San Marino. Delitto e castigo (l’editoriale di David Oddone)

Riaccendendo l’interesse per un libro amato, “Delitto e castigo”, legato alle esigenze scolastiche di mia figlia, la mia mente ha immediatamente intrecciato alcuni fatti sammarinesi. In un tessuto sociale dove le norme rappresentano il pilastro fondamentale per la convivenza civile, è imperativo ribadire che nessuno dovrebbe trovarsi al di sopra della legge, soprattutto coloro che si dedicano al servizio dello Stato.

Le parole di Dostoevskij, magistralmente espresse da Raskolnikov, echeggiano nella mente, stimolando una riflessione profonda.

“Gli uomini si dividono in ‘ordinari’ e ‘straordinari’. Quelli ordinari devono vivere nell’obbedienza e non hanno diritto di violare la legge perché essi, vedete un po’, sono appunto ordinari. Quelli straordinari, invece, hanno il diritto di compiere delitti di ogni specie e di violare in tutti i modi la legge, per il semplice fatto d’esser straordinari”.

Sorgono così questioni morali dal sapore contraddittorio: gli individui comuni devono rispettare la legge con scrupolo, mentre quelli “straordinari” sembrano poterla infrangere impunemente.

Il rispetto della legge, indubbiamente, costituisce un principio cardine per la pacifica convivenza all’interno di una società. L’obbedienza alle norme si traduce in sicurezza e uguaglianza tra i cittadini. Ma dovremmo considerare l’esistenza di privilegi o eccezioni che consentano a determinate persone di agire a proprio piacimento in base a una presunta straordinarietà?

La risposta a tale interrogativo deve essere un secco “no”.

Nessuno dovrebbe essere esentato dal considerare le norme, in virtù di una presunta superiorità o di una specifica condizione personale. Il principio di uguaglianza deve applicarsi a tutti, senza distinzioni.

Le leggi non rappresentano soltanto un insieme di regole che limitano le azioni individuali, bensì costituiscono uno strumento per tutelare i diritti e la dignità di ciascun individuo.

Pertanto, è indispensabile che coloro che si dedicano al servizio dello Stato siano i primi a rispettarle.

Essi devono fungere da esempi di integrità e responsabilità.

Chi è investito di ruoli particolarmente delicati deve essere ancor più consapevole dell’importanza di non violare i principi che guidano l’ordinamento, poiché le sue azioni hanno un impatto diretto sulla società e influiscono sulla fiducia dei cittadini nell’apparato statale.

Una volta compiuto il delitto, Raskolnikov si pente e diviene malato. Tale pentimento assume i tratti di Sonja, la donna amata da Raskolnikov, la prima persona alla quale lui si confessa e si arrende, arrivando ad ammettere di essere un pidocchio come tutti gli altri.

 

David Oddone

(La Serenissima)