Che l’indebitamento estero si fosse reso necessario a causa dell’irreversibilità delle scelte della precedente maggioranza era stato detto a chiare lettere ben prima delle elezioni. E che a sobbalzare dalla sedia siano proprio coloro che hanno fatto imboccare al Paese quella strada a senso unico fa riflettere. Una riflessione che abbiamo svolto assieme al consigliere di Rete Giovanni Zonzini, uno dei membri della commissione finanze che si è riunita a pochi giorni dal proprio insediamento per preparare l’incontro con il Fmi fissato per giovedì.
Consigliere, può dirci quali sono i punti salienti degli argomenti toccati dalla Commissione Finanze?
“Il Segretario Gatti nel corso del comma in preparazione per l’incontro di giovedì con il Fmi ha spiegato per sommi capi le difficoltà legate specialmente al settore finanziario che si riversano immediatamente sulle finanze pubbliche, duramente stressate dall’acquisizione di Carisp e dal salvataggio dei depositi della ex banca Cis. Si è trattato di una riunione costruttiva dove anche da parte dell’opposizione c’è stato un atteggiamento responsabile e collaborativo, il segretario ha evidenziato le varie possibilità di finanziamento che sono tre: la prima è quella di rivolgersi al mercato e quindi tramite istituti privati, la seconda è entrare in un programma del Fmi, la terza è ottenere un prestito attraverso stati amici. E’ intenzione della maggioranza cercare di perseguire una risoluzione politica dell’indebitamento, cercando appunto il sostegno degli stati vicini. Tutto è in campo perché non vogliamo precluderci nulla, cercheremo di scegliere anche con gli altri interlocutori, mediante il confronto, la soluzione più sostenibile”.
Non vi siete sempre detti contrari ad entrare in un programma del Fmi?
“Sì, è esatto. Basti guardare al caso greco, che è il più vicino a noi, per rendersi conto di come il Fmi abbia imposto l’attuazione di politiche e riforme estremamente recessive che hanno determinato l’impoverimento delle fasce più povere che si sono trovate a pagare in prima persona la crisi, con conseguenze sociali anche drammatiche. Il nostro atteggiamento è comunque costruttivo e non di preventiva chiusura, vale a dire che noi accetteremo soltanto prestiti a condizioni sostenibili economicamente e socialmente”.
C’è anche una questione Carisp, c’è già un’idea per risolvere quel nodo?
“Il Segretario si è impegnato a portare il prima possibile il bilancio di Carisp del 2019 così che anche noi possiamo avere un quadro aggiornato della reale situazione economica e finanziaria della banca di Stato sulla quale al momento non siamo aggiornati. Va impostato un piano di rilancio che porti Carisp verso bilanci in attivo migliorando la situazione patrimoniale e finanziaria e riducendo la pressione sulle casse dello Stato che ogniqualvolta si registra una perdita deve intervenire direttamente. Il nostro intendimento è quello di impostare un rilancio cercando di limitare gli esuberi, qualora ci siano esuberi l’orientamento è quello di pensare ad una ricollocazione all’interno del sistema magari anche per la gestione degli npl”.
Carisp dispone di immobili di pregio che versano però in uno stato di totale degrado. E’ al corrente di questa situazione?
“Purtroppo sì e infatti è intenzione della maggioranza verificare l’utilizzo che in questi anni è stato fatto del patrimonio immobiliare di Carisp. Inoltre l’attuale cda non rispetta gli equilibri consiliari, sarà opportuno ristabilire – come la legge prevede – quelli che sono gli equilibri risultanti dall’ultima tornata elettorale, ribadisco che sarà interesse di questa maggioranza fare piena luce sulle modalità in cui è stato gestito il patrimonio immobilare…”
Il sistema bancario di cosa ha estrema urgenza?
“Va rimesso in sesto l’intero sistema bancario, andranno implementate le buone relazioni tra Bcsm e Banca d’Italia che potrebbero essere certificate dalla famosa firma del memorandum che darebbe un respiro internazionale e attirerebbe qui nuovi partner che possano contribuire a ridare linfa e vigore al sistema. Riteniamo fondamentale per il sistema bancario essere sostenuto da una economia che funziona, d’altro canto sarà importante rimettere in condizioni le banche di sostenere gli investimenti. I depositanti sono tutelati al massimo, il passo successivo è quello di riuscire ad attirare quanti più capitali possibili sempre nell’ottica di trasparenza e legalità”.
Olga Mattioli