A scuotere il Paese ieri dal torpore delle festività è stata la notizia che il Commissario della Legge Isabella Pasini in merito alla vicenda Asset Banca ha accolto i due procedimenti amministrativi sull’amministrazione straordinaria e la LCA dell’istituto di credito condannando Bcsm a rifondere le spese legali. Due sentenze che avranno un impatto diretto sul Titano e che certificano una volta di più come su Asset si sia portato avanti un piano ben congegnato rivelatosi devastante non soltanto per l’istituto di credito ma per tutto il sistema bancario. In attesa di poter leggere la sentenza, che con tutta probabilità sarà nelle mani degli avvocati già nella giornata di oggi, ripercorriamo la vicenda che ha portato al commissariamento della banca prima e poi alla liquidazione coatta alla luce dell’ordinanza del giudice Morsiani. Dice l’ordinanza in un passaggio estremamente significativo che gli elementi emersi dalle indagini svolte avvalorerebbero l’ipotesi che il finanziere Confuorti abbia effettivamente potuto influire non solo sulla nomina del direttore generale di Bcsm (Savorelli) ma abbia altresì visto l’inserimento di uomini di propria fiducia nell’ambito del commissariamento di Asset Banca. Ne consegue che l’eliminazione di Asset Banca sia stata studiata a tavolino come parte di un ‘piano’ più ampio. E’ sempre l’ordinanza a parlare di profili di interferenza dando conto di una mail rintracciata dalla polizia giudiziaria dove in data 18 giugno 2017 l’avvocato Matteo Bazzani (consulente di Bcsm ma anche della Segreteria alle finanze all’epoca guidata da Celli) scrive al segretario alle finanze un messaggio avente ad oggetto ‘riflessioni sulla vicenda Asset’ che fa inequivocabilmente riferimento alla ricerca di possibili giustificazioni in grado di sostenere il provvedimento di liquidazione coatta amministrativa adottata nei confronti di Asset Banca spa in particolare la necessità di “ … dare mandato ad una società di revisione.. di primario standing internazionale per compiere, con estrema urgenza, un assessment approfondito del portafoglio crediti di Asset Banca al fine di supportare l’importante svalutazione dei crediti che ha portato Asset ad avere un patrimonio netto negativo tale da giustificare il provvedimento di LCA. Affinché non appaia diretto a mettere una toppa ad eventuali carenze istruttorie precedenti … “. E’ lo stesso consulente ad orientarsi per l’opportunità di un incarico a “Boston Consulting”. Le “riflessioni” – si legge nell’ordinanza – assumono un tenore “tattico”: “Far emergere fattispecie a rilevanza penale dietro l’ operatività di Asset sarebbe estremamente importante per far sì che il provvedimento di lca possa fondarsi non soltanto su una perdita di patrimonio di eccezionale gravità dovuta a svalutazione degli attivi ma anche sull’accertamento di un ‘operatività illecita”. E’ Siotto, l’allora capo della vigilanza di Bcsm a scrivere: “La relazione manca di incisività perché non individua chiaramente gli illeciti… se nelle prossime settimane sono individuati chiaramente gli illeciti e in particolare il riciclaggio, saremo salvi sotto ogni punto di vista (anche di fronte all’opinione pubblica)”.
Parole che danno la misura di come i primi a non sorprendersi per le sentenze del giudice Pasini saranno proprio coloro che disposero la liquidazione amministrativa di Asset Banca. Evidentemente l’ordine di far chiudere i battenti alla banca era arrivato dall’alto ma per ‘salvarsi’ occorreva cercare ex post le giustificazioni di quella azione. Le responsabilità di ciò che è successo sono tuttavia trasversali. L’avvocato Bazzani del resto dialogava direttamente con l’allora segretario Celli e furono i membri del Ccr, quattro segretari di Stato, a dare la propria autorizzazione affinché in Asset entrassero commissari non sammarinesi di cui erano noti i legami con Confuorti perché le forze di opposizione lo avevano gridato a gran voce. E mentre nelle segrete stanze ci si confrontava su come far apparire meno deboli le giustificazioni per far chiudere Asset, in aula i consiglieri di maggioranza pronunciavano la propria condanna nei confronti dell’istituto pretendendo di leggere in quella relazione giudicata debole persino da chi l’aveva scritta che ci fossero pesanti ragioni per procedere con la Lca. Se solo la politica si fosse schierata dalla parte del Paese, oggi non ci sarebbero tante macerie, né avremmo avuto il dispiacere di conoscerne i cantori.
Repubblica Sm