San Marino. Decreto di Natale: intanto si torna in fascia A, poi ci aggiorniamo dopo la Befana … di Alberto Forcellini

Alla fine anche San Marino sarà zona rossa per tutta la durate delle feste. Negozi, ristoranti, bar, attività non essenziali: tutto chiuso. Come in Italia, Germania, Inghilterra, Austria. In Svizzera è tutto chiuso dal 22 dicembre al 22 gennaio. Potevamo sperare in qualcosa di diverso? Ragionevolmente, no. Egoisticamente, sì. Il governo ha fatto di tutto per salvaguardare in qualche modo una specificità che non abbiamo saputo mantenere, molto probabilmente, per colpa di noi cittadini. Guardiamo i dati: in fase 1, San Marino ha avuto 742 casi, in fase 2 (cioè da metà ottobre a metà dicembre) supera già i 1400. Nonostante le restrizioni, vuol dire che in molti non stanno attenti, per questo crescono i contagi e il Comitato Esecutivo è in allarme. Il governo non può che agire di conseguenza, anche perché se si tutela la salute pubblica, si tutela anche l’economia. Questa la ragione del decreto 221 arrivato quasi alla mezzanotte di lunedì, che chiude bar e ristoranti: costituiscono occasioni di rischio. Lo capiscono tutti, tranne Libera e RF. Non a caso, in questi ultimi giorni il governo ha sempre lavorato fianco a fianco delle categorie economiche e con i primi soldi che arriveranno, ci saranno sicuramente misure di aiuto e sostegno per tutti gli operatori che subiranno i danni maggiori. Intanto, il primo effetto concretamente riscontrabile è il ritorno di San Marino in fascia A. Quindi si può attraversare il confine, compatibilmente con le disposizioni vigenti in Italia, che sarà zona rossa per tutte le giornate festive e prefestive.

Detto ciò, l’analisi politica di quanto è successo, non è per niente facile, anche se tutti pontificano e tutti si sentono in dovere di sputare sentenze. Governo incapace. Non ne indovina una. Ha distrutto le relazioni con l’Italia. San Marino sotto ricatto. E amenità di questo genere, ben amplificate dall’opposizione (che quasi ci gode quando ci sono i problemi). Si poteva fare diversamente. Bisognava pensarci prima. Nessuno, però, prende in considerazione quanto è avvenuto negli ultimi giorni in Europa e nel mondo, dove la situazione pandemica, in molti casi, è diventata incontrollabile, costringendo i governi a fare marcia indietro sulle decisioni più liberali prese magari poco tempo prima. L’Italia ha seguito il resto dell’Europa, ma in più vive una situazione ancor più fluida a causa delle fibrillazioni dentro la sua maggioranza, quindi le decisioni sono ancora più difficili. Oltre tutto qualcuno si serve di San Marino per muovere ulteriori polemiche a fini politici. Insomma, si usa San Marino per alimentare il dissenso verso il governo in carica. Nei corridoi della politica certe voci corrono veloci, e questo fa capire perché il governo sammarinese abbia modificato il decreto del 17 dicembre. Non vuole prestare il fianco a contrasti diplomatici, vista la bontà di relazioni che ormai hanno una frequenza quotidiana, sia con il governo centrale, sia con le autorità locali del circondario.

Certo, è facile parlare dopo che le cose sono successe e magari strumentalizzare tutto come qualcuno fa senza pudore e senza il minimo senso dello Stato (vedi Libera e RF), ma va riconosciuto al governo di aver investito molto sulla tenuta del sistema sanitario e di quello economico, anche se dentro al governo ci sono sei partiti e ognuno vuole metterci la sua virgolina. Quindi, spesso non è facile trovare una linea unitaria, farla quadrare con i problemi e le aspettative delle categorie datoriali e con i sindacati. Se ci sono voluti tre giorni e due notti per far uscire il decreto 221, significa che le strade sono state esplorate tutte, sia attraverso il confronto interno, sia con gli indispensabili confronti con le autorità esterne e che il risultato è stato difficile da raggiungere.

Due settimane di sacrifici, da Natale all’Epifania, che possiamo far fruttare solo rispettando con rigore il distanziamento e l’uso di tutti DPI. Commercianti e ristoratori avranno il danno maggiore, in ogni caso, dall’Italia non sarebbe venuto nessuno e quindi l’amarezza è mitigata dalla realtà esterna.  Poi, è già stata preannunciato il decreto che porterà aiuto alle attività più colpite. Il governo è intenzionato a lavorarci sopra anche durante le feste e far chiudere l’anno con un po’ più di sollievo.

Per il resto: Buon Natale, Buon Natale, un po’ va bene, un po’ va male. Ma speriamo sempre per il meglio. E soprattutto, cerchiamo di evitare la terza fase dell’epidemia.

a/f